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Finalmente nella Repubblica islamica del Pakistan è arrivato il giorno in cui le persone transgender, la più grande minoranza di genere identificata, sono riuscite a vedere riconosciuti i propri diritti umani fondamentali dopo un lungo dibattito con le autorità amministrative e tante lotte e tanti sacrifici da parte delle attiviste transgender e della loro comunità. La proposta di legge “Transgender Protection Rights Bill 2018” è stata approvata con voto maggioritario dell’Assemblea nazionale del Pakistan, dopo essere già stata approvata in Senato. E ora, con la firma del presidente della repubblica, la proposta è diventata legge.

Tutta la comunità transgender sta festeggiando questo risultato e quasi tutti gli attivisti e i coordinatori stanno organizzando feste perché questo evento è unico nel suo genere nella storia pachistana.

Ora sono più forte

La bella mattina dell’8 maggio 2018 mi sono svegliata e il mio profilo Facebook era pieno di notizie, di post, di fotografie festose che arrivavano da quasi ogni città del paese. Era stata scritta la storia. Potevo capire e raccontare la gioia di ciascuna attivista che aveva permesso di ottenere questo risultato. E ben presto quella mattina di emozioni è ricominciata da capo, quando un articolo della Thomson Reuters Foundation News ha confermato che la proposta approvata da entrambe le camere del parlamento era finalmente diventata legge.

All’improvviso ho iniziato a sentirmi al sicuro, ad avere più fiducia nell’uscire di casa come donna transgender: avevo come la certezza di poter vivere una vita tutta mia. Finalmente avevo un potere legale da contrapporre a chiunque cercasse di maltrattarmi per il semplice fatto che sono trans. Mi sentivo più forte perché tutte le vittime di brutalità della mia comunità che sarebbero venute a chiedermi aiuto, ora avrebbero potuto seguire un percorso legale corretto.

In via di sviluppo

La nuova legge si basa su vaste ricerche e collaborazioni con la comunità transgender: non è stato ignorato il punto di vista di nessuno. Per decenni le persone trans hanno affrontato le peggiori forme di umiliazione e violazioni dei diritti umani, come stupri, omicidi e molestie pubbliche. Ma il Pakistan è pronto a voltare pagina: è diventato una delle nazioni più progredite al mondo nel riconoscere alle persone transgender uguali diritti, nell’attribuirgli uguali diritti umani fondamentali.

Ciò mostra un forte miglioramento nell’intera comunità queer del paese, anche se c’è ancora molto lavoro da fare. Temo che l’applicazione sul campo di questa legge richiederà anni. Il Pakistan è una nazione in via di sviluppo, pronta nel suo insieme per molte fasi di sviluppo nei prossimi anni. Il razzismo e il nazionalismo sono ancora un problema nel paese e la minoranza hazara a Quetta è trascurata dalle élite, ma al tempo stesso quest’anno si è svolta la più grande marcia di donne.

La comunità transgender pachistana è costante nella lotta per i propri diritti. Abbiamo affrontato ogni cosa che poteva distruggerci, ma dopo ogni ostacolo siamo rimasti in piedi: è questo il bello della nostra comunità. La risposta generale della società è sbalorditiva. Anche se le persone transgender sono minacciate dagli estremisti religiosi, la nuova legge è stata approvata dalla maggioranza in assemblea nazionale e il principale partito religioso di opposizione era contrario solo a pochi dei principali articoli della proposta, tra cui la possibilità di determinare autonomamente il proprio genere.

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La visibilità conquistata

Ma la cosa migliore è che le persone transgender hanno iniziato a essere visibili nella società in generale. Kami Sid ne è uno degli esempi migliori: è la prima modella trans di tutto il mondo musulmano ed è anche un nome importante dell’attivismo LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, transgender, queer, intersessuali e asessuali) in Pakistan. Marvia Malik è la prima presentatrice di TG nel paese. Queste giovani attiviste meritano tutti i nostri applausi perché hanno combattuto per la propria identità e sono diventate il volto dell’intera comunità transgender in Pakistan di fronte alla società civile.

Credo fermamente che il settore delle organizzazioni non governative abbia giocato un ruolo fondamentale nel dare visibilità alle questioni collegate a questa minoranza di genere: per esempio, Naz Male Health Alliance è stata un’organizzazione per i diritti umani pioniera in Pakistan sulle questioni di minoranze di genere. La consapevolezza creata da Naz ha aiutato la comunità queer a uscire allo scoperto e a mostrare al mondo i veri colori dell’arcobaleno.

Le promesse del futuro

A volte sembra quasi un sogno il fatto che il Pakistan abbia riconosciuto le persone transgender e gli abbia dato tutti i diritti per vivere liberamente nel paese. Ora hanno diritto di votare e di partecipare alle elezioni, hanno diritto di formarsi ovunque nel paese e di lavorare dovunque vogliano. È davvero un grande risultato e si spera che sia solo l’inizio di una nuova era per la società pachistana.

Io credo in un cambiamento positivo e nel creare opportunità per nuovi volti della comunità transgender e perciò sto per avviare una compagnia di produzione teatrale per presentare spettacoli che diano visibilità alle questioni relative alle minoranze di genere e le portino davanti alla società in generale.

Spero che in futuro il Pakistan diventi un luogo sicuro e evoluto per tutti. Anche se per raggiungere questo livello servono ancora tanti sacrifici e c’è tanto lavoro da fare, sono sicura che tutti questi grandi obiettivi sono stati raggiunti grazie a un approccio positivo e che solo un approccio ottimista ci aiuterà a raggiungere altre tappe importanti in futuro.

Khursand Bayar Ali *
traduzione di Pier Cesare Notaro
©2018 Il Grande Colibrì

* L’articolo è stato scritto da Khursand Bayar Ali, un’attivista transgender di Lahore, in Pakistan. È la fondatrice di Noutankey Productions, la prima casa di produzione teatrale pachistana fondata da una donna trans. Inoltre, fa parte del consiglio direttivo di Dareecha Male Health Society. È molto conosciuta nella comunità trans pachistana per la sua esperienza pluriennale nei programmi di lotta all’HIV, di educazione sessuale e di consapevolezza sanitaria nella comunità transgender e per la partecipazione a forum nazionali e internazionali sui diritti delle persone transgender.

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