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L’hanno definita una gaffe, ma a me francamente la frase uscita di bocca all’attrice Valeria Fabrizi sembra prima di tutto una grandissima mancanza di rispetto. “Gaffe” è una parola che si usa per commentare delle scemenze. Una “gaffe”, secondo il pregiatissimo Dizionario Treccani, può essere descritta come un “atto, comportamento, espressione e sim., commessi o detti per goffaggine, inesperienza o anche semplice distrazione, che creano comunque imbarazzo negli altri”. Ecco, a me le parole di Fabrizi non hanno creato imbarazzo. Mi hanno proprio fatte girare le palle.

A ruota (troppo) libera

Era domenica pomeriggio, e la nonna mi stava tagliando i capelli davanti alla TV accesa. Tra una sforbiciata e l’altra scorrevano sotto ai nostri occhi scorrevano le immagini di “Da noi… a ruota libera”, il programma di Rai 1 condotto da Francesca Fialdini. Tra le persone invitate c’era lei, appunto: l’inossidabile ed elegantissima Valeria Fabrizi, attrice molto nota al grande pubblico per la sua interpretazione di suor Costanza nella fiction Rai “Che Dio ci aiuti”. “Si vede subito che è una persona forte!” ha commentato mia nonna senza smettere di potare le mie ciocche ricce. “ – avevo risposto io senza starci troppo a riflettere – Sì, è sicuramente una persona forte!“.

Purtroppo però a essere forti sono state anche le sue parole. “Bellissima no… sembro una neg*a, una ragazza di colore”: così Fabrizi ha commentato il ritratto di se stessa in un’istantanea che la ritraeva al fianco del defunto marito Tata Giacobetti. Solo a scriverlo sento crescermi dentro un forte senso di disgusto e ribrezzo. E, come in un brutto film dell’orrore, ecco che mi si ripresentano davanti frasi e immagini che da tempo credevo erroneamente di aver dimenticato.

Più male delle botte

Le parole fanno più male delle botte. Così scriveva la dolce Carolina Picchio, una meravigliosa ragazzina che ad appena 14 anni scelse di togliersi la vita per sfuggire al peso delle offese e degli insulti che alcun@ coetane@ le avevano scaricato addosso. Le parole fanno male, malissimo, e andrebbero misurate accuratamente, anche e soprattutto di fronte a delle telecamere, a un pubblico, a tante, tantissime persone che ascoltano, seguono e magari imparano pure da quel contenitore di illusioni fatue che è la televisione.

Non sono una persona che ama piangersi addosso, cazzo la vittima mi fa proprio schifo farla, però – miseria ladra! – non posso neanche far finta che quella frase mi abbia lasciato indifferente! E non posso nemmeno fingere di sentirmi tranquillo, scoprendo che tra i pochissimi ad aver “stigmatizzato” l’infelicissima uscita dell’attrice ci sia nientepopodimeno che un quotidiano come Libero…! E mi fermo qua, perché se scrivessi quello che sto pensando in questo preciso momento probabilmente rischierei di metter piede in territorio in cui francamente preferisco di gran lunga evitare di addentrarmi.

Chiudiamola qua, dunque, anche per evitare di tirarla troppo per le lunghe e di mettere in scena un monologo che rischierebbe soltanto di farvi sbadigliare. Chiudiamola qua, semplicemente, e chiudiamola con una considerazione molto semplice: siamo esseri umani, non siamo invincibili, sicuramente ci è concesso sbagliare. Però, ecco, magari prima di dirle certe cosucce pensiamoci su un attimino e proviamo a chiederci se sia davvero il caso di sparar fuori quelle paroline che ci saltellano tra i neuroni. Proviamo a chiederci che effetto faranno, quelle sillabe che nella nostra testolina fanno tanto ridere, uh, che battuta…! Uh, cazzo…! Magari però a sentirla qualcun@ potrebbe restarci da cani…!

Scusarsi non fa male

Ecco, basterebbe questo. Basterebbe davvero poco, pochissimo. Una semplice messa in discussione, un microscopico esame di coscienza. Anche un “chiedo scusa” sincero – ché a differenza di quello che pensava uno dei miei ex, domandare perdono non è mai una roba sbagliata, anzi…!

Le cazzate le facciamo tutt@. Però, appunto, magari quando ci rendiamo conto di averle fatte sarebbe carino trovare il modo di rimediare all’errore. Mica si pretende una fustigazione sulla pubblica piazza. Basterebbe semplicemente ammettere di aver detto qualcosa che fa male, malissimo, che addolora, che ferisce. Perché quando passi la vita a beccarti insulti per le tue origini e il colore della tua carnagione, non hai davvero bisogno né voglia di udire frasi come quelle che Lei, stimatissima signora Fabrizi, ha così inavvertitamente pronunciato.

Nicole Zaramella
©2021 Il Grande Colibrì
immagine: Il Grande Colibrì

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