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La sintesi più efficace l’ha fatta il ministero dei diritti umani pachistano su Twitter: “Il governo del Pakistan è diventato il primo paese al mondo a includere una donna transgender riconosciuta dalla legge, la signora Aisha Mughal, nella propria delegazione nazionale alla Convenzione ONU sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione della donna (CEDAW)”. Per le Nazioni Unite è una novità storica, e forse ancora più importante è il fatto che il Pakistan porta a livello internazionale l’idea che le donne trans siano donne al pari tutte le altre, una banalità che purtroppo però ancora fatica a essere accettata da tutti.

Aisha Mughal, esperta di studi di genere e prima donna trans ad avere insegnato in un’università pachistana, ancor prima di essere scelta per il forum ONU era stata nominata consigliera e coordinatrice per i diritti delle persone transgender nel ministero dei diritti umani. In questo ruolo, ha contribuito, per esempio, a scrivere e presentare linee guida all’avanguardia che dettano il corretto comportamento che le forze dell’ordine devono tenere quando si relazionano a persone trans.

Conquiste di uguaglianza

Aisha Mughal ci tiene a sottolineare che la sua non è una vittoria personale, ma l’esito delle battaglie di un grande movimento. Lei non è l’unica donna trans ad aver conquistato ruoli importanti in Pakistan: “Abbiamo una presentatrice transgender in televisione, un’impiegata alla National Database and Registration Authority (Autorità di registrazione degli archivi nazionali; NADRA), un’artista del make-up su un canale TV e tanti altri esempi sfolgoranti”. E a questo elenco di personalità celebri, bisogna aggiungere un insieme di leggi e norme di discriminazione positiva che stanno davvero cambiando la situazione in Pakistan.

Tutto questo non deve comunque farci dimenticare che per moltissime persone transgender, soprattutto quelle che vivono nelle zone rurali o che nascono nelle famiglie dei ceti medio-bassi, la realtà è ancora drammatica: generalmente riescono a sopravvivere solo facendo la carità o prostituendosi, ben che vada ballando nelle cerimonie. E le violenze sono molto frequenti. È una realtà in evoluzione, ma con drammatici contrasti, che illustra molto bene il documentario di Wajahat Abbas Kazmi “Allah Loves Equality”, promosso da Il Grande Colibrì.

Pier Cesare Notaro
©2020 Il Grande Colibrì
immagine: Il Grande Colibrì

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One Comment

  • $witch ha detto:

    buongiorno.

    non ho un particolare feeling per LGBT, ma ho grande rispetto per la liberà e per coloro che la difendono.

    tutti gli articoli che ho letto dimostrano preparazione, precisione e correttezza.

    sinceri complimenti

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