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Noi di Grindr ci impegniamo per la diversità, per l’inclusione e affinché gli utenti si trattino tra loro con rispetto. Noi di Grindr ci impegniamo contro il razzismo, contro il bullismo e contro le altre forme di comportamento tossico“: con queste belle parole l’app per incontri gay più importante del mondo ha lanciato Kindr, la sua iniziativa contro le discriminazioni. Lo slogan è semplice ed efficace: “It’s time to play nice“, ma, comunque lo si voglia tradurre (“È tempo di essere gentili, di fare i bravi, di giocare pulito“), fa davvero ridere quando a proporlo è un’azienda come Grindr, che fa la collezione di comportamenti scorretti.

Uno scandalo dopo l’altro

Solo per rimanere agli scandali più recenti, a marzo un esperto ha dimostrato come fosse possibile ottenere senza difficoltà informazioni riservatissime sugli utenti di Grindr: chiunque poteva accedere addirittura a indirizzi email, messaggi non letti, foto cancellate. Anche la localizzazione precisa degli utenti, compresi quelli che avevano scelto di non condividerla con nessuno, era alla mercé di chiunque: e pensare che dal 2014 (dal 2014!) Grindr continua a giurare di aver risolto questo problema, per poi essere sbugiardata ogni pochi mesi. Ovviamente anche a marzo Grindr ha giurato che era tutto risolto: e noi ci crediamo, vero?

Ma già ad aprile è scoppiato un nuovo scandalo: Grindr condivideva allegramente con due aziende esterne i dati dei suoi utenti, compreso il fatto di essere o non essere HIV-positivi. Anche in quel caso Grindr, che appunto ama “giocare pulito“, ha chiesto scusa e ha promesso che avrebbe abbandonato queste pratiche scorrette: proprio gentili, proprio bravi, eh?

Ma proviamo a capire cosa propone oggi Grindr sul piano della lotta al razzismo e della sicurezza dei propri utenti.

Razzismo e cortesia

Kindr è un insieme di linee guida che promette fuoco e fiamme contro chi diffonderà messaggi razzisti, intolleranti e offensivi (gli ormai tipici “no neri“, “no checche” o “no ciccioni“) nel proprio profilo o scrivendo privatamente ad altri utenti. Questi testi “non saranno tollerati” e potranno essere segnalati ai moderatori dell’app. Il nome di questa svolta è significativo: la lotta al razzismo è una questione di kindness (cortesia), niente di più, tra persone che “hanno diritto ai propri gusti“.

Per Sinakhone Keodara, un uomo gay di origini asiatiche di 44 anni, il problema è ben più grave, tanto da aver deciso di sporgere denuncia contro Grindr con due richieste precise: l’introduzione di un software che monitori e censuri automaticamente il linguaggio razzista e l’eliminazione del filtro etnico, che permette di escludere dalle ricerche le persone appartenenti a determinate etnie. In particolare questo filtro, secondo Keodara, “rafforza le idee razziste e incoraggia l’azione razzista, dando agli uomini gay bianchi razzisti la possibilità di discriminare non solo gli uomini gay asiatici, ma tutte le persone LGBTQ di colore“.

Anche per Hari Bradshaw, altro uomo gay di origini asiatiche, Kindr non è la soluzione e comunque arriva troppo tardi: “La tossicità che Grindr ha ospitato finora ha plasmato il modo in cui un’intera generazione di uomini arrapati pensa che ci si possa rivolgere agli altri. Questo, a sua volta, ha plasmato il linguaggio degli incontri gay in tutta la rete, non solo su Grindr. E ciò ha dato forma al sentimento di inferiorità delle minoranze all’interno della comunità gay“. “Una parte di me – aggiunge Bradshaw – desidera ardentemente l’accettazione (e la facilità di trovare sesso) dei gay bianchi fighi su Grindr“.

filtro etnico

Il problema sicurezza

Ma ammettiamo pure che il razzismo e l’intolleranza siano inevitabili, che si possano attribuire colpe solo agli utenti e che Grindr non abbia mai avuto nessuna responsabilità nel creare un ambiente in cui l’intolleranza può dilagare senza problemi, nell’aver fatto soldi su questo ambiente e nel non aver fatto nulla di significativo per contrastare il problema nei suoi 9 anni e mezzo di esistenza, nonostante un gran numero di appelli e di denunce.

C’è però un altro aspetto per il quale Grindr non può proprio nascondersi dietro un dito, anzi neppure dietro la zampa di un elefante: la sicurezza dei suoi utenti. Come accennato prima, è dal 2014 che si ripete la stessa solfa: qualcuno scopre che i dati più sensibili su Grindr sono alla mercé di chiunque, Grindr tappa un piccolo buco e assicura che non ci sono più problemi, qualcuno scopre che i dati più sensibili su Grindr sono ancora alla mercé di chiunque, Grindr tappa un altro piccolo buco e assicura che non ci sono più problemi, e così via.

Dove ti trovi esattamente?

È esattamente così che sono andate le cose nel 2014, nel 2015, nel 2016, nel 2017 e ancora a marzo del 2018. Dopo l’ultimo scandalo Grindr ha promesso che l’esatta posizione degli utenti sarebbe stata completamente oscurata e che il sistema di localizzazione non avrebbe mostrato “dove ti trovi esattamente“. In effetti forse non saprebbe dire se sei seduto sul lato destro del divano o su quello sinistro, ma non ha problemi a dire se sei in bagno o in cucina.

Meglio: non ha problemi a dirlo a chiunque, visto che pochi giorni fa Queer Europe ha mostrato come si possa creare senza problemi una mappa in cui tutti gli utenti sono localizzati con assoluta precisione (e per ognuno di loro si può risalire a tutte le foto e a tutti i dati, compresi stato di salute e preferenze sessuali). Di più: si possono seguire passo dopo passo tutti gli spostamenti di qualsiasi utente dell’app.

