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“Breaking the silence” (Rompere il silenzio): è questo lo slogan scelto per celebrare la Giornata internazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia (IDAHOBIT). Una ricorrenza importantissima, che nemmeno le misure di contenimento attuate per contenere la diffusione del COVID-19 sono riuscite a fermare. In tutto il mondo si sono levate voci e testimonianze di persone che, pur tra mille difficoltà, non accettano più di restare in disparte e in silenzio. Tra queste ci sono anche quelle di molti abitanti delle isole Figi, uniti e pronti a lottare contro la discriminazione, la violenza e l’emarginazione che colpiscono gli appartenenti alla comunità LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersex, asessuali) in ogni parte del mondo.

Dati allarmanti

L’omofobia nelle isole Figi è un fenomeno molto diffuso e si accompagna purtroppo a un’omertà diffusa. Stando ai dati raccolti nel 2018 da Diverse Voices and Actions for Equality Fiji (Voci e azioni diverse per l’uguaglianza alle Figi; DIVA), un collettivo femminista che riunisce attiviste e attivisti queer della regione del Pacifico, ben l’84% degli appartenenti alla comunità LGBTQIA figiana è stato vittima di abusi e violenze perpetrate dal partner. Questa spaventosa percentuale comprende al suo interno anche gli individui di genere non conforme, nei confronti dei quali lo stigma e la riprovazione sociale sembrano essere particolarmente rilevanti.

Come se non bastasse, solo il 56% delle persone che hanno subito un’aggressione sessuale ha la forza di denunciare la violenza subita, mentre il restante 44% dichiara di non averne parlato a nessuno o di essersi confidato al massimo con alcuni amici molto stretti. Un numero da non sottovalutare assolutamente e che mostra con molta chiarezza il livello di solitudine e difficoltà a cui sono sottoposti i membri della comunità LGBTQIA della repubblica figiana.

dito bocca silenzio censuraEmergenza nell’emergenza

Come rilevato dagli attivisti, ad aggravare questa situazione già di per sé molto ostica e complessa è purtroppo intervenuta anche la pandemia causata dal nuovo coronavirus. Le misure intraprese per frenare l’avanzata del COVID-19, infatti, non solo stanno mettendo in ginocchio l’economia locale, ma rischiano di avere effetti molto negativi anche sulla vita dei membri delle comunità più indifese e vulnerabili. Come ha fatto notare Nalini Singh, presidente di NGO Coalition on Human Rights (Coalizione delle organizzazioni non governative per i diritti umani), risulta quanto mai necessario proteggere e difendere gli appartenenti alla comunità LGBTQIA per l’intero protrarsi di questa pandemia.

In un momento così difficile, occorre adottare misure e provvedimenti che mettano al centro la salute delle persone e promuovano il rispetto dei diritti umani – ha sottolineato Singh – Nessuno dev’essere lasciato indietro. La nostra società potrà cambiare se ciascuno di noi troverà il coraggio di rompere il silenzio e di lavorare insieme affinché i diritti delle persone LGBTQIA, così come quelli di qualsiasi altro membro della nostra società, siano sempre e comunque rispettati“.

Nicole Zaramella
©2020 Il Grande Colibrì
immagini:  elaborazioni da PxHere (CC0) / da pxfuel (CC0)

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