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Se ne parlava da mesi, a Portorico: in parlamento, con numerosi interventi di espertə e sopravvissutə, e nel resto dell’isola grazie alla mobilitazione dellə attivistə. Il provvedimento legislativo che avrebbe dovuto proibire le cosiddette “terapie di conversione” (pratiche mirate a cambiare l’orientamento sessuale o l’identità di genere di una persona, nella maggior parte dei casi minorenne) era considerato necessario per ragioni tanto umanitarie quanto di salute pubblica e sembrava avere l’appoggio dei principali esponenti del governo, ma la sua spinta propulsiva ha cominciato a rallentare sotto una serie di emendamenti, fino ad arrestarsi del tutto il 6 maggio, quando è stato bocciato dalla commissione del senato che doveva sottoporlo al primo vaglio.

Una fine simile a quella a cui era andato incontro nella passata legislatura, e che si sperava di evitare questa volta, con un parlamento diverso e più sensibile alle istanze LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersex e asessuali). Il dibattito, infatti, non era una novità sull’isola. Già nel 2019 era stato proposto un progetto di legge che avrebbe dovuto proibire le terapie di conversione e, nonostante non si fosse riusciti a farlo approvare, il governatore dell’epoca aveva comunque firmato un ordine esecutivo che provvedeva a vietarle.

Le speranze iniziali

Da allora c’è stata una crisi di governo e un’elezione anticipata – che, come ricordavano alcune analisi, ha visto il candidato centrista del Partido Popular Democrático (Partito popolare democratico; PPD), Charlie Delgado, sconfitto proprio per le sue posizioni misogine e omofobe – con risultati piuttosto positivi per il fronte progressista, perché le urne hanno assegnato un peso politico non indifferente al neonato Movimiento Victoria Ciudadana (Movimento di vittoria cittadina; MVC), un partito anti-colonialista che ha come attuale presidente la senatrice Ana Irma Rivera Lassén, un’avvocata nera, attivista dei diritti umani e apertamente lesbica.

C’era motivo di sperare che la legge contro le terapie di conversione potesse avere un esito positivo: un suo sostenitore importante come Carlos Rodriguez Mateo, ex parlamentare e amministratore dell’ASSMCA, l’ente governativo responsabile dei servizi sanitari per la lotta alle dipendenze, aveva esortato il parlamento ad approfittare proprio della particolare “congiuntura storica per sradicare questa pratica da Portorico“.

terapia conversione riparativa gayEmendamenti ostili

Nonostante le buone premesse, tuttavia, la realtà si è rivelata da subito più complessa e ostile. Fin dall’inizio lə attivistə si sono rivoltə al PPD, principale serbatoio dei voti relativi al progetto e ago della bilancia tra la sinistra che lo portava avanti e la destra che vi si opponeva, nella speranza di ottenerne l’appoggio; sono stati organizzati incontri parlamentari con espertə dell’ambito sanitario e persino con ex vittime delle terapie per informare e sensibilizzare il senato che avrebbe dovuto pronunciarsi in merito.

I risultati non sono stati incoraggianti: il dibattito si è inasprito, le voci che assicuravano il sostegno al progetto hanno cominciato a diventare più evasive e verso la fine di aprile, quando avrebbe dovuto tenersi la votazione (in realtà posticipata), alcune senatrici del PPD che ancora non avevano espresso la loro posizione hanno proposto degli emendamenti dal contenuto quantomeno discutibile.

Le parlamentari sarebbero state disponibili a dare il loro appoggio se la definizione delle terapie di conversione fosse stata ampliata per includere anche i trattamenti ormonali impiegati nell’ambito delle transizioni di genere, poiché, sostenevano, in entrambi i casi si trattava di misure che attentavano all’integrità fisica e mentale di minori. Per chi promuoveva la legge, ovviamente, era una richiesta irricevibile. Così, al momento della votazione, complici anche alcune assenze importanti e non sempre giustificate, l’equilibrio si è rivelato sfavorevole al progetto, che è stato bocciato con otto voti contrari contro sette favorevoli, concludendo ufficialmente il suo percorso.

