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19 anni. 21 anni. 24 anni“. In molti tweet non ci sono dettagli, solo liste di età. E l’hashtag finale: #MeTooGay. In questi giorni in Francia si stanno abbattendo due tabù: da una parte l’accusa contro il costituzionalista Olivier Duhamel di aver violentato i figli di sua moglie ha lanciato il movimento #MeTooInceste, dall’altra una testimonianza contro un consigliere comunale parigino del Parti Communiste Français (Partito comunista francese; PCF), Maxime Cochard, ha aperto le porte a una marea di testimonianze sulle violenze sessuali compiute da uomini su altri uomini, in particolare nella comunità gay e bisessuale.

Tutto è partito con un tweet di un internauta anonimo: “Dopo più di due anni senza sapere come esprimere a parole quello che mi è successo, mi rendo conto che sono stato violentato da Maxime Cochard e dal suo compagno Victor Laby nell’ottobre 2018, quando avevo solo 18 anni ed ero particolarmente vulnerabile. Credo che abbiano approfittato della mia giovinezza, della mia ingenuità, del fatto che per problemi familiari non avevo un posto dove dormire, del loro ruolo nel PCF per avere rapporti sessuali non consensuali con me“. Il PCF, in attesa di chiarimenti magari in sede giudiziaria, ha subito chiesto a Cochard di farsi da parte. E anche la sindaca di Parigi, Anne Hidalgo, ha espresso il proprio sostegno alla denuncia delle violenze.

Da lì in poi il muro del silenzio, che Il Grande Colibrì denunciava ancora poco più di un mese fa con un articolo molto letto e commentato sui social, è crollato su Twitter. Con una valanga di post, con riflessioni, date, testimonianze lunghe o brevi (“Era il 2019, eravamo d’accordo per fare solo preliminari, niente sesso anale, perché non ero pronto. Ma lui l’ha fatto lo stesso. E senza protezioni“), ma tutte dolorose.

uomo violenza sessuale stuproColpa del patriarcato

Molti raccontano di violenze subite durante l’infanzia o l’adolescenza: “Il mio aggressore mi portava sul tetto ogni giorno, era il nostro vicino e il fratello maggiore del mio migliore amico. Io avevo 11 anni, il problema è che ancora oggi mi sento come se fosse colpa mia e lui vive la sua vita sposato bello tranquillo. Lui mi ha fatto vedere foto di coltelli e della sua gang, mi ha detto che se anche solo pensavo di dirlo a qualcuno avrei fatto la fine di un bambino della scuola che era stato picchiato fino a rompergli costole e denti. Avevo paura, quella cosa mi faceva schifo, piangevo di dolore. Fino a oggi non ne ho parlato con nessuno. Spero solo di poter raccontare un giorno questa storia a tutta la sua famiglia e soprattutto a suo fratello“.

A 16 anni è stato uno dei miei migliori amici – elenca il giornalista queer Anthony VincentA 21 il mio fidanzato che rifiutava i miei ‘no’. A 26 l’incontro di una notte che mi ha fatto subire la combo violenza, coercizione e minacce“. Vincent ricorda che #MeTooGay è parte di #MeToo: “È violenza patriarcale. La comunità gay non funziona a porte chiuse: anche se hanno loro specificità, le violenze sessuali fanno evidentemente parte del patriarcato che struttura tutta la società, il nostro rapporto con il potere, il dominio. Direi anche che questo ambiente mascolino agisce come uno specchio ingranditore del patriarcato, favorendo la banalizzazione delle violenze sessuali e riducendoci al silenzio. Bisogna ripensare la mascolinità. E demolire il patriarcato“.

Il problema esiste, e lo dimostrano anche diversi studi. Il dibattito no: la questione è banalizzata, ridicolizzata, cancellata. Applaudiamo il #MeToo delle donne, mentre nella comunità di gay e bisessuali c’è stato un sostanziale silenzioscrivevamo nel nostro articolo. Questo silenzio in Francia si sta sgretolando. “Il silenzio della comunità serve solo a rafforzare le violenze patriarcali” scrive un internauta, dopo aver dato la sua testimonianza: “Avevo 18 anni, era la mia prima serata studentesca. Avevo bevuto troppo e un tizio ha deciso di riaccompagnarmi. Per anni l’ho trasformato nella battuta sul ‘risveglio con uno sconosciuto’. Non è stata né la prima né l’ultima aggressione. Ho sviluppato un rapporto tossico con la mia sessualità e con l’alcol“.

coppia sesso gay persianeAbbattiamo il silenzio

La nostra comunità deve diventare un luogo capace di ascoltare e sostenere le vittime di violenza. E invece l’accoglienza al nostro articolo in molti gruppi gay e bisessuali ha dimostrato un’immaturità profonda, se non peggio: a parte tante battute su come sarebbe bello farsi stuprare, molti commenti puntavano il dito contro la sessuofobia di chi denuncia (sic!) o contro il rischio di rovinare l’immagine della comunità davanti all’opinione pubblica, quasi sempre senza reazioni da parte degli altri utenti. Ecco ancora una volta il dito che ribalta la realtà e le responsabilità, che in fin dei conti assolve il carnefice e accusa la vittima. Sono meccanismi che vengono raccontati in molte testimonianze di #MeTooGay.

È difficile raccontarlo, ma è necessario, credo – scrive un altro testimone – E allora ecco: il preservativo si è rotto, gli ho chiesto di fermarsi e lui non ha voluto, sono riuscito a scappare via dal suo appartamento, sommerso dai suoi insulti. Sono corso al pronto soccorso per un trattamento post esposizione. Condividendo questa piccola storia, mi rendo conto della difficoltà di testimoniare, di parlare di cose intime in pubblico. Lo faccio perché la vergogna deve cambiare campo, perché forse leggeranno queste righe anche degli aggressori e rifletteranno sulle conseguenze delle loro azioni“. E forse leggeranno anche le schiere degli indifferenti e capiranno che alzare le spalle non è un gesto innocente.

Chiudiamo con quello che scrive il produttore Nicolas Martin, che ha raccontato le violenze subite nella sua infanzia: “Quello che è importante in questa liberazione della parola è che dopo #MeToo, #MeTooInceste e ora #MeTooGay, non si può più dire che lo stupro è l’azione isolata di qualche pervertito su qualche vittima sfortunata. È un sistema di appropriazione e di distruzione dei nostri corpi, un sistema che è stato tollerato, taciuto, estromesso dalla sfera pubblica, a volte anche con compiacimento. È questo sistema che dobbiamo abbattere, prendendo la parola e volgendo la violenza che abbiamo subito contro chi ce l’ha fatta subire“.

Pier Cesare Notaro
©2021 Il Grande Colibrì
immagini: Il Grande Colibrì

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