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Musica e sessualità non vanno proprio d’accordo in Egitto: oltre al caso di Shyma, la cantante finita in carcere per un videoclip troppo sexy, possiamo ricordare soprattutto la gigantesca ondata di arresti contro presunti omosessuali avviata dopo che a un concerto al Cairo del gruppo libanese Mashrou’ Leila qualcuno ha sventolato una bandiera arcobaleno. E un altro concerto (presunto) è al centro dell’ultimo scandalo omofobo nel paese africano.

Un concerto solo per gay?

La polizia ha arrestato uno studente con l’accusa di aver affittato un grande capannone a Kerdasa, un villaggio nel governatorato di Giza, per organizzarci un evento musicale a cui avrebbero poi potuto partecipare solo uomini gay. In manette è finito anche il proprietario del capannone e a entrambi è stata imputata la colpa di voler organizzare un concerto senza averne chiesto autorizzazione e soprattutto di voler diffondere la “dissolutezza”. Per fortuna le accuse si sono sciolte come neve al sole quando i due arrestati hanno dimostrato che il capannone era stato affittato solo per girare lo spot della società di organizzazione eventi dello studente: il procuratore ha deciso di rilasciarli per mancanza di prove.

La vicenda, comunque, dimostra quanto la polizia egiziana, che continua a braccare le minoranze sessuali attraverso imboscate organizzate sulle app di appuntamenti, agisca in base a sospetti sempre più assurdi e in modo sempre più arbitrario, sfruttando un’omofobia alimentata per distrarre la popolazione dai fallimenti del regime autoritario. L’ultimo arresto di massa di presunti omosessuali risale appena al mese scorso, nonostante la legge non vieti affatto i rapporti tra persone dello stesso sesso.

Pier Cesare Notaro
©2018 Il Grande Colibrì
foto: Il Grande Colibrì

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