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Malgrado le persone LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersex e asessuali) non se la passino affatto bene in Turchia, e malgrado anche molte altre minoranze siano sempre più discriminate dal regime sempre meno democratico di Recep Tayyip Erdoğan, negli ultimi due giorni ci sono due dati che potrebbero alimentare qualche speranza. Dapprima sono stati diffusi i dati del sondaggio annuale sulla percezione pubblica dei ruoli di genere e sullo status delle donne nel paese, realizzato dal Centro di ricerca sugli studi di genere e sulle donne dell’università Kadir Has di Istanbul, che dal 2015 analizza, tra le altre cose, anche la tolleranza nei confronti delle persone omosessuali.

Un po’ meno omofobia?

I risultati di questa ricerca ci dicono, tra l’altro, che a pensare che le persone LGBT dovrebbero avere pari diritti rispetto al resto della popolazione è il 45% dei turchi, con un incremento del 9% rispetto all’anno scorso. Di per sé, e anche confrontato con il dato del 2016 (solo il 33% di favorevoli alla parità), il dato appare molto positivo, ma bisogna considerare che nel 2017 la percentuale era del 48% e l’anno successivo del 44%. Staremmo, insomma, tornando a livelli più accettabili dopo un’ondata omofoba e liberticida che ha proprio nel governo le proprie origini.

Inoltre preoccupa la percentuale di persone che considera le relazioni tra persone dello stesso sesso come “estranee alla nostra cultura”: dal 53% del 2016 e 2017, si è saliti progressivamente al 61% nel 2018 e 2019, per arrivare al 77% quest’anno. Segno che per le minoranze sessuali essere accettate anche solo nel nucleo familiare rimane un’impresa… Come spesso accade, si mostrano più aperte all’eguaglianza di diritti le donne, le persone più giovani, più scolarizzate e più benestanti. Manca invece il raffronto sulla questione, posta nelle precedenti edizioni del sondaggio, circa la disponibilità ad avere un vicino omosessuale: le persone che si sentirebbero a disagio in una condizione di questo genere lo scorso anno erano il 46,5%, a fronte del 55,3% dell’anno prima.

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Poiché però la percezione popolare è anche influenzata da divieti e propaganda, assume ancora più importanza la seconda notizia che arriva da Ankara questa settimana: il tribunale amministrativo di secondo grado della capitale turca ha stabilito che il divieto a tempo indefinito di svolgere manifestazioni LGBTQIA nella città è illegittimo e lo ha annullato. Il provvedimento era stato emesso dopo il fantomatico tentativo di colpo di stato dell’estate 2016 ed era stato dichiarato permanente lo scorso anno dal tribunale amministrativo con tutti i provvedimenti d’emergenza emessi nel frattempo, recependo il parere del governatorato cittadino.

Il pronunciamento di questi giorni stabilisce però l’illegittimità di prolungare norme da stato d’emergenza in un periodo che di emergenza non è più e revoca quindi il divieto di svolgere eventi LGBTQIA a partire dall’emissione della sentenza, vale a dire dall’inizio di questa settimana.

Michele Benini
©2020 Il Grande Colibrì
immagini: elaborazione da Charles Roffey (CC BY-NC-SA 2.0) / Il Grande Colibrì

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