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Mentre si avvicinano le elezioni parlamentari del 23 marzo, Al-Qa’imah al-Mushtarakah – HaReshima HaMeshutefet (Lista comune) perde una delle sue quattro gambe: uno dei suoi partiti fondatori, infatti, ha deciso di abbandonare la coalizione israeliana nata per difendere i diritti della popolazione araba dello stato ebraico. Restano nella Lista l’estrema sinistra multietnica di Hadash (Fronte democratico per la pace e l’uguaglianza) e due forze politiche arabe laiche: Balad (Assemblea nazionale democratica) e Ta’al (Movimento arabo per il rinnovamento). Al contrario, gli islamisti di Ra’am (Lista araba unita) correranno da soli, anche se secondo molti sondaggi non dovrebbero riuscire a superare la soglia di sbarramento del 3,25%.

Divisi dall’arcobaleno

Ra’am ha dato una giustificazione religiosa alla propria decisione: “Le altre fazioni della Lista Comune si sono rifiutate di impegnarsi a non votare a favore di leggi che contraddicano le credenze della nostra società conservatrice, tra cui il sostegno all’omosessualità“. In effetti tutto nasce formalmente dal secco “no” opposto dall’estrema sinistra e dagli altri partiti arabi a un ultimatum di Ra’am, che pretendeva la promessa di votare contro ogni proposta a favore della popolazione LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersex e asessuali). Gli islamisti hanno rilanciato il loro diktat, ma invano. E così la coalizione si è spaccata. O almeno questa è la storia ufficiale proposta da Ra’am.

Le tensioni nella Lista Comune, in realtà, sono sempre state molto forti a causa delle profonde differenze tra Ra’am e il laicismo delle altre forze politiche della coalizione. I diritti delle minoranze sessuali hanno fatto volare scintille spesso e volentieri: già a luglio 2020 Ra’am aveva minacciato di far saltare la Lista perché alcuni parlamentari avevano votato per vietare le “terapie di conversione”, pratiche pseudoscientifiche che promettono di “guarire” l’omosessualità e il transgenderismo attraverso torture fisiche e psicologiche. “Gli islamisti e i conservatori pensano che bisognerebbe curare l’omosessualità, gli altri la considerano una questione di libertà personale per cui le persone LGBT dovrebbero decidere per se stesseaveva commentato Hadash.

coppia gay arabi sessoIslamisti pro-Netanyahu

Negli ultimi mesi, però, la situazione era diventata insostenibile soprattutto a causa delle aperture sempre più ampie ed esplicite di Mansour Abbas, presidente di Ra’am, nei confronti del premier di estrema destra Benjamin Netanyahu, nonostante le sue politiche razziste nei confronti delle minoranze etniche in Israele e il rafforzamento dell’apartheid nei confronti dei palestinesi. “L’unico obiettivo che ci muove è quello di rafforzare il potere politico dell’elettorato arabo e usarlo a suo vantaggio, affinché ottenga i propri diritti” giurano gli islamisti. Ma c’è poco da credergli.

Quello che sembra avere in mente Abbas è un semplice scambio di favori personali: il leader di Ra’am ha già detto di essere pronto a votare a favore dell’immunità per Netanyahu (che rischia condanne molto pesanti per corruzione, frode e violazione di obblighi fiduciari) e, poco elegantemente, non ha fatto mistero di puntare in cambio a una poltrona da ministro. Sembra una prospettiva assurda? In fondo Abbas ha molti punti in comune con alcuni partiti fondamentalisti ebraici, che spesso sono anche più reazionari di Ra’am. E poi non bisogna dimenticare che in questo momento storico i calorosi rapporti del governo israeliano con le dittature islamiste, negati per anni con sdegno, stanno diventando ufficiali. Peccato solo per i sondaggi, povero Abbas…

Pier Cesare Notaro
©2021 Il Grande Colibrì
immagini: elaborazione da Υπουργείο Εξωτερικών (CC BY-SA 2.0) / Il Grande Colibrì

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