Le ragioni del “no”

Non è difficile intuire alcune delle ragioni per cui il provvedimento è andato incontro a un’alzata di scudi. Al di là delle prospettive apertamente omofobe, poco presenti almeno in apparenza nel dibattito parlamentare, le principali obiezioni delle aree conservatrici – portate avanti in primo luogo dai membri di partiti di destra come Proyecto Dignidad (Progetto dignità; PD), ma sentite acutamente anche da una parte consistente dell’elettorato centrista – affondano le radici nell’ambito religioso.

Non solo la proposta di legge era vista da molti come un tentativo di ingerenza dello stato in questioni private, come il diritto di un genitore di crescere come meglio crede i propri figli, ma riguardava pratiche portate avanti spesso all’interno delle comunità religiose. Non per nulla uno degli emendamenti proposti, e rifiutato dai promotori proprio perché avrebbe tagliato fuori una parte consistente delle casistiche, chiedeva di escludere le chiese dal rispetto della normativa.

terapie riparative conversione exgayDibattito polarizzato

Al tempo stesso, il clima in cui si è consumato il dibattito è stato molto polarizzato e violento, più interessato a offendere gli avversari e difendere a oltranza le posizioni dei rispettivi schieramenti che a cercare, in maniera matura e responsabile, una sintesi che permettesse di migliorare un progetto di legge comunque imperfetto al fine di garantire la proibizione reale e non solo teorica di pratiche che, tendenzialmente, vengono considerate inumane da tutte le parti coinvolte.

Uno dei punti deboli del progetto nella sua formulazione concreta, sostiene per esempio il professor Jorge J. Colberg Toro in un editoriale recentemente apparso sul Vocero, era la concentrazione specifica sull’operato dei professionisti sanitari, categoria senz’altro coinvolta nel problema (diverse testimonianze avevano tra l’altro evidenziato la presenza sull’isola di una vera e propria rete di terapeuti pronti a prestare quel genere di servizio), ma non l’unica responsabile né necessariamente la principale. Insomma, conclude il professore, le pratiche denunciate nelle testimonianze terribili che hanno ispirato il progetto di legge avrebbero rischiato di essere escluse dalla sua proibizione.

Le prospettive future

Il percorso dell’attuale progetto di legge, imperfetto o meno che fosse, è giunto al termine: sarà necessario riprenderlo in mano ed emendarlo con una maggiore consapevolezza delle criticità evidenziate e una rinnovata determinazione a bandire pratiche che, ogni giorno di più, risultano crudeli e pericolose per la salute.

La prospettiva principale da cui si è mossa l’iniziativa non è stata infatti solo quella umanitaria, di opposizione alla tortura, per quanto questa resti indiscutibile e scontata, ma soprattutto quella di un’emergenza sanitaria. I promotori del progetto hanno sottolineato fin da subito come le terapie di conversione, proibite in venti stati degli Stati Uniti (di cui, ricordiamo, nonostante le tensioni Portorico rappresenta un territorio non incorporato), non solo siano prive di ogni validità scientifica, ma abbiano anche effetti gravissimi sulla salute mentale dellə persone e contribuiscano in molti casi all’insorgere di intenti suicidi.

Grazie anche all’attività di sensibilizzazione svolta durante la campagna legislativa, l’urgenza di una normativa che protegga lə minori da esperienze lesive della dignità umana e destinate a lasciare una cicatrice indelebile sulla loro vita sembra condivisa da buona parte dell’arco parlamentare. È auspicabile che nel prossimo futuro attivistə e parlamentari portoricanə riescano a ottenere la copertura legislativa che cercano da anni, e che lo stesso accada nei molti altri paesi che, come l’Italia, non hanno ancora preso atto del problema né messo in campo provvedimenti concreti per risolverlo.

Micol Mian
©2021 Il Grande Colibrì
immagini: Il Grande Colibrì / Il Grande Colibrì / elaborazione da josephredfield (CC0)

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