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Un tentativo di linciaggio è stato compiuto sabato scorso in un centro commerciale di Tangeri, in Marocco, dove un ventunenne omosessuale, Ayoub El Omari, divenuto figura pubblica grazie alla sua visibilità su YouTube e sui social network, ha rischiato di essere ucciso insieme all’amico che lo accompagnava.

Solo una fuga rocambolesca attraverso il parcheggio della struttura ha permesso ai due ragazzi di salvarsi da una dozzina di invasati che si sono scagliati su di loro urlando: “Ecco Ayoub, l’omosessuale! Dobbiamo ucciderlo”. Sembra che nessuna delle persone presenti, incluso l’agente della sicurezza, sia intervenuto a difendere i due giovani, che se la sono cavata con ferite alla schiena e alle gambe.

Presentatisi alla stazione di polizia per sporgere denuncia, i due involontari protagonisti della vicenda si sono sentiti rifiutare l’apertura di una pratica, se non in presenza di un referto medico e di un filmato dell’accaduto. Sostenuto dal collettivo Aswat (Voci) e dall’associazione Akkaliat (Minoranze), Ayoub intende proseguire la sua battaglia: “Mi è già accaduta una cosa simile ad Agadir alcuni anni fa e non avevo fatto alcuna denuncia, ma me ne pento. Ora sono invece deciso ad andare fino in fondo e far valere i miei diritti“.

L’omosessualità è ancora reato

L’articolo 489 del codice penale marocchino punisce gli “atti osceni contro natura con un individuo dello stesso sesso” con una pena variabile da sei mesi a tre anni di carcere e una multa dai 120 ai 1200 dirham (da 11 a 110 euro circa), malgrado si siano in passato levate voci per chiedere l’abrogazione di questa norma. Inoltre anche nel paese medici e psicologi cominciano a spiegare pubblicamente che l’omosessualità non è una devianza o una perversione ma un orientamento possibile della sessualità umana, come ha fatto lo psicologo e sessuologo Abubakr Harakat di Casablanca.

Intanto però l’attuale codice penale continua a essere applicato: nello smantellare una rete di prostituzione a Marrakech, la polizia ha arrestato uno studente accusato, oltre che di offrire prestazioni sessuali dietro pagamento, anche di omosessualità. Dalle notizie di stampa sembrerebbe non essere l’unico a dover rispondere di entrambe le imputazioni.

Michele Benini
©2018 Il Grande Colibrì
foto: elaborazione di Il Grande Colibrì da Max Pixel (CC0)

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