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Fin dall’inizio abbiamo creduto che il potere del calcio e della coppa del mondo avrebbe ispirato innovazione, costruito ponti tra culture e popoli e accelerato trasformazioni sociali positiveha spiegato Hassan Al Thawadi, segretario generale del Comitato supremo che si occupa dell’organizzazione dei mondiali di calcio 2022 in Qatar. Parole che commuovono profondamente se si considera la situazione disastrosa dei diritti umani e sociali nell’emirato. Parole ancora più importanti perché si tradurranno in azioni concrete, come hanno giurato tutti presentando alla sede della FIFA (Federazione internazionale di calcio) il patto “Sustainability Strategy” (Strategia di sostenibilità). E allora conviene darci un’occhiata a questo documento rivoluzionario.

Partiamo dal “pilastro sociale”, una sezione che promette grandi cose: “Per la coppa del mondo FIFA 2022 offriremo un’esperienza inclusiva, accogliente, sicura e accessibile verso tutti i partecipanti, gli spettatori e le comunità in Qatar e nel mondo. Inoltre, lasceremo un’eredità di comprensione culturale e infrastrutture e servizi accessibili, mentre la popolazione locale saprà come affrontare questi temi“.

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Uno dei temi centrali del documento è l’inclusività, definita come “da un lato includere le persone che altrimenti potrebbero essere escluse o emarginate durante il torneo e non solo, dall’altro evitare ogni forma di discriminazione contro partecipanti o spettatori in base a razza, colore della pelle, etnia, origini nazionali o sociali, genere, disabilità, lingua, religione, opinioni politiche o di altro tipo, condizione di nascita o di altro tipo, orientamento sessuale o qualsiasi altra ragione“.

“Effetti negativi”

Prendiamo il riferimento all’orientamento sessuale, particolarmente significativo in questi mondiali per cui nel 2010 l’allora presidente della FIFA Sepp Blatter aveva consigliato agli omosessuali di “astenersi da qualsiasi attività sessuale“, mentre il già citato Hassan Al Thawadi nel 2013 aveva rincarato la dose, specificando che non saranno ammesse neppure le “manifestazioni pubbliche di affetto“. Parole pesanti, sapendo che in Qatar l’omosessualità è punita con 7 anni di carcere e, almeno teoricamente, con la pena di morte (che fortunatamente non è mai stata applicata).

detenuti siria stupri umiliazioniDopo lo scandalo suscitato da queste dichiarazioni, la “Sustainability Strategy” segna ovviamente una svolta, con la sua “visione di lungo periodo“, come la descrive la stampa filo-governativa, giusto? Il desiderio di lasciare un’ampia eredità di inclusività si è tradotto nella promessa di depenalizzare l’omosessualità o almeno di escludere definitivamente lo spettro delle condanne a morte, no? No.

Le famose azioni concrete sono vaghe formazioni del personale su un generico rispetto dei diritti e poi c’è l’impegno a “garantire che i titolari di diritti che rischiano di avere effetti negativi conoscano i meccanismi e le relative vie di ricorso” (sic!) e a “sforzarci di usare la nostra leva finanziaria con le parti terze coinvolte per prevenire, mitigare o porre rimedio agli effetti negativi“. Tradotto in linguaggio umano, per la comunità LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersex e asessuali) significa che, se qualcuno fosse aggredito o arrestato, gli si direbbe: “Ci dispiace, ma ti avevamo avvertito. Ora proveremo a impietosire qualcuno per non far fare cattiva figura agli sponsor“.

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Operai in paradiso

L’insostenibile nulla della “Sustainability Strategy” è uno sberleffo nei confronti dei diritti di chiunque, ma raggiunge il suo culmine nel “pilastro umano”, in cui ci si impegna a “salvaguardare i diritti e il benessere dei lavoratori impegnati sui siti della coppa del mondo e promuovere i loro diritti nei progetti e nell’indotto direttamente collegati alla coppa del mondo, lasciando in eredità gli standard e le pratiche migliori al mondo per i lavoratori in Qatar e a livello internazionale“. Alla conferenza stampa ha partecipato pure il segretario generale della Building and Wood Workers’ International (Internazionale dei lavoratori dell’edilizia e del legno; BWI) per “riconoscere l’impegno per migliorare le condizioni di lavoro e di vita degli operai edili“.

Neppure una parola è stata scritta o pronunciata sulle migliaia di operai poveri provenienti principalmente dall’Asia meridionale e costretti a subire condizioni di vera e propria schiavitù in Qatar, neppure una sillaba è stata dedicata alle tante centinaia di morti sul lavoro: eppure, secondo alcune stime aggiornate all’anno scorso, nella costruzione degli stadi sarebbero morte addirittura 1400 persone, spesso spacciate ufficialmente per morti per cause naturali. Alla vergogna e alla crudeltà di questi mondiali, con la “Sustainability Strategy” la FIFA e il Qatar hanno aggiunto un’ipocrisia sfrenata: chi vuole esserne complice?

Pier Cesare Notaro
©2020 Il Grane Colibrì
immagini: Il Grande Colibrì / elaborazione da Max Pixel (CC0)

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