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Non si ferma la persecuzione della comunità LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersex e asessuali) in Marocco. Nel 2018, 170 persone sono state arrestate e processate per omosessualità in Marocco: è questo il dato che emerge dal rapporto ministeriale sui crimini contro la moralità. Sebbene il dato sui processi per “sodomia” segni una diminuzione rispetto all’anno precedente, in cui i casi furono 197, rimane comunque una situazione preoccupante. Sempre nel 2018 3mila persone sono state perseguite con l’accusa di adulterio.

In Marocco, infatti, sia l’omosessualità che l’adulterio sono visti come “attentati contro l’ordine della famiglia e la morale pubblica” e per questo motivo il codice penale marocchino prevede delle pene severe per entrambe le accuse. In particolare, i rapporti tra persone dello stesso sesso continuano a essere criminalizzati dall’articolo 489 del codice penale che prevede una pena che va dai 3 mesi ai 3 anni di carcere.

La difesa della moralità nel paese viene tuttora vista come una priorità politica e in questo contesto resta complesso trovare uno spazio per parlare di diritti e tutela per la comunità LGBTQIA. In un recente sondaggio, solo il 21% della popolazione marocchina ha affermato di accettare l’omosessualità. In realtà, si tratta di una delle percentuali più alte tra i paesi arabi e mette il Marocco al secondo posto, preceduto soltanto dall’Algeria con il 26%.

Antonella Cariello
©2019 Il Grande Colibrì
foto: Il Grande Colibrì

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