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Vladimir Luxuria, 52 anni, eletta come indipendente tra le fila di Rifondazione Comunista nel 2006, prima deputata transgender nel parlamento italiano. Attivista per i diritti LGBTI (lesbiche, gay, bisessuali, trans e intersex), conduttrice, scrittrice, opinionista TV e recentemente anche modella per Coconuda. Il Grande Colibrì l’ha intervistata dopo la presentazione del suo ultimo libro, “Il coraggio di essere una farfalla” (Piemme 2017, 247 pp., 17,50€), in Egitto.

Come mai hai deciso di presentare il tuo libro in un paese arabo?

Mi sono recata in Egitto a presentare il libro perché invitata dall’amministratore della struttura turistica “Domina Coral Bay” di Sharm El-Sheikh. Era un contesto protetto, dove ad assistere era prevalentemente un pubblico occidentale. Ciò detto, non è stata la prima volta che mi sono recata in un paese arabo-musulmano.

Già nel 2007 ho partecipato da parlamentare al Pride di Istanbul, cioè in una nazione dove le trans sono spesso vittime sia della gente comune che delle forze dell’ordine. In quella occasione ci andai apposta, perché attraverso il mio ruolo da parlamentare, in caso di aggressione, potevo essere una difesa per la comunità LGBT turca attraverso la mia visibilità mediatica. Ricordo che quella manifestazione fu totalmente ignorata dai media turchi, nonostante l’enorme valenza politica che ha fatto della Turchia il primo paese a maggioranza musulmana a ospitare un Pride. Poi, sempre nel 2007, ho preso parte al Pride di Mosca e più recentemente, sempre in Russia, ho protestato contro le leggi anti-gay di Putin, a Soči, dove fui arrestata.

Durante e dopo la presentazione del libro che idea ti sei fatta delle persone che assistevano all’evento? In generale, come ha reagito il pubblico? Erano presenti membri della comunità LGBTQIA egiziana?

Non so quanto sia possibile parlare di una comunità LGBT egiziana perché le persone gay sono fortemente osteggiate in Egitto, non solo per la repressione attuata dal governo vigente ma già da prima, con Mubarak e la vicenda di “Cairo 52“. Per ciò che riguarda il pubblico, esso era predisposto perché sapeva già a quale evento sarebbe andato ad assistere. Inoltre Sharm è una località turistica, fatta prevalentemente di persone di mentalità aperta e da occidentali, anche per questo non c’è stata alcuna reazione negativa da parte di chi ascoltava. Al di fuori di quel contesto però oggi parlare di diritti in Egitto è fortemente osteggiato.

Precedentemente eri mai stata in una paese arabo? Che opinione ti sei fatta delle persone del posto?

In passato mi ero già recata diverse volte in Egitto per motivi turistici e non ho mai avuto problemi. Anzi, ho visto molti arabi che si abbracciavano e andavano in giro mano per la mano, come simbolo di un affetto reciproco che è culturalmente accettato poiché privo di valenze omoerotiche. In passato sono stata anche in Marocco e in Tunisia. Ricordo che a Sousse, in Tunisia, trovai tanti gay che si erano recati lì per una vacanza o perché avevano deciso di viverci. Anche molti gay con la pensione. In generale mi è sembrato che nei paesi arabi la popolazione locale era molto più ostile verso i gay arabo-musulmani.

Anche Alfredo Cohen, attivista negli anni ’70 del “Fuori” e famoso per essere l’autore del testo “Valery”, diventata poi la “Alexanderplatz” interpretata da Milva, decise di vivere per vent’anni a Tunisi, dove morì nel 2014. Riguardo alla popolazione locale, che percezione hai avuto? Che atteggiamento assumevano le persone del posto nei tuoi confronti? E a tuo parere, quale nei confronti dei gay arabo-musulmani?

Nei paesi che ho visitato non ho mai percepito ostilità nei miei confronti, ma allo stesso tempo è sicuramente importante essere discreti, soprattutto nell’abbigliamento – il che non vuol dire necessariamente nascondersi. A me è anche capitato di fare il bagno con il burkini con altre donne arabe a Sidi Bou Said, in Tunisia. In generale l’atteggiamento del popolo non è avverso, anche se questo è il mio punto di vista, cioè di una donna trans occidentale che gode dell’anestetico della popolarità. Di certo oggi l’Egitto è un paese molto controllato, e questo l’ho visto con i miei occhi per le strade, dove è frequente imbattersi in polizia e posti di blocco.

Per ciò che riguarda le minoranze sessuali, anche nei paesi arabi ci sono cantanti e persone famose effeminate o trans e, proprio come accade da noi, si tende a chiudere un occhio con chi è famoso o lavora in ambiti artistici. Le persone del popolo sono piene di contrasti e contraddizioni. Ad esempio in Iran vige la pena di morte per omosessualità, ma allo stesso tempo è permesso il cambiamento di sesso, sia perché i gay in tal modo vengono indotti a diventare donne, contrastando così l’esistenza di gay nel paese, sia perché le cliniche per il cambiamento di sesso sono una grande fonte di reddito.

Nel tuo libro si affrontano anche alcune questioni religiose di cui dai una tua interpretazione personale, come ad esempio la costola di Adamo che prima della creazione di Eva era simbolo di una interiorità femminile in un corpo di sesso maschile, e la rappresentazione delle figure angeliche in modo estremamente effeminato, qualità che è stata spesso associata al bene, in contrapposizione all’aspetto canuto e maschile accostato al male. Durante la presentazione del tuo libro come hanno reagito le persone del pubblico a questi temi?

Durante la presentazione non sono entrata nel merito dei temi religiosi, perché i paesi arabi non sono stati laici che dividono la religione dal resto della società. Sia nell’interpretazione del Corano che dell’Antico Testamento vi è la condanna a morte di due uomini. Parlare di questi temi non mi sembrava rispettoso. È invece importante l’aiuto che si può dare ai tentativi di emancipazione della popolazione, compresi gay e lesbiche, nonostante ultimamente sia più difficile per via dell’integralismo religioso. Bisogna purtroppo riconoscere infatti che in diversi paesi arabi molti dittatori come Gheddafi, Saddam e Mubarak erano un argine al fondamentalismo islamico.

Tu in passato eri buddista e ora, dopo il funerale di don Gallo, sei tornata a essere cattolica. Attualmente qual è il tuo rapporto personale con la fede?

Ora sono cattolica, anche se in passato il buddismo mi ha aiutato molto. Il buddismo è una religione che mi ha insegnato tanto, e alla quale devo tanto.

Helena Velena durante la tua candidatura nel 2006 disse che si trattava di una “candidatura spettacolo” volta solo ad accumulare voti, Porpora Marcasciano ti ha attaccata per una tua opinione personale a favore di un Pride sobrio e senza topless, Maurizia Paradiso ti ha più volte declinata al maschile, dandoti del “travestito”. Come mai, nonostante i forti stigmi che le trans ricevono tutti i giorni in un paese come l’Italia che ha il più alto numero di omicidi transfobici di tutta Europa, la comunità trans non riesce a essere unita?

Quando Maurizia Paradiso era in ospedale la sono andata a trovare personalmente. Lei ne è stata molto felice e anche io lo sono stata. In quella occasione, in una situazione molto difficile per lei, ci siamo ritrovate, segno che poi, nelle prove difficili della vita e nei momenti importanti, noi trans sappiamo stare vicine. Il resto sono solo scaramucce.

Magenta
©2018 Il Grande Colibrì

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