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Dopo il successo della sentenza del 2015, che ha permesso il riconoscimento dei matrimoni tra persone dello stesso sesso, negli Stati Uniti sempre più attivisti per i diritti civili stanno cominciando a parlare di “intersezionalità”, termine che considera le stratificazioni sociali (classe, etnia, orientamento sessuale, identità di genere…) non come scatole chiuse, ma come strettamente legate tra loro: secondo questo movimento di pensiero, infatti, le persone subiscono diversi livelli di discriminazione sociale.

Intersezionalità: cioè?

Prendiamo come esempio Laverne Cox, attrice che interpreta il ruolo di Sophia Burset nella serie di Netflix “Orange is the new Black”: in quanto donna transessuale di colore viene discriminata su diversi piani (perché parte della comunità nera, per il suo impegno a favore delle donne e infine perché attivista per i diritti trans).

Nel quotidiano, l’intersezionalità si traduce con l’unione e la collaborazione tra i vari movimenti per i diritti civili e considerando le persone come individui con differenti caratteristiche, vittime quindi di diverse forme di discriminazione.

Solidarietà: dove?

Soprattutto negli USA, dove ogni giorno vengono organizzate nuove proteste nelle strade del paese, il movimento LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersex e asessuali) è stato spesso accusato di marginalizzare una grande fetta della comunità, specialmente per quanto riguarda le donne nere e transessuali.

Inoltre, se il movimento femminista, ad esempio, ha sostenuto in diverse occasioni i diritti civili degli uomini gay, come durante l’epidemia di AIDS degli anni ’80, lo stesso non si può dire del movimento LGBTQIA, accusato di non aver mai partecipato “ufficialmente” alle proteste di Black Lives Matter (le vite dei neri contano).

Dopo i matrimoni

Dopo il successo sotto l’amministrazione Obama, coloro che avevano finalmente ottenuto il diritto di potersi sposare hanno lentamente abbandonato l’attivismo, rendendo evidente una forte spaccatura socio-economica, che fino ad allora non era stata presa seriamente in considerazione a causa della comune lotta per i matrimoni egualitari.

I maggiori attivisti e finanziatori della causa sono stati in gran parte uomini gay bianchi appartenenti alla fascia medio-ricca del paese che, una volta raggiunto l’obiettivo, hanno smesso di lottare per l’ampliamento dei diritti civili: credendo di aver raggiunto il traguardo dell’eguaglianza, hanno lasciato nell’emarginazione tutte le persone queer che ancora oggi si trovano invece ad affrontare discriminazioni e violenze.

Oltre i gay bianchi

Le donne, le persone di colore queer e quelle transgender soffrono discriminazioni per motivi religiosi, etnici e d’identità di genere e sono costrette ogni giorno ad affrontare problemi ben più gravi dell’impossibilità di sposarsi: molte di loro faticano a trovare lavoro, vivono per strada, sono vittima del sistema penitenziario americano o sono costrette a prostituirsi perché rifiutate dalle famiglie. Nel 2018, ad esempio, più di 27 donne transessuali di colore sono state assassinate e ad oggi non esiste ancora una legge che tuteli da aggressioni e minacce le persone trans.

È impensabile sminuire gli enormi progressi ottenuti nel campo dei diritti civili omosessuali e le lotte portate avanti da coloro che fanno parte della fascia ricca e benestante della comunità LGBTQIA, ma per poter progredire e ampliare i diritti di tutti coloro che si riconoscono nel movimento è necessaria una riflessione interna da parte di tutti i membri e una maggiore collaborazione con gli altri movimenti civili statunitensi, evitando in questo modo l’emarginazione e la discriminazione all’interno della nostra società.

Elisa Zanoni
©2018 Il Grande Colibrì
foto: Sharon McCutcheon (CC0)

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