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Giovedì 24 luglio un tribunale di Varsavia ha ordinato che il settimanale polacco Gazeta Polska, uscito il giorno prima, poteva essere venduto solo senza gli adesivi di stampo omofobico che recitavano “Zona libera da LGBT” e che avevano provocato, come c’era da aspettarsi, diverse polemiche e proteste, non ultima quella dell’ambasciatrice statunitense in Polonia, Georgette Mosbacher.

Prima che si pronunciasse il tribunale, non erano mancate le azioni di boicottaggio nei confronti di questa iniziativa: le stazioni di servizio della BP e le librerie Empik avevano infatti deciso di non mettere in vendita il giornale. Per Monika Marianowicz, portavoce di Empik, “non c’è spazio per la discriminazione e per i contenuti che violano la legge. Empik è una zona di tolleranza, chiunque è benvenuto e noi vogliamo trattare tutti con rispetto”.

La vicenda degli adesivi di Gazeta Polska rientra in una più ampia campagna omofoba portata avanti dalla forza politica legata a questo giornale, cioè Prawo i Sprawiedliwosc (Diritto e Giustizia; PiS), il partito di destra di Jaroslaw Kaczynski che è al potere in Polonia. Per protestare contro questa strategia dell’odio, culminata con i pestaggi avvenuti al Pride della città di Bialystok, si è svolta lo scorso 27 luglio una serie di manifestazioni in varie città della Polonia. “Questo clima di tensione – dice una dei manifestanti all’evento di Varsavia, che ha visto la partecipazione di oltre un migliaio di persone – è dovuto alle idee del PiS, intrise di odio e di intolleranza, come quando dipingono le persone LGBT come pedofili e colpevoli di chissà quali delitti”.

Per rispondere alle continue offese e alle continue violenze che la comunità LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersex e asessuali) polacca deve subire, è stato lanciato l’hashtag #jestemLGBT (Io sono LGBT). Le frasi che vengono più usate sono “Io sono LGBT e voglio essere felice nel mio paese” e “Io sono LGBT e non voglio cambiare nessuno”, che fa riferimento al fatto che la stampa polacca accusa le minoranze sessuali di voler “cambiare” i cosiddetti “valori tradizionali” del paese. Oppure si fa notare come le “persone LGBT” possano essere i vicini di casa, gli insegnanti, le persone impegnate nella pubblica sicurezza o gli studenti di medicina “che potrebbero avere la responsabilità di curarti da qui a cinque anni”.

Alessandro Garzi
©2019 Il Grande Colibrì
foto: Il Grande Colibrì

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