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Se in Austria l’arcivescovo di Vienna ha benedetto l’ingresso in un consiglio parrocchiale di un omosessuale dichiarato e unito civilmente con il suo compagno (The Huffington Post), negli Stati Uniti la Chiesa cattolica si è dimostrata molto meno accogliente: ad una richiesta di sostegno per i ragazzi LGBTQ* rimasti senza un tetto dopo essere stati cacciati di casa da genitori omofobi, il cardinale Timothy Michael Dolan, arcivescovo di New York e presidente della Conferenza episcopale USA, ha pilatescamente risposto che la Chiesa “non tollera odio o pregiudizio nei confronti di nessuno dei figli del Signore“, ma anche che gli insegnamenti del magistero sono chiarissimi… Insomma, i piccoli clochard sodomiti se la sbrighino da soli!

L’episodio ha suscitato lo sdegno di uno dei consiglieri di amministrazione della Caritas locale, Joseph Amodeo che ha abbandonato la propria poltrona con una durissima lettera: “Dal momento che credo nel messaggio d’amore custodito negli insegnamenti di Cristo, trovo sconfortanete che un uomo di Dio si rifiuti di stendere il proprio braccio pastorale” per soccorrere questi giovani, scrive Amodeo, che si chiede anche quale senso abbia insegnare ai bambini l’amore per il prossimo quando poi la Chiesa non ne dimostra neppure un po’ (The Huffington Post).

Di certo una risposta non gliela può fornire Juan Antonio Reig Pla, vescovo madrileno che, durante la messa del venerdì santo trasmessa in diretta tv in Spagna, ha tuonato contro l’aborto e contro l’omosessualità. Non meglio identificate “ideologie“, secondo il prelato, convincerebbero i bambini di essere gay e, per confermare il proprio orientamento sessuale, i ragazzini “si corrompono e si prostituiscono o vanno nei club notturni per soli uomini. Vi assicuro che vanno incontro all’inferno. Pensate che Dio sia indifferente davanti alla sofferenza di tutti questi bambini?” (Público). Sembrerebbe più opportuno che questa domanda fosse rivolta al pedofilo don José Martín de la Peña, al quale monsignor Reig Pla ha preferito regalare una casa. D’altra parte il prete aveva abusato per lunghi anni di una bambina, non di un bambino: viva la coerenza… (Público)

Ma il vescovo spagnolo era finito al centro delle polemiche anche per il suo appoggio alle terapie riparative (per approfondire: Il grande colibrì): neppure un anno fa, infatti, aveva editato un manuale per guarire l’omosessualità (Público). Una fissa che purtroppo non caratterizza solo la Chiesa cattolica: ad esempio, i gruppi che promettono di trasformare i gay in eterosessuali in Australia, a cui The Sydney Morning Herald dedica un interessante reportage, sono legati a diverse confessioni cristiane. E sempre cristiana è la scuola di riabilitazione Zheng Sheng (Pentirsi per Vivere) di Hong Kong, dove si cerca di convincere “senza forzature” i ragazzini gay e transgender a crescere come dei “veri” maschi eterosessuali a suon di cure psicologiche, veglie di preghiera ed umiliazioni, come denunciano alcuni ex studenti (Gay Star News).

Paradossalmente le comunità religiose si dimostrano molto meno sollecite nel cercare di combattere le malattie vere: uno studio condotto in Giamaica dimostra come lo scarso entusiasmo dimostrato nella lotta all’HIV sia motivato dalla paura di affrontare un tema che è stato portato alla ribalta dalla comunità LGBTQ*. Come dichiarano alcuni sacerdoti, “se percepiamo che il nostro aiuto sia legato a un programma gay, non vogliamo farne parte“. Peccato che così si contribuisca alla diffusione del virus. “Non possiamo risolvere un problema creandone un altro – afferma un reverendo – Bisogna stare attenti a non far passare il messaggio che sia buono, sia normale, sia uno stile di vita accettabile“. I religiosi promettono maggiore impegno se nel linguaggio con cui si parla di HIV e AIDS si introdurranno “messaggi di amore“, che per loro è sinonimo di omofobia (The Gleaner)

Per fortuna i cristiani sono tanti, sono diversi e spesso sono molto meglio di quello che la carrellata di episodi appena raccontati lascerebbe pensare. Terminiamo allora con un video, pubblicato su YouTube, che apre orizzonti di speranza: nonostante anche la Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni predichi l’immoralità dell’omosessualità e sia ferocemente contraria al riconoscimento dei diritti delle persone LGBTQ*, alcuni studenti mormoni e omosessuali della Brigham Young University, l’ateneo religioso più grande degli USA, hanno deciso di aprire un forum di confronto sulla diversità sessuale e di aderire alla campagna “It gets better” (Andrà meglio) contro l’omofobia e per scoraggiare il suicidio dei ragazzi LGBTQ*.

RASSEGNA STAMPA
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MOI. Yogyakarta (Indonesia) ospita un forum giovanile inter-religioso sulla sessualità queer
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Pier
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One Comment

  • enrico ha detto:

    In realtà le terapie riparative non sono di origine cattolica. I primi furono dei gruppi evangelisti. La chiesa cattolica apostolica romana però pare sia molto propensa ad accogliere nel suo seno il peggio di ogni cosa.

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