Skip to main content

Da anni l’esempio della Russia nel legiferare contro la comunità LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersex e asessuali) riesce ad avere una forte influenza su molti paesi dell’Europa dell’est, tra cui anche alcuni stati dell’Unione Europea, appassionando paradossalmente anche maggioranze politiche e governi molto ostili a Mosca sul piano internazionale, ma molto propensi a imitarla sulle norme contro le minoranze sessuali. E mentre l’Ungheria sta suscitando un minimo di attenzione, non bisogna abbassare la guardia sulla Polonia e non bisogna lasciarsi sfuggire il fatto che la stessa deriva oggi riguarda anche l’Ucraina, senza dimenticare lo scandaloso referendum proposto in Estonia, di cui abbiamo scritto recentemente.

UNGHERIA

Il governo ungherese ha proposto alcuni emendamenti alla costituzione, che in teoria riguardano il tema della famiglia e della protezione dei bambini, ma che in pratica sono di segno decisamente omofobo: una volta riformata la carta fondamentale, gli ungheresi avranno il “diritto di crescere secondo il sesso assegnato alla nascita”, verrà stabilito che “la madre è una donna, il padre è un uomo” e le scuole verranno obbligate a fornire “un’educazione secondo i valori dell’identità costituzionale ungherese e della cultura cristiana”. Un altro punto riguarda il divieto per l’adozione da parte delle coppie dello stesso sesso.

Alcuni processi di stampo ideologico in atto in Occidente – si legge nella proposta di questi emendamenti – mettono a repentaglio il diritto dei bambini di crescere in un ambiente sano, come previsto dalla nostra costituzione. Al fine di garantire i diritti dei bambini, è necessario difendere il loro diritto alla loro identità alla nascita, che deve essere difesa dallo stato con tutti i mezzi a sua disposizione. La nascita è un dono che non può essere cambiato: le persone nascono maschi e femmine. E la dignità umana include il diritto di ogni bambino alla propria identità, appropriata per il suo sesso alla nascita. Parte di questa dignità è essere protetti contro le interferenze mentali o biologiche che potrebbero minare la sua integrità fisica e psichica”.

La scorsa primavera, approfittando della prima emergenza dovuta al COVID-19, il parlamento ungherese aveva votato una legge che definisce il sesso di una persona esclusivamente come “sesso alla nascita, “basato sui caratteri [sessuali; ndr] primari e sui cromosomi”, e lo rende non modificabile.

donna bianca foglia nascostaFa parte di uno stesso progetto il tentativo di abolire l’Egyenlő Bánásmód Hatóság (Autorità per il trattamento Egualitario). Da settembre 2019 è stato nominato a suo capo il professor Ákos Kozma, insegnante all’Università cattolica di Pázmány, fedelissimo del governo ultraconservatore, che non ha detto una sola parola, da allora, nei confronti dei continui discorsi di odio dei politici, non ha risposto alle associazioni LGBTQIA che chiedevano conto della legge che impedisce il cambio del genere sui documenti, e la scorsa primavera non ha commemorato in alcun modo la Giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia.

UCRAINA

In Ucraina, l’elezione di Volodymyr Zelens’kyj alla carica di presidente aveva suscitato diverse speranze per un cambio di rotta nell’approccio ai diritti delle persone LGBTQIA, sebbene non avesse mai fatto alcuna promessa in merito: si trattava di un giovane uomo di spettacolo che aveva fin lì usato un linguaggio inclusivo e slogan di orientamento liberale e pro-UE, anche se in passato, assieme al suo gruppo comico, era stato protagonista di uno sketch televisivo su Pinocchio dai toni abbastanza omofobi.

I diciotto mesi della sua presidenza hanno invece visto la politica ucraina virare pericolosamente verso Mosca anche per quello che riguarda i diritti civili. Se consideriamo solo quest’anno, sono stati presentati in parlamento diversi progetti di legge di stampo discriminatorio, tra i quali uno per vietare la “propaganda mirata alla distruzione della famiglia, alle relazioni extraconiugali e contronatura e alla dissolutezza morale”, che è stato bocciato dall’aula, e un altro per vietare la “propaganda omosessuale e transgender” che è quasi la fotocopia della nota legge russa in materia.

Il clima per la causa LGBTQIA nel paese è pesante e gli attivisti sono tra le categorie più a rischio di attacchi fisici e verbali. Questo nonostante il fatto che uno studio condotto dall’ONG ucraina Tsentr Sotsial’nyy Monitoring (Centro per il monitoraggio sociale), pur descrivendo un paese fondamentalmente omofobo, mostri alcuni dati in miglioramento: oggi il 44,8% degli ucraini non vorrebbe vivere con una persona omosessuale, mentre era il 62% nel 2011.

ucraina politici indifferenti omofobia

POLONIA

Sullo stesso fronte, le cose si muovono anche in Polonia, dopo un’estate e un autunno piuttosto caldi dal punto di vista dei diritti, tra le proteste (con relativa repressione) contro le politiche omofobe del governo sovranista in carica e le piazze contrarie al divieto di fatto di abortire legalmente.

I rappresentanti della fondazione Życie i Rodzina (Vita e famiglia), un’organizzazione di stampo ultracattolico, hanno presentato al parlamento di Varsavia una legge di iniziativa popolare, corredata da 200mila firme (il doppio di quelle necessarie), in seguito ad un’iniziativa chiamata Stop LGBT, per vietare, o limitare drasticamente, la possibilità di rivendicazioni da parte della comunità LGBTQIA. In particolare, la legge vorrebbe vietare le parate dei Pride, il mettere in discussione il fatto che “il matrimonio è tra un uomo e una donna”, la “profanazione di simboli religiosi e patriottici”, le richieste per una legge sulle unioni civili o sulle adozioni da parte di coppie formate da persone dello stesso sesso.

Questa iniziativa mira a far rispettare nelle nostre strade il principio di difesa della famiglia presente nella costituzione polacca – spiega Krzysztof Kasprzak, rappresentante del comitato, fingendo di ignorare che la costituzione stabilisce che il matrimonio è tra un uomo e una donna, ma non vieta le unioni civiliNoi vediamo che molte persone si lamentano del fatto che la sinistra radicale sta andando troppo avanti. A noi non basta lamentarci. Noi vogliamo terminare la propaganda omosessuale in modo attivo. Vogliamo una Polonia libera dall’ideologia LGBT”.

Alessandro Garzi
©2020 Il Grande Colibrì
immagini: Il Grande Colibrì / elaborazione da Pxfuel (CC0) / Il Grande Colibrì

Leave a Reply