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La Nuova Zelanda è un paese lontano, dall’altra parte del mondo. Uno stato talmente isolato da essere quasi dimenticato: su alcune cartine geografiche non compare.

In Italia non ne sentiamo mai parlare, se non da qualche appassionato di film o scenografia che ci racconta che “Il Signore degli Anelli” è stato girato proprio là, a Wellington. Non solo, anche a Hamilton, a Christchurch, a Nelson Lakes. Posti meravigliosi. Perché, è vero, in Nuova Zelanda si possono ammirare paesaggi mozzafiato… Con temperature così diverse dal nostro Bel Paese! E uccelli straordinari, che volano e creano il proprio nido su alberi che esistono solamente qui.

Molti altri conoscono la squadra maschile di rugby, gli “All Blacks”, tutti vestiti di nero che fanno una strana danza (haka) all’inizio di ogni partita, che urlano come “veri uomini” e che, solitamente, “asfaltano” la squadra italiana, vincendo 66 a 3. Altri ancora si saranno tatuati una tartaruga o un girobraccio maori. I tatuaggi hanno mille significati.

“Kiwi è buono”

Sappiamo che fa parte dell’Oceania, che è nel pieno dell’oceano Pacifico meridionale, che è formata da due isole principali, North Island e South Island, e da numerose isole minori. La capitale, che è anche la città a svolgere questo ruolo più a sud del mondo, è Wellington, mentre la città più popolosa è Auckland, a nord.

Il territorio neozelandese è di 268.021 km², quello italiano di 301.338 km², e la cosa straordinaria è che la densità di popolazione varia in modo spropositato: in Italia siamo circa 60 milioni di persone, in Nuova Zelanda sono 4 milioni!

L’animale simbolo della Nuova Zelanda è il kiwi, un uccello notturno con un lungo becco. “Kiwi” è anche il sostantivo che indica la cittadinanza neozelandese: i neozelandesi sono kiwi, il loro stile è kiwi, la frutta e i prodotti sono kiwi, e così via… Il patriottismo è evidente: ciò che è kiwi è “buono”.

uccello kiwi

Freddi e distaccati

La cultura dominante è inglese, british, e la caratteristica principale è il distacco: sono persone distaccate, i loro boundaries sono molto marcati. Appaiono impassibili, freddi, indifferenti. Non esiste quella che noi conosciamo come solidarietà sociale: non sono bravi a costruire delle reti. E questo crea una mancanza di legami sociali e intra-individuali, personali.

L’educazione sessuale è obbligatoria in tutte le scuole, ma l’educazione emotiva è pressoché nulla e molte emozioni non sono socialmente accettate, principalmente la rabbia. L’emotività imbottigliata e repressa può portare a malattie mentali (quali la depressione), all’autolesionismo, alla violenza domestica e sessuale e al suicidio. Per esperienza personale, si scandalizzano con poco: guardando un video di un campo profughi dell’UNHCR o se si parla di sesso.

Liberi e indifferenti

Ma, a parte questo, dal 1986 l’omosessualità è legale, dal 1993 la discriminazione riguardo l’orientamento sessuale e l’identità di genere è illegale. Dal 2004 sono riconosciute le unioni civili e dal 2013 esiste il matrimonio egualitario. È uno degli stati più liberi del mondo. Transfobia e omofobia sono ridotte al minimo, così come il razzismo: le persone queer non vengono discriminate sul luogo di lavoro, puoi tenere per mano la persona con cui stai senza timore di essere guardato o trattato “in un certo modo”.

Sembrano un popolo subdolo, un po’ ipocrita. Difficilmente dicono le cose che pensano guardandoti in faccia e in modo diretto. Esistono un razzismo di fondo, un sessismo e un maschilismo sotterranei, che non impediscono però al tessuto sociale di essere uno dei più “progrediti” del mondo. È un paese che appare coerente, lineare e senza contraddizioni. I kiwi vivono distanti dal resto del mondo, ognuno all’interno della propria bolla protettiva individuale.

Sembra che ci sia una medaglia con due facce apparentemente diverse: da una parte l’indifferenza, dall’altra il riconoscimento dei diritti. Cosa fa essere questo paese uno dei più liberi al mondo? Sono realmente distaccati e indifferenti o ci credono davvero? La libertà è un valore o è un valore il “io sto nel mio e tu stai nel tuo”?

Giulia Carloni
©2019 Il Grande Colibrì
foto: elaborazione da Squarespace (CC0) / da pngimg (CC BY-NC 4.0)

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