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Non siamo d’accordo: noi musulmani, cristiani e credenti della religione tradizionale ci ribelleremo: non gli permetteremo neppure di fare un passo qui e neppure il governo ci potrà fermare. Il paese non appartiene a loro, ma a noi, e quindi decidiamo noi chi può fare cosa qui!“. L’imam Muumin Abdul Haroun, leader della comunità ashanti, ha reagito con furore alla notizia che dal 27 al 31 luglio dovrebbe tenersi nella capitale ghanese, Accra, la quinta edizione della conferenza africana dell’International LGBTI Association (ILGA), la più grande organizzazione mondiale per la difesa dei diritti delle minoranze sessuali.

Il religioso ha usato parole estremamente violente: “Alcuni dicono che gli danno dei soldi per farlo [per avere rapporti omosessuali; ndr] e che per i ricchi è un gioco. Ma in ogni caso Allah non lo permette e il profeta Maometto ha detto che, se vediamo persone che fanno queste cose, le dovremmo arrestare e uccidere. E invece oggi lo fanno pubblicamente e dicono che vengono a fare una conferenza! Com’è possibile? È possibile perché li stiamo coccolando, invece di fermarli! Ma noi li fermeremo e so che anche i fedeli delle altre religioni lo faranno“.

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Moses Foh-Amoaning

E infatti a far esplodere lo scandalo è stato l’avvocato cristiano Moses Foh-Amoaning, responsabile della National Coalition for Proper Human Sexual Rights and Family Values (Coalizione nazionale per i corretti diritti umani sessuali e per i valori familiari), che non solo ha lanciato un ultimatum al governo per negare il visto agli invitati alla conferenza, ma sembra intenzionato ad avviare una vera e propria caccia alle streghe: “Vogliamo sapere chi sono i loro collaboratori qui in Ghana. Hanno coinvolto anche dei media, a suon di denaro, e sono appoggiati da alcuni politici, sia al governo che all’opposizione“.

ghana rainbowL’attivista omofobo punta il dito anche sulla scelta del simbolo della conferenza, il sankofa, l’uccello con la testa girata all’indietro simbolo nazionale del Ghana e dell’etnia ashanti. Secondo Moses Foh-Amoaning è una grave forma di mancanza di rispetto, ma per Pan Africa ILGA invece “mostra l’importanza di tornare a cercare quello che non bisogna lasciare dietro di noi, di ritrovare conoscenze nel nostro passato e di usarle per costruire il futuro“. Anche il motto della conferenza esprime le stesse idee: “Guardare indietro verso le nostre radici, rivendicare i nostri diritti“. Perché, come non ci si dovrebbe mai stancare di ricordare, in Africa non è stata “importata” l’omosessualità, ma l’omofobia.

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Falso anti-colonialismo

D’altra parte Moses Foh-Amoaning è uno specialista della teoria complottista secondo cui, per motivi mai davvero chiariti, le potenze occidentali vorrebbero “omosessualizzare” l’Africa per distruggerla. Pochi mesi fa l’avvocato aveva lanciato un’altra grande polemica contro il programma delle Nazioni Unite per insegnare educazione sessuale nelle scuole primarie del Ghana, accusando a suon di bufale l’ONU di voler imporre la fantomatica “teoria gender”.

E il problema sarebbe relativamente poco importante se si trattasse solo di attivisti con idee molto retrograde. Purtroppo, invece, l’omotransfobia continua a essere proposta come una differenza da difendere di fronte all’Occidente, persino come una forma di resistenza culturale in un mondo globalizzato. E questo succede anche in discorsi importanti, come quello fatto dal presidente della Commissione dell’Unione Africana, il ciadiano Moussa Faki Mahamat, durante il recente summit con l’UE. Il paradosso è che questa retorica colpisce le persone africane LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersex e asessuali), rafforza i discorsi razzisti e, sotto una patina di discorso anti-colonialista, difende le norme legislative e morali imposte dal colonialismo.

Pier Cesare Notaro
©2020 Il Grande Colibrì
immagini: elaborazione da Sankofa Global Project (CC0) / Il Grande Colibrì

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