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In poche parole mi ha detto che dovevo nascondermi, cioè che dovevo cancellare tutti i miei profili social, incluso YouTube. Dovevo cancellare il mio impatto digitale sul mondo. E ha detto che solo se avessi fatto così sarei potuto rimanere a scuola“. Come lui stesso racconta nel video qui sotto, queste minacce sono arrivate a Austin Willis, 17 anni, non da un compagno prepotente, ma dal preside della scuola luterana di Houston, in Texas (Stati Uniti). Due giorni dopo essere stato minacciato di essere cacciato, il ragazzo ha deciso di andarsene sbattendo la porta, rivendicando la propria dignità e denunciando pubblicamente il sopruso: “Quando mi sono dichiarato, sapevo che avrei subito bullismo, ma non mi sarei mai aspettato che sarebbe arrivato da chi dovrebbe proteggerti dal bullismo, da chi dovrebbe cercare di fermarlo. E invece loro stessi sono bulli“.

Il direttore esecutivo dell’Associazione educativa luterana di Houston ha rifiutato di commentare la vicenda specifica, motivando questo silenzio con il dovere di rispettare la privacy dell’ex studente, ma ha rivendicato il diritto delle scuole luterane di allontanare alunni e insegnanti che non siano in linea con l’interpretazione dei precetti biblici proposta dalla loro Chiesa. Anche il preside dell’istituto non ha voluto dare chiarimenti, limitandosi a rimandare alla “clausola morale” contenuta nelle regole di comportamento della sua scuola, che prevede la cacciata di chiunque appoggi o anche semplicemente non condanni “la pornografia, l’immoralità sessuale, l’attività omosessuale o l’attività bisessuale” (texasobserver.org).

Una “clausola morale” è stata inserita anche nei contratti per i docenti di quattro scuole cattoliche nell’area di San Francisco. Come ha spiegato l’arcivescovo Salvatore J. Cordileone, gli insegnanti devono “astenersi dall’appoggiare pubblicamente qualsiasi istanza o questione che sia esplicitamente o implicitamente contraria a ciò che la Chiesa cattolica considera verità“. Per essere più chiaro e per superare la recente “confusione sulla posizione della Chiesa in ambiti come la morale sessuale e la pratica religiosa“, dovuta probabilmente alle note dichiarazioni di papa Francesco (ilgrandecolibri.com), l’alto prelato ha messo nero su bianco che “adulterio, masturbazione, fornicazione, visione di pornografia e relazioni omosessuali” sono “profondamente maligne” (rawstories.com).

Se le scuole cristiane americane non sono proprio il posto ideale per uno studente omosessuale, molto di peggio può succedere in Ghana: in una celebre scuola cattolica a Denu, nella regione del Volta, due ragazzi sarebbero stati scoperti mentre “si accarezzavano e facevano sesso anale” (sic!). Una folla di compagni si è ribellata contro gli insegnanti, accusati di non fare abbastanza per contrastare l’omosessualità, e contro la polizia, intervenuta per sedare la rivolta e rea di non consegnare i due sodomiti alla folla. Il bilancio finale è pesantissimo: uno studente morto e molti feriti. E i due presunti gay rischiano il carcere (ghanaweb.com).

In fin dei conti, sembra che le scuole in generale, con situazioni più o meno gravi, troppo spesso non siano il posto ideale per gli studenti omosessuali. È proprio per questo motivo che sono importanti e urgenti delle politiche serie contro il bullismo omofobico, come quelle proposte da maggioranza e opposizione nel Regno Unito (ilgrandecolibri.com), dove il problema è ormai riconosciuto dai principali media – ad esempio, bbc.co.uk racconta la storia di Faraaz e delle angherie subite dai suoi compagni nell’indifferenza degli insegnanti.

E a proposito di insegnanti, le scuole non sembrano accoglienti neppure per loro, se sono LGBT (lesbiche, gay, bisessuali e transgender): secondo un’indagine del sindacato dei docenti NASUWT, solo un terzo degli insegnanti omosessuali e transessuali ritiene che sia sicuro esternare il proprio orientamento o la propria identità a scuola e per questo circa il 25% decide di nasconderli (independent.co.uk). E questo succede in un paese che ha preso sul serio la lotta contro l’omofobia a scuola: cosa ci direbbe un’indagine analoga condotta in Italia?

 

Pier
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