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L’Estremo Oriente si ritrova tra luci e ombre sui diritti LGBT (lesbiche, gay, bisessuali e transgender) che, malgrado le diverse latitudini e le differenti forme, vengono rivendicati sempre più anche nelle società asiatiche. Ma a fronte del fatto che molte nazioni ammettono che è ora di prendere in considerazione la questione, le risposte sono molto diverse e molto condizionate da elementi culturali, sociali e religiosi. Accade così che in Giappone, dove governa solidamente un partito conservatore che non sembra avere nessuna intenzione di affrontare l’argomento, due attrici – fidanzate da due anni – annuncino il loro matrimonio per il prossimo 20 aprile, augurandosi di poter presto regolarizzare il loro status anche in patria (sanspo.com).

Nel frattempo nell’antica capitale Kyoto lo storico tempio zen Shunkoin (shunkoin.com), istituito nel 1590, annuncia che anche le persone dello stesso sesso potranno celebrare tra le sue mura il tradizionale matrimonio giapponese. Il tempio, che ha abbracciato da tempo la scuola zen moderna, è noto per essere già uno strenuo oppositore di qualsiasi violazione dei diritti umani (rocketnews24.com).

E mentre il segretario per la comunicazione del palazzo presidenziale delle Filippine dichiara il rispetto per la scelta di un partner dello stesso sesso, sebbene si affretti a precisare che “solo il Congresso può legiferare su un tema come la legalizzazione del matrimonio equalitario” e sebbene al momento il codice definisca il matrimonio come un contratto tra un uomo e una donna (gaystarnews.com), a Taiwan si segnalano se non dei passi indietro quantomeno dei rallentamenti nelle istanze per i diritti civili.

La proposta di estendere per le persone dello stesso sesso il matrimonio com’è attualmente in vigore aveva già surriscaldato gli animi del dibattito politico: il matrimonio egualitario è bloccato nel paese fin da quando venne proposto nel 2003, ma un recente emendamento del codice civile sembrava aver sbloccato questo lungo stallo dovuto alle forti opposizioni che la proposta ha incontrato. Tuttavia proprio negli ultimi giorni il ministero della giustizia ha sollecitato a rallentare i tempi della conversione in legge, poiché è ancora necessario aspettare che la società sia pronta ad accettare quest’innovazione (focustaiwan.cna.com.tw).

E sicuramente a non essere pronto è l’Organizzazione nazionale unificata malese (UMNO), il partito islamico che esprime – fin dall’indipendenza – il primo ministro in Malesia e che attraverso il suo rappresentante dello stato di Selangor, Datuk Ismail Kijo, ha espresso il suo sostegno al Dipartimento federale islamico che si batte per la cura delle persone LGBT. Il politico ha anche criticato le organizzazioni che si battono per la promozione dei diritti di omosessuali e transessuali, condendo le sue dichiarazioni con affermazioni sulla mascolinità delle lesbiche e la femminilità dei gay che denunciano chiaramente le nozioni molto vaghe di molti appartenenti a queste organizzazioni sui temi di cui pontificano (therakyatpost.com).

Ma probabilmente in molti posti in Asia (come altrove) sono molti a dover far crescere la loro accettazione, se si guardano le esperienze di molti uomini asiatici omosessuali spinti a sposarsi con donne in Gran Bretagna per nascondere la propria condizione, per accettazione delle regole familiari o più semplicemente per non gettare discredito sulle persone del proprio nucleo. Bbc.com ha raccolto le esperienze di alcune di queste persone, documentando anche come alcuni di questi matrimoni siano finiti praticamente prima di cominciare e siano stati celebrati unicamente per sopravvivere alle minacce ricevute dentro e fuori la propria famiglia…

 

Michele
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