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E Lut? Che fece Lut quando rimproverò
il suo popolo: “Vi lascerete andare a
un peccato così abominevole, che da
nessuno al mondo è stato mai commesso
prima? Ma come osate concupire il maschio
e non la femmina per sopire la vostra
passione? Che popolo perverso!”
Corano, Sura VII, Il limbo, 80-81

Il racconto, presente nella Genesi e richiamato più volte nelle sure coraniche, della distruzione a suon di zolfo e fuoco dell’empia città di Sodoma è centrale in tutti i tre grandi monoteismi per condannare i rapporti sessuali tra persone dello stesso sesso. I libri sacri sembrano non dare spazio a dubbi: “Se uno ha con un uomo relazioni sessuali come si hanno con una donna, tutti e due hanno commesso una cosa abominevole; dovranno essere messi a morte; il loro sangue ricadrà su di loro” tuona il Levitico (20, 13), mentre San Paolo definisce i rapporti omosessuali come “contro natura“, “atti infami“, “traviamento” (Romani, 1, 26-27).

E nel Corano si legge: “Se ci sono femmine vostre che si rendono colpevoli di scandalo, cercate fra voi quattro testimoni contro di esse. Se in realtà la loro testimonianza è vera, tappatele in casa, nei recessi segreti, fino a che morte non sopravvenga o che il Dio porga loro una via di uscita. Se si tratta di due maschi che si lasciano andare alla gravità di uno scandalo, sotto con la tortura! Se si pentono e cambiano vita, perdonateli, poiché il Dio è sempre pronto al pentimento, egli è colui che è abbondante in misericordia” (Sura IV, Le donne, 15-16).

La posizione dei testi sacri nei confronti dell’omosessualità sembra inequivocabilmente di condanna, eppure, come nell’ebraismo e nel cristianesimo, anche nell’Islam esistono interpretazioni coraniche non sfavorevoli all’amore e alla sessualità tra persone dello stesso sesso. Sono interpretazioni che andremo a esaminare nei prossimi mesi, con l’unica intenzione di informare, lasciando al giudizio di ciascuno di concludere se tali interpretazioni siano più o meno convincenti di quelle sostenute dalla maggioranza degli studiosi coranici.

Prima di analizzare queste interpretazioni più “gay-friendly”, però, occorre chiarire quale sia, più in generale, la visione della sessualità nell’Islam. Se l’ebraismo e il cristianesimo appaiono spesso sfavorevoli al piacere corporeo – la donna è da fuggire perché, suscitando desideri lussuriosi, è “più amara della morte” (Ecclesiaste, 7, 26); Gesù elogia chi si rende eunuco, rinunciando ai piaceri della carne (Matteo, 19, 12) -, l’Islam ha una visione della sessualità più positiva.

Esistono atti proibiti (come la penetrazione anale o l’ingurgitazione dello sperma), ma il sesso ha come finalità non solo la procreazione (che pure era essenziale, nei primi secoli dell’Islam, per favorire l’espansione della religione musulmana), ma anche il piacere degli sposi. Di entrambi gli sposi, come suggeriscono passi coranici (“[Le donne] sono come un vestito per voi, voi siete come un vestito per loro“, Sura 2, La vacca, 187) e antiche testimonianze che suggerivano ai mariti, ad esempio, di stimolare la clitoride della moglie con la bocca o con le dita.

Pratiche come l’infibulazione, finalizzate a limitare il piacere femminile, sono sempre più riconosciute come estranee all’Islam e come retaggi di tradizioni culturali pre-maomettane, tanto da essere condivise da gruppi appartenenti ad altre fedi religiose.

Quindi, al di là di simili retaggi culturali, il sesso non è negativizzato e non potrebbe esserlo, dal momento che è considerato un dono di Dio agli esseri umani, un segno della sua presenza, una prova dell’armonia cosmica (“Un altro dei suoi segni: per voi, da voi stessi, ha creato le vostre donne perché presso di loro viviate in grata compagnia, ha collocato fra voi desiderio d’attrazione e simpatia. Non sono forse segni interessanti per gente che riflette?“; Sura 30, I Rum, 21).

Non a caso, rinunciare volontariamente al piacere, con il celibato o con la castità all’interno del matrimonio, è un atto mal tollerato, che quasi si avvicina al peccato: molti ahadith raccontano di come il Profeta incoraggiasse i giovani a sposarsi. Il matrimonio, inteso come legame tra un uomo e una donna, è benedetto di Dio ed è un rapporto che, al di là di certe interpretazioni proposte da estremisti che tanto piacciono al pubblico occidentale, prevede amore, affetto, conforto, reciproco completamento.

In tutto questo, quale spazio si apre per l’amore omosessuale? Ne parleremo nei prossimi mesi…

Pier Cesare Notaro
©2011 Il Grande Colibrì
immagine: elaborazione da Afshad (CC0)

3 Comments

  • Anonimo ha detto:

    Per approfondire il rapporto tra ebraismo e sessualità, vi consiglio questo articolo che ho trovato di particolare interesse:

    Ebraismo e sessualità fra filosofia e Qabbalah

  • Black Jackal ha detto:

    Ho letto con interesse la rubrica sulla sessualità nel mondo musulmano e sono curioso di proseguire la ricerca. Mi ha sorpreso e mi ha fatto un gran piacere vedere come alla fine, più che soffiare sul fuoco dell'intolleranza e del rifiuto, tu abbia fatto notare che si parla appunto di amore e rispetto reciproco, e che non è una religione dell'odio, come si pensa o piace pensare a noi occidentali per sentirci meglio e più evoluti.
    Quindi, ti faccio i miei complimenti e ti auguro Pace e Ispirazione, perché il tuo blog sia uno strumento di Luce e Bene.

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