Skip to main content

Dall’Africa giungono notizie molto scoraggianti per la comunità LGBTQIA. In Camerun, una delle nazioni più repressive nei confronti degli omosessuali, al dramma degli arresti si aggiunge quello dei ragazzi cacciati di casa dalle famiglie “a causa” del loro orientamento sessuale. Non va molto meglio in Ghana, dove solo pochi giorni fa il reverendo Emmanuel Komla Gbordzoe ha definito l’omosessualità una pratica immonda e contraria al disegno divino.

Arrestata in un locale gay-friendly

Tchuandem Megayie Vicky è una giovane camerunense omosessuale. Nella notte tra il 7 e l’8 marzo si trovava in un locale gay-friendly dove è stata avvicinata da uno sconosciuto. L’uomo, che in realtà era un poliziotto in borghese, ha subito chiesto alla giovane di fornirgli le sue generalità. Al rifiuto della ragazza, ovviamente ignara di trovarsi di fronte a un ufficiale di polizia, l’uomo si è infuriato ed è diventato violento. Vicky è quindi stata insultata, picchiata e infine arrestata dai colleghi dell’uomo che l’aveva avvicinata nel locale.

Trasferita nella stazione di polizia di Ndogbong, la ragazza è stata rinchiusa in una cella assieme a degli uomini e le è stato impedito di utilizzare il telefono e di ricevere cure mediche. Il giorno successivo è stata condotta a Ndokoti per essere interrogata dal procuratore, che ha minacciato di farle scontare la sua pena in prigione.

Fortunatamente la notizia del suo arresto non è passata sotto silenzio: un amico di Vicky si è infatti messo in contatto con il Réseau des Défenseurs des Droits Humains en Afrique Centrale (Rete dei difensori dei diritti umani dell’Africa centrale; REDHAC) che si è subito adoperato per fornirle assistenza legale durante il processo. Nel frattempo, la giovane è stata rilasciata su cauzione.

La sentenza del tribunale non è stata comunque favorevole: Vicky è infatti accusata della violazione delle leggi contro l’omosessualità e rischia tre anni di prigione. Al momento la pena è sospesa, ma diventerà effettiva se la ragazza verrà arrestata una seconda volta con la medesima accusa. La giovane donna vorrebbe presentare ricorso contro questa sentenza, ma non ha le possibilità economiche per farlo.

Giovani lesbiche e gay senza casa

La storia di Vicky non è purtroppo l’unico esempio di arresti perpetrati dalla polizia nei confronti di appartenenti alla comunità LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersex e asessuali). Solamente qualche settimana fa, per esempio, due uomini sono stati accusati di aver avuto rapporti omosessuali con due giovani senza fissa dimora e tuttora sono costretti in prigione. Tutto è cominciato il 25 giugno scorso, quando Milo (il nome è di fantasia) ha conosciuto e deciso di ospitare in casa sua due ragazzi che vivevano per strada. I due hanno avuto rapporti con Milo e con il suo amico Gilles.

Il 3 luglio, su ordine del padrone di casa, i due giovani hanno lasciato l’abitazione. Nella notte sono stati fermati dalla polizia e durante l’interrogatorio hanno ammesso di essere stati ospitati “da un gentiluomo che aveva dormito con loro“. In breve tempo gli ufficiali sono risaliti a Milo e al suo amico Gilles e li hanno condotti in carcere con l’accusa di omosessualità e abusi su minore. I due giovani senzatetto sono invece stati rilasciati ma è impossibile stabilire dove si trovino attualmente.

Non possiamo sapere se i ragazzi che Milo aveva ospitato nel suo appartamento fossero stati cacciati di casa dalle loro famiglie, ma possiamo certamente affermare che questa tendenza sta prendendo sempre più piede in Camerun. Secondo le associazioni in difesa dei diritti LGBTQIA sono infatti sempre più numerosi i casi di giovani omosessuali che da un giorno all’altro si ritrovano a non avere più un posto in cui stare. La storia di Harty e Koko (entrambi pseudonimi) è in questo caso emblematica.

I due ragazzi vivevano entrambi a Yaoundé con le rispettive famiglie e ma sono stati cacciati via quando i parenti hanno scoperto il loro orientamento sessuale. La prima a dover fare i bagagli era stata Harty, che non sapendo dove andare aveva chiesto aiuto a Koko. Il giovane aveva accettato di ospitarla e l’aveva presentata ai genitori come la sua fidanzata.

Ben presto però la verità è venuta a galla e Koko, che non aveva mai confessato la sua omosessualità ai familiari, è stato costretto ad ammettere di essere gay. La rivelazione ha avuto come effetto immediato il suo allontanamento dalla casa in cui viveva, e da cui ovviamente è stata cacciata anche Harty. Attualmente la giovane ha trovato una sistemazione e lavora come cameriera in un bar. Purtroppo Koko è ancora senza casa e dice che non ha idea di che cosa gli succederà.

“L’omosessualità porta all’inferno”

Intanto in Ghana il reverendo Gbordzoe, rappresentante di spicco della Global Evangelical Church (Chiesa evangelica globale; GEC), non ha usato mezzi termini per delineare la sua linea di pensiero. A suo parere, l’omosessualità sarebbe una pericolosissima depravazione che sarà punita da Dio nel giorno del giudizio. Le parole del reverendo, pronunciate al termine della Global Prayer Week (Settimana di preghiera globale), hanno avuto ampia risonanza e hanno contribuito ad alimentare i pregiudizi che già gravano sulla comunità LGBTQIA ghanese.

Sulla stessa lunghezza d’onda è anche il Christian Council of Ghana (Consiglio cristiano del Ghana), che ha bollato l’omosessualità come una minaccia per tutta la società africana e ha chiesto di impedirne la legalizzazione in qualunque modo possibile.

Come se non bastasse, il reverendo Gbordzoe si è anche rivolto al governo centrale, invitandolo a ignorare le pressioni dell’Occidente, che a suo dire spingerebbe il Ghana ad approvare le unioni omosessuali in nome del rispetto dei diritti umani. Le dichiarazione del reverendo sono peraltro condivise da alcuni esponenti politici. Tra di essi risalta il professor Mike Ocquaye, portavoce del parlamento ghanese, che di recente ha affermato che il paese non permetterà la legalizzazione dei matrimoni omosessuali.

Mentre le parole di leader politici e religiosi si diffondono a macchia d’olio, in Ghana si moltiplicano i casi di violenze e arresti nei confronti degli omosessuali. Solamente pochi giorni fa un diciannovenne crossdresser, conosciuto semplicemente con il nomignolo “Lizzy”, è stato arrestato con l’accusa di prostituzione. Prima di essere condotto in prigione il giovane ha rischiato il linciaggio. Attualmente sembra che Lizzy sia ancora trattenuto in carcere.

Nicole Zaramella
©2018 Il Grande Colibrì
foto: social network; sfocature nostre

Leggi anche:

Max Lobe: “Racconto il Camerun e le sfumature dell’amore”

Tra ninfomani e ani sfondati, così il Ghana parla di LGBT

Leave a Reply