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L’esclusivo videoreportage Pyaegua di Luan Iturve, indigeno di etnia Guarani-Nhandeva, e di Valdinéia Jorge, docente universitaria di Scienze Naturali presso l’Universidade Federal da Grande Dourados e attivista dal 2019 contro le discriminazioni religiose subite dal popolo Kaiowa Guarani, viene pubblicato il 25 ottobre da Agência Pública1. Si tratta della prima agenzia di giornalismo investigativo senza scopi di lucro del Brasile fondata da sole donne nel 2011 con l’obbiettivo di difendere i diritti umani. Il reportage denuncia le aggressioni delle chiese neopentecostali contro i templi del popolo indigeno Kaiowa-Guarani.

Secondo il reportage, questo popolo del Mato Grosso Do Sul vive in 32 terre indigene e 22 accampamenti. Negli ultimi anni ha subito attacchi costanti: un’ondata di incendi contro gli spazi di preghiera dello sciamanesimo, portati avanti da indigeni dello stesso popolo, ex seguaci della via tradizionale ora convertiti. Il reportage mostra come il movimento delle donne Kaiowa e Guarani della via tradizionale sia il più attivo nella denuncia e nella gestione del conflitto interno.

Riporta l’indigena Kuña Pytyrua (membra della Grande Assemblea Kunangue Aty Guasu, che fa parte anche del Consiglio degli Anziani locale di riferimento delle famiglie estese di Minha Audeia, la leadership tradizionale del popolo Kaiowa Guarani):

“Mia madre fu quasi torturata, minacciata di stregoneria e fattucchieria”; “la violenza è molto forte”; “noi come nhandesy2 non veniamo ascoltate molto”.

La sciamana parla di un tentativo di resistenza nei confronti dei pastori della chiesa neopentecostale. Spiega che il ruolo di sciamane e sciamani è quello di educare al rispetto dell’ambiente e di guidare i giovani. Le sciamane curano anche le donne incinta, si fanno carico della cura di tutta la società Kaiowa e di tutto l’ecosistema. La leadership spirituale avviene attraverso i canti tradizionali che si recitano in templi chiamati casas de reza (‘case di preghiera’). I praticanti della via tradizionale sono conosciuti tra i Kaiowa come rezadores. Allo stesso tempo, lə sciamanə devono affrontare la violenza che le chiese del loro stesso popolo mettono in atto. Dichiara:

“Le chiese stanno prendendo molto potere dentro la nostra Aldeia, e di conseguenza anche l’intolleranza religiosa”.

Tra il 2014 e il 2020, secondo la Grande Assemblea delle donne Kaiowa-Guaranì, 17 casas de reza sono state incendiate come atto di intolleranza religiosa. Nello stesso periodo ne sono state costruite altre 12, tre delle quali sono state incendiate durante la costruzione.

Casa de reza

Casa de reza

Il reportage documenta le parole di vari testimoni: “diciamo che sono degli assassini e che mai saranno nhandesy”. “I pentecostali non saranno mai di qui, vivono all’esterno. Qui subiamo minacce per i nostri canti tradizionali”. Il secondo testimone riporta: “Noi stavamo pregando con Dona Alda e stavamo iniziando a fare il Nhevanga. A un certo punto sono entrati due pastori con la Bibbia in mano, ma non capiscono che noi non praticheremo mai la religione con qualcosa di scritto o con la Bibbia”. Una bambina indigena ci racconta che bambinə e giovani non sono mai stati in chiesa, non hanno nemmeno idea di che cosa sia concretamente. Un altro testimone afferma con grande forza e dolore: “La nostra tradizione, la nostra cultura viene ammazzata”.

Rezador Kalowa Guarani

Rezador Kalowa Guarani

Secondo dati del consiglio indigeno missionario, Mato Grosso Do Sul è uno degli stati con maggiore indice di violenza contro i popoli indigeni. Negli ultimi anni, infatti, diversi relatori dell’ONU sono stati chiamati a fare attenzione alla situazione nello stato, in particolare a quella del popolo Kaiowa Guarani.

Ma è giusto sentire anche l’opinione dei pentecostali. Il reportage intervista chi crede che non sia affatto necessaria una guerra santa nei confronti di altre fedi. Flayan o Franco, pastore indigeno di Amambai, parte della fazione democratica ed inclusiva della chiesa neopentecostale, dice:

“Recentemente, anche fino a un anno fa, il clima era molto teso perché molti pastori avevano parenti tra i rezadores; la conseguenza è stata la separazione delle relazioni”.

Le persone di fede neopentecostale vivono al di fuori delle comunità Kaiowa a cui appartenevano prima; la religione sta causando la disgregazione del loro popolo.

Però, racconta il pastore, ci sono chiese dalla mentalità aperta, come la chiesa pentecostale Deus è amor, fondata nel 1962 dal missionario David Miranda, con sede mondiale a Sao Paulo. Dopo la contestazione degli attacchi alle casas de reza, i pastori di questa chiesa fecero una riunione che durò circa un anno. Ne fecero anche una di quartiere. Nel Consiglio degli evangelisti, per la sua larghezza di vedute il loro pastore è stato giudicato senza regole e senza dottrina dal resto dei pastori. I quarantadue pastori del Consiglio pensano che gli sciamani siano dei falsi profeti, l’equivalente dell’Anticristo. Un indigeno della via tradizionale ribatte: “I pastori vietano l’utilizzo di oggetti tradizionali, ma sbagliano, perché nella Bibbia c’è scritto che Dio è un Dio di Pace”.

