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La pubblicazione online di video a luci rosse provenienti da un passato più o meno lontano ha rovinato la vita a molte persone, di solito per colpa del moralismo che pervade le nostre società. In alcuni casi, però, il pericolo arriva invece da leggi assurde nel loro contenuto e/o nella loro severità. Lo dimostrano bene due scandali esplosi negli ultimi mesi a Hong Kong, regione amministrativa speciale cinese sempre meno autonoma e sempre meno libera.

A gennaio è apparso su Twitter un video di 45 secondi in cui due uomini nudi facevano sesso e si masturbavano in un vagone vuoto della metropolitana. La polizia, che ritiene che la sequenza sia stata girata da due a quattro anni fa, sta investigando per capire chi siano i due amanti, i cui volti sono stati però oscurati da chi ha caricato il video sulla piattaforma di microblogging. Se verranno identificati, rischiano di essere condannati a una multa di un milione di dollari di Hong Kong (oltre 100mila euro) e soprattutto a tre anni di carcere per diffusione di materiale osceno, a cui potrebbero aggiungersi altri sei mesi di reclusione per indecenza in luogo pubblico. Per ora, come si suol dire, le forze dell’ordine brancolano nel buio.

“Gusti anormali”

Molto peggio è andata invece a Ng e Chow, un uomo disoccupato di 40 anni e un assicuratore di 45, innanzitutto perché sono stati identificati e poi perché rischiano una condanna assolutamente sproporzionata alla loro presunta “colpa”. Uno dei due figura in un video porno diventato virale qualche settimana fa, mentre l’altro sarebbe legato alla sua realizzazione o diffusione. Nel brevissimo filmato di appena 10 secondi appaiono tre uomini, due vestiti da agenti di polizia e il terzo da sergente, equipaggiati con manganelli e manette, che fanno sesso orale e anale.

polizia gay hong kongNonostante il video sia stato girato nel lontano 2012, si è subito mobilitato l’ufficio per la cyber sicurezza e i reati tecnologici. Innanzitutto la polizia ha smentito categoricamente che gli uomini nelle immagini fossero davvero dei suoi ufficiali, spiegando che il video era stato girato per soddisfare “gusti sessuali anormali” (sic!). E poi soprattutto ha iniziato una caccia all’uomo che ha portato a questi primi due arresti, con accuse di uso non autorizzato di uniformi di polizia, distribuzione di articoli osceni, possesso di documenti falsi, manipolazione di merce rubata e possesso di armi d’attacco.

19 anni di carcere

La diffusione del video, come abbiamo visto, potrebbe costare tre anni di carcere, mentre per la polizia la detenzione di una carabina a aria compressa, di un manganello estendibile e di un paio di manette rientrerebbe nel reato di possesso di armi d’attacco, per il quale sono previsti fino a due anni di prigionia. Ma le accuse più gravi sono legate alle uniformi simili a quelle della polizia e a un falso tesserino di identificazione: solo per questo la condanna potrebbe essere di 14 anni.

Non ci vuole una calcolatrice per scoprire che gli accusati rischiano di passare 19 anni in prigione per un roleplay sessuale in cui si sono finti poliziotti. Un fatto assurdo in sé, che lo diventa ancora di più se si pensa che i poliziotti veri, a Hong Kong, restano impuniti per le loro violenze contro pacifich@ manifestanti per la democrazia, e anzi vengono spronati a reprimere con sempre più ferocia. Sono quegli stessi poliziotti che ora spiegano di aver sequestrato telefoni cellulari e computer a Ng e Chow per analizzarli e arrestare nuove persone. Un video a luci rosse si sta trasformando in un film horror.

Pier Cesare Notaro
©2021 Il Grande Colibrì
immagini: Il Grande Colibrì / elaborazione dal video

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