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In un continente in cui l’omofobia è la regola, anche le piccole buone notizie per le persone LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersex e asessuali) meritano di essere sottolineate. Se appena due giorni fa vi abbiamo raccontato del presunto stupro di una lesbica in Camerun, usato ad arte per attaccare le minoranze sessuali, da un’avvocata dello stesso paese arriva un segnale di buonsenso non scontato, dato che la legge punisce le relazioni omosessuali.

Alice Nkom affronta critiche, attacchi pubblici e minacce di morte per difendere le persone della locale comunità LGBTQIA e si batte anche per l’abolizione della sezione del codice penale che punisce le relazioni tra persone dello stesso sesso: grazie alla sua azione una trentina di imputati sono riusciti a vedersi ridotta la pena, che può andare, secondo l’articolo 347-1, dai 6 mesi ai 5 anni di carcere, con multe da 20mila a 200mila franchi (da 30 a 300 euro circa).

A differenza di alcuni altri stati, dove la legge punisce i rapporti omosessuali ma la legge è applicata in modo blando o è utilizzata come arma di ricatto da parte di poliziotti corrotti, in Camerun c’è una forte caccia all’uomo nei confronti delle persone LGBTQIA. E quando queste vengono arrestate trovare un avvocato disposto a difenderle è quasi impossibile: anche quando non è un fervido credente, l’ipotetico difensore deve comunque resistere alle pressioni della comunità e a vere e proprie minacce. Il fatto che difenda gay e lesbiche non gli fa guadagnare alcun rispetto, perché per la stragrande maggioranza dei camerunesi i diritti delle minoranze sessuali non sono diritti umani.

L’attivismo di Nkom ha permesso anche a diverse associazioni LGBTQIA di venire allo scoperto, come nel caso di Alcondoms, una organizzazione non governativa (ONG) che lotta contro l’HIV e promuove i diritti umani e che, insieme ad altri gruppi, ora può operare senza dover stare troppo nell’ombra.

Michele Benini
©2020 Il Grande Colibrì
immagine: Il Grande Colibrì

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