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Il 21 agosto si è svolta senza incidenti (diversamente da ciò che accadde nel 2018) la parata del Pride a Częstochowa: la Marcia dell’uguaglianza, come si chiama in Polonia, ha visto la partecipazione di circa 200 manifestanti e di circa altrettanti contestatori, per lo più estremisti nazionalisti e religiosi provenienti anche dal resto del paese, che hanno cercato di impedire che la città della Slesia potesse essere “sporcata” da un tale avvenimento. Circa un migliaio di agenti di polizia si è schierato a protezione della parata, anche per impedire aggressioni da parte di membri di Młodzież Wszechpolska (Gioventù polacca), un’organizzazione di estrema destra.

Gli striscioni delle persone partecipanti alla parata (molte delle quali giovanissime) recitavano slogan contro l’odio e l’omobitransfobia, e a favore di una maggiore inclusione delle persone LGBTQIA+ (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersex e asessuali) nella società polacca. E la parata si è svolta sul percorso stabilito, anche se le autorità cittadine avevano tentato di impedirla in extremis, cercando di negare tre giorni prima dell’evento l’uso della strada per “motivi di sicurezza”. “La marcia – era stato comunicato dall’ufficio locale del traffico – può essere fatta, ma secondo il codice della strada. Esistono i marciapiedi, dopo tutto”.

Attacco alla Vergine?

L’Azione Cattolica dell’arcidiocesi di Częstochowa aveva invitato i propri fedeli a “difendere la Vergine”, come era stato fatto durante le manifestazioni femministe dello scorso anno, in occasione dell’approvazione della legge liberticida contro l’aborto, “quando l’Azione Cattolica ed i volontari di Młodzież Wszechpolska hanno impedito l’assalto al santuario”. La città è nota in tutto il mondo per essere sede del santuario di Jasna Góra (Monte Chiaro), dove è presente la Madonna Nera, ed è uno dei centri di pellegrinaggio più importanti per il cattolicesimo.

Ma non è solo questo che provoca la reazione dei nazionalisti contro la presenza del Pride in città. Częstochowa è vista come un bastione del conservatorismo polacco ed è sede di diversi movimenti estremisti, tanto da essere spesso identificata con il mondo cattolico-nazionalista. Eppure secondo Monika Radecka, attivista della comunità queer locale, in città sta crescendo il consenso per queste tematiche, “anche se esiste ancora una parte consistente che è contraria”. Quello che la stupisce è che “tutto ciò che le persone LGBTQIA+ fanno, venga visto come una provocazione” (o, spesso, un’offesa) nei confronti delle persone cattoliche, anziché come una rivendicazione dei propri diritti.

Alessandro Garzi
©2021 Il Grande Colibrì
immagine: Il Grande Colibrì

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Alessandro Garzi: “Ho sempre avuto un interesse per i diritti civili. Al momento, cerco di capire qualcosa sulle politiche verso le persone LGBTQIA+ nei paesi dell’Europa centrale ed orientale, e di far conoscere cosa sia l’orientamento asessuale e il mondo che lo circonda” > leggi tutti i suoi articoli

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