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Blued, l’app di incontri dedicata a persone gay e bisessuali più famosa in Cina, il 6 gennaio ha bloccato le nuove registrazioni a causa di un’allerta HIV. La rivista finanziaria Caixin, citando una ricerca svolta dal sessuologo Zhang Beichuan dell’università di Qingdao, ha rivelato che alcuni utenti minorenni hanno contratto l’HIV successivamente a incontri avvenuti proprio tramite l’app. La ricerca menzionata dalla rivista è stata portata avanti per dieci mesi da un team di supporto formato da 56 operatori sanitari e da membri della comunità gay.

Allerta HIV

Secondo i dati diffusi dal governo, in Cina le persone affette da AIDS sono 820.756, di cui il 93% per trasmissione sessuale. I casi aumentano ogni anno del 14%, al contrario del resto del mondo, in cui i casi sono diminuiti, rispetto al 2010, del 18%.

Dopo quanto successo, in questi giorni i responsabili dell’app hanno promesso controlli ferrati per eliminare profili e contenuti sospettati di violare le norme: il regolamento di Blued, infatti, non permette la registrazione di utenti minorenni.

vietato ai minori

Il successo di Blued

40 milioni di utenti, lanciata nel 2012 e ora tra le più popolari app d’incontri cinesi: Blued è nata grazie a Ma Baoli, chiamato anche Geng Le, un ex poliziotto che viveva clandestinamente la propria omosessualità. Dopo essere stato scoperto dal proprio capo e licenziato, si è dedicato a un business che ora frutta 600 milioni di dollari.

Tra i suoi obiettivi c’è il supporto alla comunità LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersex e asessuali) cinese, ancora oggi discriminata. Con i primi guadagni ottenuti grazie all’app, Ma Baoli ha investito, in collaborazione con il governo, in campagne per la prevenzione dall’HIV e da sempre lavora per diffondere pubblicità informative.

In Cina le relazioni omosessuali sono state depenalizzate nel 1997 e solo dal 2001 l’omosessualità non è più considerata una malattia mentale. Il governo concede il permesso di utilizzo delle app, a patto che rispettino le norme (è vietato l’utilizzo per i minorenni e la diffusione di materiale pornografico, che in Cina è illegale).

Cecilia Spassini
©2019 Il Grande Colibrì

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