Il video dimostrativo pubblicato su Twitter è già abbastanza inquietante se immaginiamo un malintenzionato a Roma, Vercelli o Galatone, ma ricordiamoci che in molti paesi del mondo regimi omofobi, squadroni fondamentalisti e gruppi criminali usano (e potrebbero iniziare a usare in qualsiasi momento) Grindr per dare la caccia a gay e bisessuali.

pericoli geolocalizzazione

Soluzioni semplici

Eppure tutto questo si potrebbe evitare senza difficoltà. Come ricorda Queer Europe, per esempio, la localizzazione precisa degli utenti non dovrebbe essere imposta a tutti, ma dovrebbe essere una scelta facoltativa lasciata a ciascuno, come avviene in altre app di incontro. Per ora invece Grindr permette unicamente di “nascondere” la propria posizione, ma questa opzione è solo una farsa: la tua posizione è comunque costantemente registrata e può essere recuperata da chiunque.

Un altro cambiamento importante sarebbe quello di rendere meno precisa la rilevazione della posizione. Scruff, un’app per incontri gay con meno mezzi (ma più serietà), già da anni non solo evita la rilevazione precisa della posizione, ma la rende tanto più imprecisa quanto più il luogo è scarsamente popolato, ergendo un’ulteriore ostacolo ai malintenzionati. Hornet dal 2014 assegna a ciascun utente tre posizioni differenti e randomizza le distanze, impedendo di individuare dove si trovino le persone.

Scruff e Hornet hanno fatto qualcosa per proteggere i propri utenti. Grindr sostanzialmente ha solo rassicurato, preso in giro e messo in pericolo i suoi 27 milioni di utenti. E ha deciso di non adottare le precauzioni introdotte dai suoi concorrenti, che comporterebbero (forse) un piccolo passo indietro per gli introiti pubblicitari, ma un grande passo avanti per la privacy di tutti e per la sicurezza di molti. In altre parole, per l’azienda evidentemente non vale la pena sprecare un po’ di tempo e qualche soldo per evitare che qualcuno finisca vittima di arresti, estorsioni, violenze. A Grindr tutto questo non sembra interessare nulla.

Le nostre responsabilità

D’altra parte, la comunità LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, transgender, queer, intersessuali e asessuali) non ha esitato a boicottare la Barilla o persino qualche marca di vodka il cui nome suonava russo, ma non ha mai alzato la voce con un’azienda che, per pigrizia o strafottenza, continua a mettere in pericolo gay e bisessuali in tutto il mondo e a offrire agli omofobi più aggressivi il migliore strumento di persecuzione.

A Grindr non frega molto perché sa che neppure a noi frega qualcosa: l’app è così comoda che non possiamo rinunciarci solo perché mette in pericolo le vite di altri omosessuali e bisessuali lontani da noi e dai nostri pensieri. Ci basterà mettere un like su Facebook o una faccina triste su Twitter quando le cose gli andranno male, poveretti. O forse no?

Perché su una cosa Grindr ha perfettamente ragione: it’s time to play nice, è il momento di fare i bravi. E di cancellare Grindr dai nostri smartphone.

Pier Cesare Notaro
©2018 Il Grande Colibrì
foto: elaborazione da frank497 (CC0)
Il Grande Colibrì / Il Grande Colibrì

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One Comment

  • claudio ha detto:

    Grindr e fogne simili, in cui la carne umana molliccia viene svenduta in cambio di pubblicità martellante, è uno degli strumenti creati per far finta clamorosamente di sostenere i diritti dei gay in una società scirntificamente educata dall’alto a creare, mantenere e diffondere intolleranza e omofobia: perché intolleranza e omofobia sono utili, in senso morale e monetario, al potere che ha in mano l’umanità.
    Non c’è neanche da stupirsi: finché si alimenterà il trittico “pisello – culetto – soldi”, vale a dire: “io cerco un pisello, offro un culetto, guarda che bei denti bianchi, ammira i miei tatuaggi demenziali… mi dai dei soldi?” non si ha diritto di parlare di diritti dei gay.
    I diritti dei gay significa: favorire dall’alto finalmente l’uguaglianza verso una minoranza da sempre discriminata (i gay saranno il 10 – 15 % dell’umanità), incitare al rispetto, insegnare il rispetto, sanzionare duramente qualsiasi episodio di omofobia e discriminazione come, per par condicio, sarebbe giusto e doveroso per le donne.
    Finché il quotidiano sarà intriso di pisello – culetto- soldi, sarà tutto tempo perso. Mentre l’umanità si inabissa nel degrado.
    L’alternativa a questa falsa e viscida socialità priva di tenerezza e ricca di ipocrisia e mercimonio, è scegliere l’assenza, non esserci, non far parte, essere dalla parte dei detrattori: non andare in locali gay, non avere facebook, né instagram né romeo, non avere grindr, non alimentare perversioni pericolose e vergognose tipo il Chamsex con cui si gioca alla roulette russa, scopando con sieropositivi cercando di vincere la scommessa per riuscire ad infettarsi.
    In una parola: l’assenza, vale a dire la Solitudine di Qualità, quella nella quale si impara a star bene da soli per poi star bene con gli altri, è indispensabile per non diventare degli Avanguardisti del Disprezzo della Vita.
    Il sesso vissuto cob amore è anche una questione di opportunismo, lasciatemelo dire: ritengo che gli orgasmi siano più profondi e soddisfacenti se vissuti insieme a un partner che si ama e con cui c’è intimità fisica e psicologica, fiducia, apertura, tenerezza, dialogo… come si fa a godere davvero con il primo minkione incontrato nel buio caotico di un locale?

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