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A guardarla da lontano, l’opera dell’artista lituano Erikas Mališauskas sembra solo un’innocua nuvoletta grigia. Sembra, appunto, ma non lo è affatto e per accorgersene basta osservarla con maggiore attenzione o più semplicemente fare caso al titolo che il suo autore le ha dato. “Hate Speech Cloud” (Nube di parole d’odio): così si chiama il collage digitale in cui Mališauskas ha raccolto 400 messaggi d’odio indirizzati alla comunità LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersex, asessuali) del suo paese natale

Violenza omofoba

Tra i principali destinatari di quelle frasi colme di acredine c’è anche Tomas Vytautas Raskevičius, un giovane parlamentare molto noto per essere il primo attivista omosessuale eletto nel parlamento lituano. “Pervertito“, “frocio“, “distruttore del paese e dei suoi valori“… Sono queste alcune delle centinaia di offese piovute addosso al politico lituano e, di riflesso, alla comunità di cui egli stesso fa parte. Una valanga di insulti e intimidazioni a cui Raskevičius ha sempre cercato di reagire con grande dignità e coraggio. “Non c’è modo di affrontare la negatività quando rimane sommersa. Quando invece essa viene portata alla luce, allora possiamo affrontarla” ha spiegato il parlamentare in un’intervista raccolta da Reuters.

Nel corso della sua testimonianza, Raskevičius ha inoltre sottolineato come sia ormai sua abitudine pubblicare i messaggi di odio che riceve sui social network allo scopo di smorzare la forza bruta dell’hate speech e di favorire un dialogo il più possibile aperto, rispettoso e costruttivo. Certo, il dolore e l’amarezza per quelle esternazioni cariche di livore non si cancella facilmente, ma con il tempo forse qualcosa potrebbe cambiare.

hate speech lgbt veleno

Lieto fine inatteso

Proprio come sembra preconizzare l’opera di Erikas Mališauskas. La scelta di racchiudere i messaggi d’odio dentro a una nuvola non è infatti casuale: nel descrivere il suo lavoro, l’artista lituano ha infatti sottolineato come le nuvole siano qualcosa che svanisce, che scompare senza lasciare traccia. Tutto il contrario della sua opera, che oltre a rimanere ben viva nella mente del suo autore, leverà molto probabilmente il sonno a numeros@ omofob@. Grazie alla vendita della sua ultima fatica, Mališauskas ha infatti intascato ben 6mila dollari, tutti devoluti ad associazioni LGBTQIA.

Il mio obiettivo era quello di monetizzare l’hate speech – ha affermato con fierezza l’artista lituano – Adesso chiunque abbia scritto quei messaggi pieni di odio contro le persone LGBTQIA sta contribuendo a finanziare le cause LGBTQIA”. Un lieto fine del tutto inaspettato, ma a mio avviso decisamente soddisfacente. Del resto, e soprattutto da ex studente del DAMS, ho sempre pensato che fare arte significhi anche offrire spunti di riflessione per cambiare in meglio la società. Altrimenti, con rispetto parlando, non serve proprio a un cazzo.

Nicole Zaramella
©2021 Il Grande Colibrì
immagini: Il Grande Colibrì

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