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Non si era mai visto, in un paese dell’Unione Europea, un tale livello di violenza poliziesca contro una manifestazione per i diritti delle persone LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersex e asessuali): venerdì 7 agosto la polizia polacca ha represso una manifestazione nella capitale Varsavia per protestare contro l’arresto di Malgorzata Szutowicz, detta Margot. Le forze dell’ordine hanno effettuato 48 arresti. Per capire cosa sia successo, occorre conoscere la situazione dei diritti delle minoranze sessuali in Polonia e come questi siano stati costantemente repressi dal governo di destra nazionalista guidato dal partito Prawo i Sprawiedliwość (Diritto e giustizia, PiS).

Un clima d’odio

Dopo l’ennesima campagna elettorale basata sull’omofobia, lo scorso 12 luglio il presidente in carica Andrzej Duda è stato rieletto per i prossimi cinque anni. Durante il suo discorso di insediamento, Duda ha ribadito che “LGBT non sono persone, ma un’ideologia”, a suo dire “peggiore del comunismo”.

Questo ha dato ancora più forza a quei movimenti fondamentalisti religiosi e ultranazionalisti che, con l’appoggio del PiS, della la TV statale polacca (TVP), della Chiesa cattolica (che parla di “morbo arcobaleno”) e di buona parte della stampa, continuano a fare disinformazione sulle persone LGBTQIA: nel migliore dei casi la diversità sessuale è considerata un’ideologia portata dall’Occidente per corrompere i valori tradizionali polacchi, mentre nella peggiore delle ipotesi chi difende i diritti LGBTQIA è direttamente equiparato a chi difende la pedofilia.

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Campagne di bugie

Quest’ultimo è il caso della campagna “Stop pedofilia” della Fundacja Pro-Prawo do Życia (Fondazione per il diritto alla vita), che, nonostante il nome, più che alla pedofilia si oppone all’educazione sessuale e alle persone LGBTQIA, indicando la loro identità sessuale come un “disturbo”. La disinformazione e le bugie presenti sul sito della campagna, probabilmente, hanno pari soltanto nei tristemente noti “Protocolli dei Savi di Sion”, falso creato dall’Ochrana, la polizia segreta zarista.

Proprio una di queste campagne contro l’educazione sessuale è all’origine dell’arresto di Margot, persona non binaria che chiede l’uso del femminile (questo è da tenere in considerazione dato che per tutta la settimana successiva il sito della TVP l’ha chiamata con il nome di battesimo maschile) e della “Stonewall polacca” che è iniziata negli ultimi giorni. Queste organizzazioni fondamentaliste fanno girare per le città polacche dei camion su cui, per esempio, riportano le solite bugie, accompagnate dalla scritta “Stop pedofilia” e da una bandiera arcobaleno barrata, sul fatto che attraverso l’educazione sessuale “la lobby LGBT” vorrebbe insegnare ai bambini a masturbarsi a 4 anni.

coppia gay scuola lavagna

L’arresto di Margot

Lo scorso 27 luglio, il collettivo LGBTQIA Stop Bzdurom (Basta stronzate), del quale Margot fa parte, ha assalito e danneggiato uno di questi furgoni che stava facendo questo tipo di disinformazione a Varsavia. Il 3 agosto, poi, la stessa Margot ha partecipato a un’azione, accusata di “insultare i sentimenti religiosi” dei cittadini, nella quale alcune bandiere arcobaleno sono state poste sui monumenti della città. Quattro giorni più tardi, il fatidico 7 agosto, un tribunale ha chiesto l’arresto preventivo di Margot per due mesi: si tratta di una misura, secondo quanto hanno affermato più persone attive per la difesa dei diritti umani, decisamente esagerata secondo gli standard polacchi per reati di questo tipo.

Nonostante Margot si fosse consegnata alla polizia, dopo avere cercato consulenza legale nella sede di Kampania Przeciw Homofobii (Campagna contro l’omofobia, KPH, una delle maggiori organizzazioni LGBTQIA polacche), più tardi è stata arrestata per strada e fatta salire da alcuni poliziotti in un’auto civile. Centinaia di persone si sono quindi ritrovate sulla Krakowskie Przedmieście, una delle strade centrali della capitale polacca.

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Violenze sbirresche

Quella che era una manifestazione pacifica e spontanea si è trasformata in una serie di scontri violenti dopo che la polizia ha iniziato a picchiare i manifestanti e a fare arresti talmente immotivati che, come verrà appurato successivamente, tra le persone arrestate ci sono stati semplici passanti che erano a fare shopping in zona, con tanto di borse con gli acquisti appena fatti.

Secondo quanto è stato riportato da alcuni membri del Krajowy Mechanizm Prewencji Tortur (Meccanismo nazionale per la prevenzione della tortura; KMPT), che ha definito come “esagerate” le modalità utilizzate dalle forze dell’ordine, alcune persone sono state sbattute a terra per essere ammanettate dietro la schiena e sono state tenute in questo modo durante il trasporto, dove alcune affermano di aver subito anche percosse. Alle persone arrestate, inoltre, non sono state comunicate né la destinazione né la ragione dell’arresto, che è passata nel tempo dall’avere “violato i protocolli COVID” al volere organizzare un “attacco violento a persone o proprietà”.

Una volta arrivate a destinazione, le persone arrestate sono state fatte spogliare ed accovacciare, per poi essere esaminate da un membro della polizia (nel caso di una ragazza transgender, l’esame è stato condotto da un uomo). Poi è stato negato l’accesso non solo a cibo e acqua, ma anche a cure mediche e medicinali (un ragazzo trans, per esempio, non ha potuto assumere il testosterone, nonostante le raccomandazioni del suo medico curante).