Il reportage mostra le immagini degli incendi dei templi, dannosi anche per l’ecosistema del villaggio Jaguapirú, che si trova dentro la riserva indigena Dourados.

“Le chiese si sono totalmente infiltrate con il loro potere, al punto tale che le tradizioni si stanno ritirando. Stanno distruggendo le menti, le famiglie e anche i rituali. È molto triste vedere questo dentro la mia Aldeia e dentro la mia famiglia…”, dichiara un altrə indigenə della via tradizionale.

Rusiscleire Vilhalva, consigliera Kunangue Atu Guasu, lancia un appello alla solidarietà con grande forza, dolore e soprattutto rabbia:

“Il nostro territorio ha bisogno di aiuto; le nostre famiglie, i nostri bambini, i giovani… abbiamo bisogno di aiuto”. “Proviamo a difenderci con Mbarakà, con Takuapu, con i nostri canti, le nostre rezas, con il nostro sapere tradizionale”. “Noi, in quanto popolo, denunciamo”. “Ma quando e come avremo la nostra giustizia? Cosa abbiamo fatto?! Noi ci stiamo difendendo da soli. Perché la gente dovrebbe denunciare, ma nessuno fa niente. S’inventa il proprio tipo di giustizia, distorcendo le informazioni con un proprio notiziario. E le nostre voci?! Quando saranno ascoltate?! I nostri territori sono sacri, i territori di tutti noi che abbiamo bisogno di riprenderci. La Terra siamo tutti noi. Noi vogliamo giustizia!”.

Queste informazioni sono di difficile accesso persino in Brasile: il reportage non è più visibile online, né sul sito dell’agenzia, né su YouTube. L’autore ha subito minacce di morte da parte da membri delle chiese pentecostali e l’agenzia investigativa è stata costretta a ritirare le poche prove che denunciano le violenze religiose. Questo articolo riporta dettagliatamente il contenuto del videoreportage di Agência Pública, benché il recupero delle immagini risulti limitato. Condividere quest’informazione è un dovere di solidarietà. Pyaegua è il primo prodotto di Microbolsas Públicas, squadra editoriale composta esclusivamente da reporter indigeni. Quest’anno selezionerà cinque progetti di divulgatori indigeni brasiliani in relazione alle diverse minacce che affliggono oltre trecento popoli originari dentro i loro territori tradizionali in Brasile.

Ci sono anche altri tipi di denunce da parte di attivisti indigeni. Per maggiori informazioni qui c’è un video del Consiglio indigeno missionario: link (YouTube). E qui di seguito, ci sono poche immagini del sito d’informazione brasiliana MOVdoc, dove sono riportati gli incendi nelle casas de reza insieme ad alcune testimonianze: link (YouTube).

Personalmente, trovo sconvolgente pensare che il canto possa spaventare interi popoli e provocare la censura. La persecuzione nei confronti della cultura tradizionale continua in paesi lontani dai nostri, in cui invece questo è avvenuto secoli fa attraverso la caccia alle streghe ed è continuato col tempo con la repressione di fenomeni legati ai riti tradizionali. Un esempio eclatante è quello della repressione del rito apotropaico della tarantella da parte della chiesa cattolica, descritta da Ernesto De Martino (link: La terra del rimorso), o l’inclusione di simboli precristiani all’interno del culto dei santi, cosa che avviene soprattutto in luoghi in cui il sincretismo è molto forte, come in Centro e Sud America.

È sconvolgente pensare che in Europa nelle scuole si insegna la storia dei popoli nativo americani come se appartenessero solo al passato e agli antichi imperi Maya, Incas e Aztechi, quando ne esistono eccome di popoli originari, innumerevoli tra Nord, Centro e Sud America. Mi sconvolge pensare che ci sono paesi in cui si possa ancora essere torturate e uccise per stregoneria, sebbene la pratica esista in Europa e sia sempre più diffusa, pur restando nell’ombra nei notiziari e subendo discriminazione ed anche atti incendiari e violenti di intolleranza cristiana.

L’unico modo di manifestare solidarietà è aprire gli orizzonti verso luoghi e fenomeni che noi crediamo appartenere solo al nostro ieri: capire che non dobbiamo disinteressarcene in quanto europei, come se la storia, il presente e il futuro di chi abita il resto del mondo non ci riguardasse. È giusto renderci piccoli e sgranare gli occhi con curiosità ed empatia verso tutto ciò che va oltre il nostro sicuro piccolo orto. Solo in questo modo qualsiasi tipo di intolleranza può essere sconfitta.

 

Siria Comite
©2022 Il Grande Colibrì
immagini: apublica.org

 

1_ La ripubblicazione dei contenuti di Agência Pública è libera e gratuita (https://apublica.org/republique-nuestras-historias/)
2_ Nhandesy: sciamane tradizionali Kaiowa

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