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Facevo forse la prima media (siamo alla fine degli anni Settanta) quando improvvisamente venni a conoscenza dell’esistenza della pornografia: alcuni compagni di classe avevano partecipato ad una raccolta di carta organizzata dall’oratorio ed avevano trovato, nel deposito dove avevano portato la carta, alcune riviste con protagoniste alle prese con quelli che oggi chiameremmo genericamente “anal toys”, ma di cui allora ignoravano il nome, chiamandoli poeticamente “cazzi finti”. Raccontavano eccitati quell’esperienza che mi faceva sentire un po’ in ritardo rispetto a loro e io scoprii contemporaneamente, insieme alla pornografia, che poteva perfino esserci una buona ragione per andare all’oratorio.

Un paio d’anni più tardi, dopo aver solo visto qualche copertina di rivista osé nelle edicole con reparti dedicati, grazie a qualcuno che si era divertito a seminare per strada pagine di una rivista “specializzata” venni a contatto con le prime immagini di pornografia della mia vita e scoprii, contemporaneamente, l’esistenza dell’omosessualità. Proprio in quella rivista abbandonata, infatti, ricordo un servizio fotografico con una coppia di uomini (nella mia memoria li associo a camionisti) che leggevano una rivista porno etero per eccitarsi insieme e poi scopare.

Ecco, alcune cose sulla pornografia sono risapute. Tra queste, senza dubbio, il fatto che i film di genere “lesbo” siano visti principalmente da uomini eterosessuali. Nella mia personale formazione mi sono convinto che i film pornografici in cui i protagonisti appartengano tutti al genere femminile, rappresentino una rassicurazione per gli uomini eterosessuali (e forse anche per qualche gay), che eviterà loro il sospetto di essere omosessuali. Emblematico il titolo del racconto che accompagnava le foto del servizio fotografico di cui ho appena raccontato: “Ma quanti bei cazzoni anche qui”.

Difficilmente però la mia teoria ha qualcosa a che vedere con l’altra metà del cielo, a cui il sito PornHub ha dedicato un’analisi dei gusti pornografici, stilando una statistica in cui (a differenza dei sondaggi con qualche migliaio di intervistati) ha incrociato alcuni miliardi di dati di ricerche condotte per trovare video on line, per arrivare ad un risultato estremamente interessante: le donne guardano più porno gay (maschile) degli uomini, al secondo posto tra le scelte del genere femminile e solo al settimo di quello maschile.

Nella statistica, realizzata dal sito hard nell’ambito di una collaborazione con il sito di informazione BuzzFeed, si scopre anche che i luoghi comuni non reggono bene: tra il cosiddetto gentil sesso le ricerche con i termini “sesso brutale”, “bondage” e “doppia penetrazione”, che attengono al mondo del BDSM, sono molto più ricercati che non tra il pubblico maschile. Allo stesso modo i termini “sesso a tre” e “gangbang” sono tra i più popolari per le donne mentre non compaiono nemmeno tra le prime venti ricerche degli uomini.

Anche se i dati, nel loro complesso, rivelano che – fondamentalmente – c’è un sempre maggiore consumo (e sempre più tendente all’hard) della pornografia da parte del genere femminile, dubito sinceramente che il consumo di video gay abbia motivazioni inconsce analoghe a quelle per cui gli uomini guardano video con sole donne. Ma anche se le motivazioni possono essere differenti, rimane la curiosa analogia di uomini etero che guardano donne fare sesso senza uomini e donne etero che guardano uomini fare sesso senza donne. Per capirci qualcosa dovrebbe entrare in scena un battaglione di sociologi. Nell’attesa noi comuni mortali andiamo a vedere cosa c’è di nuovo su Pornhub.

 

Michele
©2014 Il Grande Colibrì

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