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Cos’è successo davvero a Douala, capitale economica del Camerun? La giovane lesbica Esther Elisée esiste davvero? E davvero ha subito una mostruosa violenza sessuale di gruppo? L’unica fonte della notizia è un testo su L.Frii di Denise Flinssou, giornalista che si occupa principalmente di gossip. L’articolo, basato sulla presunta testimonianza di un cugino di Esther Elisée e ripreso pari pari da altri siti africani con diverse firme, è talmente improbabile e pieno di omofobia e di passaggi morbosi da rendere impossibile capire se esiste almeno un fondo di verità, ma ci racconta molto bene i luoghi comuni e gli stereotipi che circondano le persone omosessuali in Camerun.

Una storia improbabile

Già il titolo è per lo meno bizzarro: “Dramma: una lesbica selvaggiamente stuprata da 5 uomini grassi” (altri siti aggiungono frasi come “ecco i dettagli“, senza neppure cercare di nascondere l’intento della loro pubblicazione). Il racconto poi parte subito con un cliché molto diffuso: Esther Elisée diventa lesbica perché entra in contatto con un gruppo saffico di compagne universitarie e perché si rende conto che è un buon modo per fare soldi e pagarsi il cibo, l’affitto, la retta dell’università. E così si trova una donna ricca, Nathalie, “figlia di un grande uomo d’affari“, e diventa la sua amante e “concubina“. Ma “l’odiosa pratica” la spinge inevitabilmente a sprofondare sempre più nel vizio e così Esther Elisée inizia a incontrare altre ragazze, all’insaputa di Nathalie.

La ricca signora scopre l’infedeltà della giovane compagna, le due donne litigano e si separano. Ma, dal momento che “nella pratica dell’omosessualità la gelosia non è tollerata“, Nathalie escogita un piano diabolico. Riesce a riconquistare Esther Elisée e la invita a una serata in discoteca. Qui le fa bere una bottiglia di champagne drogato. La ragazza cade in un sonno profondo, viene portata in una casa e violentata da cinque uomini “al punto da non potersi più reggere sulle gambe per circa un mese“. Temendo violenze ancora più gravi, Esther Elisée fugge dal Camerun e raggiunge uno stato confinante, dove si sottopone a “modificazioni fisiche” per rendersi irriconoscibile.

Nascondere il problema

È davvero difficile credere che ci sia qualcosa di vero in tutta questa storia: è inattendibile la vicenda, è inattendibile la fonte. L’articolo sembra un racconto inventato con il duplice obiettivo (contraddittorio solo in parte) da un lato di attrarre clic con una storiella pruriginosa che solletica le fantasie di stupro dei lettori (come testimonia il titolo da video porno) e dall’altro di mettere in guardia le donne lesbiche da quale sarà il loro tragico destino. In tutto questo la violenza sessuale non solo è presentata per l’ennesima volta come qualcosa che “si va a cercare”, ma viene ridotta a una pratica barbarica di gruppi “lontani”. E raccontare uno stupro come un fatto curioso e raccapricciante permette di non parlare degli stupri come di un grande problema generale.

Pier Cesare Notaro
©2020 Il Grande Colibrì
immagini: Il Grande Colibrì

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