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Il Comitato Europeo per i Diritti Sociali ha decretato che la sterilizzazione, che è uno dei requisiti richiesti nella Repubblica Ceca affinché una persona transgender possa essere ammessa alla riassegnazione di genere, ha un grave impatto sulla salute fisica e psicologica e che le persone non dovrebbero essere messe di fronte alla scelta tra la propria integrità fisica e quella che è la propria identità. La decisione del Comitato, secondo la quale il riconoscimento del genere è un diritto umano, segue quella della Corte Europea per i Diritti dell’Uomo che ha emesso una sentenza dello stesso tipo nei confronti della Francia.

Inoltre, nel luglio del 2018 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha dichiarato che le persone transgender non dovranno più essere considerate, a causa della loro identità di genere, come persone con problemi mentali.

Le associazioni festeggiano

Il caso era stato posto di fronte al Comitato nel 2015 da Transgender Europe, da ILGA-Europe e da alcuni attivisti locali. Transgender Europe (TGEU) è un network, fondato a Vienna nel 2005, di associazioni che si battono per la difesa delle persone trans. ILGA-Europe è un altro network che comprende più di 500 associazioni per l’affermazione dei diritti delle persone LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, transgender, queer, intersessuali e asessuali) presso le istituzioni nazionali e continentali. È il gruppo regionale della più vasta International Lesbian and Gay Association (Associazione internazionale lesbica e gay; ILGA), la cui azione si svolge a livello mondiale.

Siamo sollevati da questa decisione – dicono i promotori – La sterilizzazione forzata delle persone transgender è qualcosa che avviene ancora oggi in Repubblica Ceca. È una cosa inumana e deve finire. Chiediamo che le autorità prendano i provvedimenti necessari affinché venga implementata una procedura di riconoscimento del genere che sia veloce, trasparente, accessibile e basata sull’autodeterminazione”.

I sessuologi si oppongono

Non è dello stesso avviso l’associazione ceca dei sessuologi, che ha riaffermato l’idea secondo la quale l’intervento chirurgico dovrebbe rimanere una parte obbligatoria della procedura di riassegnazione. Tra l’altro, secondo una recente proposta in materia del ministro della giustizia, sarebbe proprio un sessuologo a valutare le richieste e il percorso delle persone transgender che ne facciano richiesta. Questo ha provocato alcune polemiche da parte dei promotori: infatti, come è possibile che medici che sono favorevoli alla sterilizzazione forzata vengano considerati esperti in materia e venga data l’ultima parola a loro?

Alessandro Garzi
©2018 Il Grande Colibrì
foto: US Army Africa (CC BY 2.0)

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