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Selezionato per il Festival di Cannes del 2020 (che però è stato annullato a causa della pandemia) e dopo aver vinto il premio della giuria come miglior documentario straniero, il film di animazione “Flee” (Fuggire) del regista danese Jonas Poher Rasmussen ha conquistato anche il Cristallo per il miglior lungometraggio, il premio più prestigioso del Festival di Annecy, forse il concorso per il cinema di animazione più importante del mondo. Non è stata una vittoria a sorpresa, dal momento che il film ha raccolto il plauso incredibilmente unanime della critica ed era il gran favorito della kermesse.

La storia di Amin

“Flee” racconta la storia vera di Amin, un uomo che sta per sposarsi con il suo compagno e che decide di rivelare i segreti che ha custodito per vent’anni: nato in Afghanistan, un paese dove non esisteva neppure una parola per descrivere il suo orientamento sessuale, da giovanissimo è fuggito in Russia, dove ha dovuto affrontare angherie, corruzione e povertà. Successivamente è riuscito a raggiungere la Danimarca, un paese in cui è riuscito a ottenere l’asilo politico, a frequentare l’università e a costruirsi un’esistenza tranquilla, in cui il passato è stato sepolto e negato. Ma prima del matrimonio Amin decide di raccontare tutta la verità al suo futuro marito.

La critica ha apprezzato non tanto le qualità tecniche dell’opera (prodotta dall’attore danese Nikolaj Coster-Waldau e da Riz Ahmed, attore e rapper britannico-pachistano, molto conosciuto anche come attivista contro l’islamofobia), ma la sincerità di una testimonianza che rompe il muro del silenzio e della vergogna e diventa un’esperienza liberatoria tanto per il suo protagonista quanto per il pubblico.

Xenofobia danese

E che mostra una possibilità di accoglienza delle persone in fuga dalle persecuzioni che proprio la Danimarca oggi nega con incredibile violenza, nonostante un governo teoricamente di sinistra. La maggioranza socialdemocratica, per esempio, ha fatto approvare una legge per “subappaltare” l’accoglienza delle persone richiedenti asilo a regimi autoritari come il Ruanda. Intanto si discute di un progetto per limitare legalmente il numero di persone “non occidentali” (sic!) nei quartieri residenziali, impedendo che superino la soglia del 30%. Un paese solitamente considerato un grande esempio di civiltà sta attuando in realtà una politica razzista di raro orrore.

Pier Cesare Notaro
©2021 Il Grande Colibrì
immagine tratta da “Flee”

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Pier Cesare Notaro: “Antifascista, attivista per i diritti delle persone LGBTQIA e delle persone migranti, dottore di ricerca in scienze politiche, mi sono interessato da subito ai temi dell’intersezionalità”.

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