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Kaja Godek è un personaggio noto in Polonia per le sue campagne contro l’aborto e contro le persone LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersex e asessuali). La sua frase “L’orientamento sessuale non esiste” è stata votata come “la stupidaggine dell’anno 2020” nel campo scientifico dal sito tematico To Tylko Teoria (È solo una teoria). Risultato non da poco, considerando che il premio è arrivato nell’anno della pandemia di COVID-19, quando opinioni “scientifiche” abbastanza originali non sono mancate, in Polonia e non solo.

Parole d’odio in TV

Il 30 maggio del 2018, intervenendo a Polsat News, Godek si era lanciata in una serie di affermazioni offensive nei confronti delle persone LGBTQIA. “L’Irlanda – ha detto all’intervistatrice Agnieszka Gozdyra – non può definirsi un paese cattolico. Il primo ministro è un gay dichiarato che ostenta il suo strano orientamento, la sua perversione, in pubblico, alla gente…” Il primo ministro in questione era Leo Varadkar, in carica in quel momento. “Quindi – le ha chiesto Gozdyra – per lei è un pervertito?”. “Secondo me, sì: è un pervertito” è stata la risposta. L’11 ottobre dello stesso anno, sedici persone, tra le quali Jakub Urbanik, insegnante alla facoltà di legge dell’Università di Varsavia, hanno denunciato Godek per le sue parole dette in TV.

Il 12 gennaio di quest’anno la corte distrettuale di Varsavia ha assolto Kaja Godek. Le sue parole, secondo il tribunale, sono andate “oltre il limite della libertà di espressione” e dovrebbero essere considerate in modo negativo, ma non erano rivolte contro una persona in particolare o un gruppo specifico di persone: secondo il giudice, le persone LGBTQIA possono essere “un gruppo di dimensioni infinite”.

Secondo la parte più discutibile della sentenza, “il fatto che le persone che hanno sporto denuncia appartengano al gruppo delle persone omosessuali (o bisessuali) dovrebbe essere appurato dall’opinione di un sessuologo o da un suo certificato che confermi l’orientamento sessuale di ciascuna delle persone”. Non può essere una prova sufficiente neanche “il solo fatto di appartenere a un’associazione che si batte contro la discriminazione o per introdurre il matrimonio egualitario in Polonia” perché questo mostrerebbe “una persona attiva per questa causa”, ma non necessariamente il suo orientamento sessuale.

polonia arcobaleno lgbt mirinoUna sentenza assurda

Per spiegare quanto queste motivazioni non stiano in piedi, Jakub Urbanik ha fatto un’analogia con i procedimenti simili che parlano di offesa ai sentimenti religiosi di qualcuno: “Non ho mai sentito che un tribunale abbia chiesto un certificato che provasse l’appartenenza alla fede cattolica e il fatto che le persone in questione frequentassero una chiesa”.

Urbanik conclude con un’amara considerazione: “È passato del tempo da quando sono state dette queste parole e certe frasi sono diventate cosa di tutti i giorni. Da allora è stata lanciata una campagna di odio nei confronti delle persone LGBTQIA in Polonia e i politici di Prawo i Sprawiedliwość [Diritto e giustizia, PiS, il partito sovranista al potere; ndr] hanno usato l’odio come benzina nelle loro ultime campagne elettorali. Sono cambiate molte cose in Polonia. Io sono stato vittima di un’aggressione omofoba”.

Ho avuto un momento di debolezza, in aula – ha aggiunto ancora Urbanik – Conoscevo queste frasi da molto tempo e penso che abbiano avuto un impatto negativo sulla mia vita sociale e personale. Ma sentirle nuovamente in aula, davanti alla maestà della legge, mi ha fatto male. Non è stato facile sentirsi dire, di nuovo, che io appartengo a un gruppo di persone che questa signora considera dei pervertiti e che compriamo i bambini per violentarli”.

“Stuprano i bambini”

In questa ultima frase, Urbanik si riferisce a un altro intervento di Godek sulla stessa emittente. Circa un anno dopo, il 19 maggio del 2019, in un dibattito su Chiesa e pedofilia, aveva chiesto di togliere influenza alla “homolobby”. “Essere pederasti – aveva affermato – è il primo passo verso la pedofilia. Sapete perché adesso i gay vogliono adottare i bambini? Per violentarli, ecco perché”. Nel maggio del 2020 Godek è stata assolta da un tribunale di Varsavia, anche in questo caso perché le persone che si ritenevano offese “non potevano provare” di essere gay. La Polonia non ha una legge contro i crimini d’odio, quindi non è un reato, in quanto tale, denigrare o incitare alla violenza contro le persone LGBTQIA.

Alessandro Garzi
©2021 Il Grande Colibrì
immagini: Il Grande Colibrì

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