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Terapie di conversione: un grave pericolo per l’identità e il benessere sociale, psicologico e fisico della comunità LGBTQIA in Medio Oriente e Nordafrica

Noi, organizzazioni e movimenti firmatari, esprimiamo la nostra seria preoccupazione per la diffusione delle cosiddette “terapie di conversione” contro la comunità LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, transgender, queer, intersessuali e asessuali) in Medio Oriente e in Africa settentrionale. Affermiamo che ogni tentativo di distorcere o cancellare le identità, di promuovere l’odio per se stess@ e di negare l’esistenza delle persone LGBTQIA, ha conseguenze gravi sul loro benessere fisico e psicologico.

Contesto

“Terapia di conversione” è un’espressione generale per descrivere interventi di varia natura accomunati dalla convinzione che l’orientamento sessuale o l’identità di genere di una persona possano e debbano essere corretti. Le terapie di conversione sono praticate in tutto il mondo, secondo un rapporto di Victor Madrigal-Borloz, l’esperto indipendente delle Nazioni Unite per la protezione contro la violenza e la discriminazione basate sull’orientamento sessuale e l’identità di genere, che ha scritto: “Le terapie di conversione sono praticate in almeno 68 paesi“. Recentemente si sono diffusi su larga scala appelli a favore delle terapie di conversione in Medio Oriente e in Africa settentrionale. 

Questo tipo di terapie presenta rischi terribili come depressione, ansia e isolamento. Inoltre promuove l’odio per se stess@. Chi ha subito queste pratiche riferisce che veniva detto che le persone non eterosessuali sono di solito sole e infelici e che la società non le accetta e le disapprova. Queste affermazioni possono spingere le persone colpite a comportamenti suicidi.

medici israeliani terapie omosessualitaNon è una malattia

Le terapie di conversione si basano su un’idea falsa, pericolosa e discriminatoria secondo cui le diversità sessuali e di genere sarebbero disequilibri da correggere. Sono inoltre pratiche mediche fondate sul presupposto che si possano modificare l’orientamento sessuale e l’identità di genere.

Nel 1973 gli psichiatri dell’American Psychiatric Association (Associazione americana di psichiatria; APA) hanno votato per cancellare l’omosessualità dal Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Nel 1986 la definizione dell’omosessualità come malattia è stata definitivamente abolita. Più recentemente, nel maggio 2019, l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha deciso di eliminare le questioni di salute delle persone transgender dalla sua lista delle malattie mentali, riconoscendo in questo modo che “effettivamente non si tratta di una condizione di salute mentale“.

Inoltre l’American Psychiatric Association si è opposta a qualsiasi trattamento psicologico, come le terapie di conversione, dal momento che è un pregiudizio il presupposto che l’omosessualità o la diversità di genere siano in sé e per sé disordini mentali e che le persone debbano cambiare il proprio orientamento sessuale. Come sottolinea l’American Psychoanalytic Association (Associazione americana di psicoanalisi; APsaA), “come per tutti i pregiudizi sociali, i preconcetti basati sull’orientamento sessuale, l’identità di genere o l’espressione di genere reali o presunti di una persona hanno effetti negativi sulla salute mentale, contribuiscono a perpetuare lo stigma e un’autocritica pervasiva attraverso l’interiorizzazione di questo pregiudizio“.

L’American Academy of Child and Adolescent Psychiatry (Accademia americana di psichiatria puerile e adolescenziale; AACAP) afferma che non ci sono prove a supporto degli “interventi terapeutici” basati sul presupposto che si possano modificare l’orientamento sessuale, l’identità di genere o l’espressione sessuale consensuale. L’AACAP conferma che le terapie di conversione mancano di credibilità scientifica e di benefici clinici. Inoltre, ci sono prove che questi interventi provocano danni. Infine, le terapie di conversione non devono far parte di nessuna terapia di salute comportamentale né per i bambini né per gli adolescenti né per gli adulti.

occhio donna mirino violenzaPersonale sanitario

Le terapie di conversione sono in conflitto con la dignità e l’umanità delle persone e ne violano i diritti, come quelli alla privacy, all’autodeterminazione, alla non discriminazione e alla libertà dalla sofferenza e dagli abusi.

Anche se la maggior parte delle istituzioni mediche e scientifiche più importanti negano l’efficacia e la fattibilità delle terapie di conversione, questo comportamento è ancora comune tra molti professionisti della salute, che praticano questo tipo di terapie a causa della discriminazione diffusa e del pregiudizio sociale contro le persone LGBTQIA. Per questo l’American Psychiatric Association raccomanda che “chi ha un’etica professionale si astenga dal cercare di cambiare l’orientamento sessuale delle persone e rispetti le identità di chi ha un’espressione di genere differente“.

L’European Association for Psychotherapy (Associazione europea di psicoterapia; EAP) scrive che “i professionisti dovrebbero fare attenzione quando interagiscono con clienti o pazienti che chiedono una terapia di conversione, dal momento che richieste di questo tipo spesso nascondono altre problematiche urgenti“.

