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La Northwestern University è fiera di aver invitato il celebre gruppo libanese Mashrou’ Leila perché “la band, che ha sempre manifestato il proprio sostegno all’uguaglianza dei diritti, è un’importante voce globale su temi come la libertà di espressione, i diritti gay e la politica“. L’incontro con Hamed Sinno, cantante dichiaratamente omosessuale, e con i musicisti permetterà “un’ampia discussione sulle idee che guidano l’arte e la musica della band e su questioni relative alle libertà e al diritto di parola che non sempre si possono affrontare apertamente in tutte le parti del mondo“.

11.434 chilometri

Peccato che tutto questo sia scritto proprio nell’avviso con cui il prestigioso ateneo statunitense annuncia una “piccola” variazione di programma: due settimane fa l’incontro era stato coraggiosamente annunciato nel campus in Qatar, ma all’ultimo è stato spostato nella sede madre dell’università, in Illinois. La Northwestern University lo annuncia senza ulteriori spiegazioni, quasi come se si trattasse di un semplice cambio aula. Eppure le motivazioni sono chiarissime: alcuni media qatarioti hanno iniziato a protestare contro l’arrivo della band che promuoverebbe valori incompatibili con il “modernissimo” emirato e in breve l’hashtag #نرفض_محاضرة_مشروع_ليلى (rifiutiamo la discussione con i Mashrou’ Leila) è diventato virale.

Di fronte a queste contestazioni un ateneo prestigioso ovviamente non vacilla, non fa marcia indietro. E certamente non annulla un evento: lo sposta di appena 11.400 chilometri e rotti e lo annuncia con un avviso da paladino dei diritti in cui mancano solo i cuoricini. Un avviso che ricorda il patto “Sustainability Strategy” (Strategia di sostenibilità), in cui il Qatar e la Federazione internazionale di calcio (FIFA) hanno osato scrivere, tra altre assurdità, che i mondiali 2022 lasceranno “in eredità gli standard e le pratiche migliori al mondo per i lavoratori“, dimenticando le centinaia e centinaia di operai-schiavi morti per costruire gli stadi. E anche nel documento FIFA non mancava una incantevolmente vuota presa di posizione a favore delle persone LGBTQIA.

Business must go on

Probabilmente la situazione era tale da rendere inevitabile la cancellazione dell’incontro con i Mashrou’ Leila. Forse si poteva evitare l’ipocrisia, ma poi perché? Lo sanno tutti che viva la libertà e che belli gli arcobaleni, ma poi quello che conta è la grana. E la pagliuzza di un incontro cancellato – pardon: spostato! – cosa volete che sia per un’università che riesce a far finta che non esista la trave di un campus in cui insegna giornalismo grazie ai 45 milioni di dollari (oltre 40 milioni di euro) che riceve ogni anno dalla Fondazione del Qatar? Questa istituzione, pur essendo formalmente privata, è controllata e finanziata da uno stato che pratica continuamente censure e arresti di giornalisti. Ma mica vorrete perdere tempo con questi dettagli, no?

Pier Cesare Notaro
©2020 Il Grande Colibrì
immagine: Il Grande Colibrì

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