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Ho paura torero
ho paura che verso sera
il tuo sorriso svanisca!

11 settembre 1973: con un colpo di stato che vede la morte del presidente di sinistra Salvador Allende, i militari guidati da Augusto Pinochet prendono il potere in Cile e instaurano una feroce dittatura di destra che, fino alla sua fine nel 1990, ucciderà migliaia e migliaia di dissidenti politici. 7 settembre 1986: in un Cile in fermento, con sempre più proteste e violenze di piazza, il Frente Patriótico Manuel Rodríguez, di ispirazione marxista-leninista, organizza un attentato al dittatore.

Una prosa carnosa

In questo contesto perfettamente ricostruito, anche perché vissuto in prima persona, si svolgono le vicende del prodigioso “Ho paura torero” (Marcos y Marcos, 208 p., 16€; o in versione tascabile: 218 p., 10€) dello scrittore e attivista gay Pedro Lemebel, morto nel 2015. Romanzo di sfolgorante bellezza e infinita malinconia, il libro racconta l’incontro tra la Fata dell’angolo, travestito appassionato di stucchevoli canzoni d’amore, e Carlos, un misterioso studente che trasporta casse di “libri proibiti” e organizza riunioni con i propri compagni. In parallelo scorrono le tribolazioni di Pinochet con la moglie, la logorroica Lucia.

Sono tanti i motivi per leggere il capolavoro di Pedro Lemebel. Innanzitutto è una storia avvincente, costruita a regola d’arte. E poi è scritto con una prosa poetica… una prosa poetica che, mio Dio!, lascia senza fiato: le parole, che si inseguono festose e sovrabbondanti nella loro irriverente teatralità, son talmente dense e carnose che pretendono di ottenere corpo, forma, o almeno suono. “Ho paura torero” vuole essere letto ad alta voce, e ad alta voce sprigiona tutta la sua magia.

Parole-checca

Il linguaggio del romanzo è il vestito perfetto per la Fata dell’angolo, le calza a pennello: è un fiume impetuoso di parole-pisco così ammalianti e barocche da indicare la verità, di parole-farfalla così seducenti e stravaganti da scavare nell’umanità, di parole-checca così estasianti ed eccessive da insegnare la dignità. Una dignità che non è un “nonostante”, che non è un “al di là delle apparenze”, che non è semplice monito a superare gli stereotipi, ma che è una verità vibrante e pulsante che abbiamo coperto di veli e di zucchero fino a farla sparire, a renderla irriconoscibile, a perderla pur avendola qui, sotto i nostri occhi, sotto la nostra pelle.

Ed è ancora più importante leggere o rileggere Pedro Lemebel in questi giorni cupi. Il romanzo ci immerge nella realtà di una dittatura che non è una realtà lampante: pur con tutta la sua violenza, si mostra a chi la vuole vedere, si nasconde a chi preferisce continuare a vivere come se niente fosse. In fondo, c’è sempre un bel bolero alla radio, c’è sempre un film su Netflix. “Ho paura torero” è una strabiliante storia d’amore, ma anche un ineguagliabile percorso di scoperta – e di innamoramento, sì! – della politica e della sua importanza. Oggi non potrete leggere libro migliore, non potrete fare regalo più grande.

Hanno i suoi disegni
piccole figure
uccelline pazze
che vogliono volare…

Pier Cesare Notaro
©2019 Il Grande Colibrì
foto: la copertina

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