Media e leggende

I media arabi hanno un ruolo importante nel promuovere informazioni false sull’omosessualità e sulla diversità di genere, arrivando persino a diffondere leggende metropolitane sull’orientamento sessuale e l’identità di genere. Pubblicizzano le terapie di conversione basandosi su informazioni scientifiche imprecise, su supposizioni false e atteggiamenti discriminatori. Inoltre, contribuiscono ad accrescere e diffondere i discorsi d’odio contro la comunità LGBTQIA.

Tortura, non cura

Le terapie di conversione sono una forma di tortura, non un trattamento sanitario. La Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura ha concluso che “queste pratiche possono essere equiparate alla tortura, a un trattamento crudele, disumano o degradante“. Sottoporre le persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender, intersex o queer alle terapie di conversione significa cercare di cambiarne la sessualità o l’identità di genere a causa di fobia, odio e discriminazione anti-LGBTQIA, ed è considerato un crimine contro l’umanità. Noi rigettiamo e resistiamo all’oppressione in ogni sua forma, compresa l’oppressione sociale contro molte identità sessuali e di genere.

pugno aggressivo violenzaCarte dei diritti umani

Il diritto all’uguaglianza e alla non discriminazione sono due dei principi fondamentali dei diritti umani, sanciti dallo Statuto delle Nazioni Unite, dalla Dichiarazione universale dei diritti umani e dai trattati sui diritti umani. Le parole con cui si apre la Dichiarazione universale dei diritti umani sono inequivocabili: “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti“. La garanzia di uguaglianza e non discriminazione sancita nel diritto internazionale dei diritti umani si applica a ogni persona, indipendentemente dal suo genere, dal suo orientamento sessuale o dalla sua identità di genere.

Gli organi ONU dei trattati sui diritti umani hanno espresso preoccupazione a proposito dei trattamenti di conversione. Come ha affermato l’esperto speciale sui diritti LGBTQIA in un rapporto sulle terapie di conversione, “le azioni per sottoporre le persone lesbiche, gay, bisessuali, trans o con diversità di genere a terapie di conversione sono per loro natura degradanti, disumane e crudeli e creano un significativo rischio di tortura. Gli stati devono esaminare i casi specifici alla luce delle norme internazionali, regionali e locali sulla tortura e su trattamenti e/o punizioni crudeli, disumani o degradanti“.

Raccomandazioni

  • Chiediamo che le terapie di conversione siano proibite dai governi del Medio Oriente e dell’Africa settentrionale, dal momento che sono una forma di abuso che colpisce il benessere sociale e psicologico delle persone.
  • Esortiamo Victor Madrigal-Borloz, l’esperto indipendente ONU su orientamento sessuale e identità di genere, a investigare sulla materia e a pubblicare un rapporto elaborato per affrontare le terapie di conversione.
  • Facciamo appello ai professionisti sanitari che effettuano terapie di conversione affinché cessino queste pratiche che costituiscono una violazione dell’etica professionale e una frode.
  • Chiediamo alle associazioni di salute mentale e ai sindacati medici in Medio Oriente e in Africa settentrionale di denunciare questa palese violazione dei diritti individuali e di considerarli come una forma di tortura.
  • Chiediamo alla stampa, alle radio e alle TV di smettere di promuovere leggende anti-scientifiche sull’omosessualità, sulla diversità di genere e sulle terapie di conversione.
  • Chiediamo ai social media come Facebook, Instagram, Twitter e YouTube di non permettere più la diffusione di queste leggende sulle loro piattaforme e di proibire ogni contenuto che permetta a queste bugie di essere amplificate, tanto attraverso sistemi di raccomandazione dei contenuti quanto attraverso pubblicità mirate.

Firme

1. ANKH (Arab Network for Knowledge about Human rights) – regione Euro-mediterranea
2. ADHEOS – Francia
3. Afrique Avenir – Francia
4. Aldarte LGTBI Bilbao – Spagna
5. Alouen – Algeria
6. Alwan – Germania
7. Alwani Association for Development and Human Rights – Tunisia
8. Arab Foundation for Freedoms and Equality – Libano
9. ATYAF Collective for sexual and gender diversity – Marocco
10. Bedayaa Organization – Egitto e Sudan
11. Egyptian Human Rights Forum – Egitto
12. HuMENA for Human Rights and Civic Engagement – Medio Oriente e Africa settentrionale
13. Il Grande Colibrì – Italia
14. Initiative franco-égyptienne pour les droits et libertés – Egitto e Francia
15. Le village médical et psychosocial – Marocco
16. Mawjoudin initiative for equality – Tunisia
17. My.Kali magazine – Medio Oriente e Africa settentrionale
18. Nouakchott Solidarity Association NGO – Mauritania
19. Outcasts – Tunisia
20. Proud Lebanon- Libano
21. Rainbow Railroad – Canada
22. Rainbow Street – Stati Uniti, Medio Oriente e Africa settentrionale
23. Rainbow Sunrise Mapambazuko – Repubblica Democratica del Congo
24. Roots Lab – Marocco
25. SAQFE Collective – Marocco
26. Solidarité Internationale LGBTQI – Francia
27. Transat – Medio Oriente e Africa settentrionale
28. Women’s center for guidance and legal awareness – Egitto

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