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Illegalità diffusa

Diverse persone arrestate hanno dichiarato di avere subito percosse e violenze di vario tipo da parte della polizia. E sono state interrogate di notte, senza l’ausilio di un legale: il KMPT fa notare che, se non fosse stato per l’iniziativa di alcuni avvocati che hanno dato il proprio biglietto da visita all’ingresso delle stazioni di polizia, nessuno avrebbe avuto accesso al supporto legale. In alcuni casi è stato negato il supporto legale fino a quando le persone hanno rilasciato dichiarazioni alla polizia.

Secondo l’Ombudsman per i diritti dei cittadini Adam Bodnar, che ha preso in considerazione la diversa reazione delle forze dell’ordine polacche agli atti di violenza di gruppi nazionalisti durante alcuni Pride negli scorsi anni, “la polizia risponde a questo tipo di manifestazione in modo diverso, dipende se il gruppo ha o meno il favore delle autorità”.

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Disinformazione in TV

Nei giorni successivi si sono svolte manifestazioni analoghe nel resto del paese, bloccando anche altri furgoni omofobi (ribattezzati “homofo-bus”). E la TVP ne ha subito approfittato per azione la macchina del fango e rilanciare, attraverso il proprio sito, le accuse contro gli attivisti LGBTQIA e contro Margot (chiamata insistentemente con il proprio nome di battesimo maschile), accusandoli di aver commesso “atti violenti, di avere attaccato in modo brutale un attivista pro-life” e di aver “distrutto la proprietà privata”. Secondo la TV, Margot sarebbe stata arrestata perché avrebbe potuto inquinare le prove, ad esempio avrebbe potuto influenzare i testimoni e stabilire un piano comune con gli altri attivisti.

La TV di stato ha reso pubblici anche alcuni video girati dalla polizia di Varsavia: in uno di questi si vedrebbero manifestanti offendere membri delle forze dell’ordine.

Sempre il sito della TVP ha intervistato il militante nazionalista Tomasz Kalinowski, che ha dichiarato: “Dicono che quell’uomo, M* [nome di battesimo maschile di Margot, non oscurato nella versione originale; ndr], sia stato arrestato, ma nessuno dice che è avvenuto in seguito a un furto”. E ancora: “È una narrativa che conosciamo. Le persone LGBT credono di essere l’élite e che debbano educare le persone normali che non sono a conoscenza del loro nuovo mondo: la sessualità fluida e il fatto che possiamo sentirci uomini o donne da come ci svegliamo la mattina. Vogliono educarci e cambiare la realtà”. Inoltre, secondo lui, dietro tutto questo ci sarebbe il solito George Soros e che per questo i finanziamenti stranieri alle associazioni dovrebbero essere vietati.

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La “lobby LGBT”

Per additare con più chiarezza quelle che considera le uniche vere vittime di tutti gli eventi delle ultime settimane, la TVP ha intervistato anche Jan Bienas, militante dell’organizzazione pro-vita che era alla guida dell’homofobus danneggiato e che ha detto: “Ne ho viste molte, ma questo attacco è stata la cosa più brutale che abbia visto in due anni”. Poi Bienas ha puntato il dito contro Rafał Trzaskowski: il candidato liberale alle ultime presidenziali e attuale sindaco di Varsavia avrebbe più volte fatto spostare il furgone dalla polizia locale, il tutto perché “Trzaskowski è un sostenitore della lobby LGBT” e avrebbe finanziato tale presunta lobby per 7 milioni di złoty (circa 1,6 milioni di euro).

Secondo Bienas, le persone che lo hanno “aggredito”, l’hanno fatto perché gli attivisti pro-life non possono toccarle. Anche se avessero usato la forza “soltanto per legittima difesa”, i militanti arcobaleno avrebbero potuto “decontestualizzare il tutto” e “raccontare la storia dell’aggressione a una minoranza sessuale”.

Naturalmente, in entrambe queste interviste la TVP si è ben guardata dal mettere in dubbio queste affermazioni, diversamente da quanto è accaduto quando ha riportato il fatto che un gruppo di autori di libri per ragazzi si è schierato dalla parte dei manifestanti: “L’arcobaleno che usiamo nei nostri lavori è un simbolo di uguaglianza e non una minaccia. La comunità LGBT non è sola!”. In questo caso, l’articolo di TVP ribatte: “Perché non avete detto niente sulle offese alla polizia?”.

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Denunce da sinistra

È andata ancora peggio a Małgorzata Prokop, deputata di sinistra, che ha affermato che il linciaggio che stanno subendo oggi le persone LGBTQIA ricorda quello che molti “veri polacchi” riservarono agli ebrei durante l’occupazione nazista, quando strappavano i denti dalla bocca dei cadaveri, e che quell’odio portò ai pogrom di Jedwabne e di Kielce (quest’ultimo avvenne nel luglio del 1946, 19 mesi dopo la liberazione della città).

Non si è fatta attendere, anche in questo caso, la risposta di Wojciech Woźniak della Fundacji Polskich Wartości (Fondazione per i Valori Polacchi): “La deputata dovrebbe tornare alle scuole elementari. I polacchi salvarono le vite degli ebrei, non il contrario. Questa signora sta facendo confusione, forse la sua famiglia ha visto togliere i denti dalle vittime dei nazisti, ma questi erano i tedeschi, non noi”.

Quello che è impressionante, è il silenzio in materia, fino ad adesso, della Commissione Europea, che a quanto pare non riesce a prendere una posizione su una violazione dei diritti umani all’interno di uno stato membro e ad andare oltre provvedimenti di facciata.

Alessandro Garzi
©2020 Il Grande Colibrì
immagini: elaborazioni da Anna Shvets (CC0) / Il Grande Colibrì

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