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Penso che essere gay sia una benedizione, lo accetto completamente e mi accetto al 100%”: a parlare è Alexander Abramov, artista e modello di origini kazake. In una recente intervista concessa al magazine inglese Attitude, Abramov, che ha avuto successo in Russia e da alcuni anni vive e lavora negli Stati Uniti, ha ripercorso le tappe salienti della sua esistenza, raccontando molto di sé e del suo percorso di accettazione.

Coming out

Ho fatto coming out a 15 anni con una coppia di amici molto stretti e loro sono stati molto solidali e felici di sapere che da quel momento in avanti avrebbero avuto un amico gay” ha sottolineato l’artista. A distanza di un anno da questa prima uscita allo scoperto, il giovanissimo Alexander ha trovato il coraggio di raccontare la verità anche a sua madre. “Certamente non è stata felice di venirlo a sapere – ha ammesso Abramov con una certa amarezza – A distanza di molti anni, però, posso dire che mi ha accettato per ciò che sono e che, oltre a essere la mia mamma, è anche la mia migliore amica”.

Un lieto fine davvero bellissimo, che però non cancella del tutto quel senso di insicurezza che l’artista ha sperimentato nella sua terra natale. “Non posso dire di aver passato dei brutti momenti – ha dichiarato Abramov nel corso dell’intervista – Paragonato al presente, ai miei tempi nessuno faceva caso ai gay, ma d’altro canto nessuno andava a sbandierare la propria sessualità nelle strade”.

uomo asiatico triste soloInvisibili

A rendere soprattutto complessa la vita delle persone LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersex, asessuali) kazake era ed è tuttora la forte mancanza di luoghi di aggregazione sicuri e accoglienti. “La mia città di origine è abbastanza piccola” ha dichiarato l’artista, sottolineando la penuria di spazi dove incontrarsi e fare conoscenza. Le cose tendono a essere un po’ diverse (e migliori) solo nelle popolosa città di Almaty e nella capitale kazaka Nur-Sultan (chiamata Astana fino allo scorso maggio 2019). In esse, proprio come accade nella città russe di Mosca e San Pietroburgo, sono infatti presenti numerosi luoghi di ritrovo in cui gli appartenenti alla comunità LGBTQIA possono incontrarsi e trascorrere serenamente alcune ore della loro vita.

In linea generale, però, a prevalere su tutto è il desiderio di rimanere quanto più possibile nell’ombra: è troppo forte la paura degli insulti omofobi e degli attacchi violenti che fanno delle persone LGBTQIA russe e kazake delle vittime ad altissimo rischio. “Penso che il 60-70% degli uomini gay russi – e questa cifra è sicuramente più alta in Kazakistan – non sia dichiarato e che non farà mai coming out” riflette Abramov, che solo dopo il suo trasferimento negli Stati Uniti è riuscito a trovare una dimensione di libertà e di pace. “Mi accetto al 100%” ha concluso fieramente l’artista, che in barba alle tradizioni e ai pregiudizi si sente perfettamente a suo agio anche con addosso un tutù e un bel paio di tacchi.

Nicole Zaramella
©2020 Il Grande Colibrì
immagini: elaborazione da Konevi (CC0) / Il Grande Colibrì

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