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Non si placano le polemiche e gli echi dello scandalo che ha colpito il ministro malese Mohamed Azmin Ali, che sarebbe il protagonista di alcuni video pornografici gay divenuti virali sul social network. A Kuala Lumpur un piccolo ma combattivo gruppo di seguaci del membro del Consiglio supremo Lokman Noorr Adam, della Pertubuhan Kebangsaan Melayu Bersatu (Organizzazione nazionale dei malesi uniti; PEKEMBAR), continua ad assediare i palazzi del potere, chiedendo le dimissioni del ministro e mettendo in discussione anche il premier Mahathir Mohamad, reo di aver trattato Azmin con troppa benevolenza. Lokman peraltro ha promesso che nuovi video stanno per essere diffusi, confermando i sospetti sulle motivazioni politiche e sui ricatti incrociati che sembrano essere dietro questa vicenda.

Indagini e arresti

Nel frattempo però la polizia ha dichiarato di aver individuato la mente che avrebbe ideato lo scandalo, annunciando che procederà agli arresti delle persone coinvolte quando l’inchiesta sarà completata. Le forze dell’ordine non hanno rivelato dettagli sulle persone coinvolte, ma inizialmente hanno escluso che dietro la diffusione e la viralizzazione del video ci siano esponenti politici o organizzazioni non governative. Saranno comunque perseguiti tutti coloro che hanno contribuito a ripostare il video incriminato, la cui autenticità verrà nelle prossime settimane stabilita da esami accurati.

Successivamente è emerso invece che almeno un esponente politico dello stesso schieramento di Azmin risulta coinvolto: si tratta dell’ex leader dei giovani del Parti Keadilan Rakyat (Partito della giustizia popolare; PKR) di Santubong, Muhammad Haziq Abdul Aziz, arrestato insieme ad altre cinque persone con l’accusa di diffusione di materiale pornografico in base alla legge del 1998 che viene utilizzata spesso per censurare ogni contenuto sessuale non conforme alla tradizione.

Una trans al ministero

Il moralismo che ha colpito il ministro, reo di essere “una vergogna per la Malesia”, ha intanto investito anche Rania Zara Medina, nominata nei giorni scorsi dal ministero della salute come componente che rappresenterà la comunità trans nel Meccanismo di coordinamento del paese, vale a dire un comitato di coordinamento che si occupa di presentare domande di finanziamento al Fondo globale per la lotta all’AIDS, la tubercolosi e la malaria e che riunisce esponenti del governo, del settore privato, della società civile e delle comunità che fronteggiano particolari malattie.

Medina è un’attivista che ha partecipato attivamente a iniziative di divulgazione sull’HIV. Molte persone della comunità transgender, tra cui la nota attivista Nisha Ayub, sostengono pienamente la sua nomina nel comitato. Ma molti commentatori non riescono a tollerare che una persona trans sia stata nominata in un ente governativo e usano l’argomento dell’offesa alla religione islamica per attaccare il governo.

Michele Benini
©2019 Il Grande Colibrì
foto: Il Grande Colibrì

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