Skip to main content

Come reagisce la comunità LGBTQIA in una situazione di guerra? Quali conseguenze produce un conflitto armato sui diritti delle minoranze sessuali? Il Grande Colibrì ha posto queste e altre domande a Mamikon Hovsepyan, responsabile della comunicazione di Pink Armenia, la principale associazione per i diritti LGBTQIA del paese caucasico, dopo la guerra che tra settembre e novembre 2020 ha contrapposto da un lato l’Azerbaijan e la Turchia e dall’altro la Repubblica autoproclamata del Nagorno Karabakh (chiamata anche Artsakh) e l’Armenia. Una guerra che, nonostante la sua durata relativamente breve, ha prodotto un bilancio pesantissimo: quasi 7mila morti (di cui circa 150 civili), migliaia di feriti, 130mila persone sfollate.

Come associazione che difende i diritti delle minoranze sessuali nel mondo, ci è sembrato importante dare voce a chi vive una situazione estremamente difficile, nonostante lo scarso interesse dell’opinione pubblica internazionale. Anzi, questo disinteresse rende ancora più importante ascoltare e sostenere (anche con una donazione) la comunità armena, verso la quale l’Europa ha già manifestato un’atroce indifferenza durante il genocidio subito dall’Impero ottomano tra il 1915 e il 1923, con 1,5 milioni di morti.

Com’è attualmente la situazione in Armenia? E in Nagorno Karabakh?

Grazie alla mediazione della Russia, un cessate il fuoco tra Armenia e Azerbaijan ha posto fine a una guerra di sei settimane dentro e intorno al Nagorno Karabakh. L’Azerbaijan ha riconquistato gran parte del territorio che aveva dovuto cedere alle forze armene nella prima guerra, terminata nel 1994. Le forze di pace russe si sono schierate in Nagorno Karabakh. Quasi 2.000 soldati russi pattugliano il confine tra le regioni controllate da Azerbaijan e Armenia e il corridoio stradale di Lachin, uno dei territori restituiti a Baku [capitale dell’Azerbaijan; ndr], che collega il Nagorno Karabakh all’Armenia.

Decenni di negoziati falliti dopo la prima guerra del Nagorno Karabakh avevano esacerbato le posizioni di entrambe le parti, portando alle sei sanguinose settimane del 2020. Ora la situazione regionale del dopoguerra ha creato sfide e opportunità e ottenere stabilità e pace duratura nella regione è diventato l’obiettivo principale per il governo e per i cittadini.

nagorno karabakh azerbaijan armeniaCosa succederà in futuro?

Ci sono ancora molte questioni irrisolte, tra cui lo status del Nagorno Karabakh, il ritorno dei prigionieri di guerra armeni dall’Azerbaijan, l’assistenza finanziaria ai civili del Karabakh fuggiti in Armenia o rimasti lì durante le ostilità, la questione della conservazione del patrimonio culturale, storico e religioso armeno nei territori dell’Artsakh passati sotto il controllo azero e la crisi umanitaria che i cittadini dell’Armenia e dell’Artsakh stanno affrontando. In sintesi, durante l’anno precedente l’ambiente favorevole è cambiato e non è chiaro cosa succederà in futuro. Tuttavia, il nuovo anno sarà cruciale per capire più chiaramente i possibili ulteriori sviluppi nel paese.

Cosa ha fatto Pink Armenia durante la guerra?

Pink Armenia si è impegnata ad assistere le persone colpite dalla guerra. Il nostro personale ha svolto attività di volontariato. Alcuni di noi hanno raccolto cibo, vestiti, beni di prima necessità, medicine e articoli per l’igiene per le persone sfollate. Inoltre, un gruppo di persone volontarie si è impegnato a fornire alloggi alle famiglie trasferite dall’Artsakh. Alcuni professionisti della comunità LGBTQIA hanno fornito consulenza psicologica, sociale e legale, hanno aiutato i nostri connazionali in Artsakh a ricevere cure mediche, a trovare un lavoro, eccetera.

A novembre abbiamo iniziato a organizzare gruppi di auto-aiuto tenendo conto delle esigenze della comunità LGBTQIA durante la guerra. In quegli incontri, chi ha partecipato ha parlato delle emozioni e dei sentimenti che ha provato durante la guerra, dei propri bisogni, del proprio coinvolgimento e di come sta superando le conseguenze e le difficoltà causate dalla guerra. Chi ha partecipato ha discusso di come prendersi cura di sé e di come funziona l’auto-aiuto, ha fatto esercizi per alleviare lo stress, ha imparato come possiamo sostenerci a vicenda durante questa situazione difficile, ha condiviso le proprie esperienze e presentato le proprie strategie di adattamento.

E ora cosa state facendo?

Pink Armenia continua a fornire un pacchetto completo di supporto, che comprende il sostegno legale, sociale e psicologico. Nell’ambito del sostegno sociale, aiutiamo anche le persone LGBTQIA in una situazione sociale difficile e forniamo sostegno finanziario per soddisfare i loro bisogni.

coppia gay mano amorePerché un’associazione LGBTQIA si impegna così tanto in queste attività?

È importante essere unit@ in una determinata situazione․ L’improvviso stato di guerra ha reso molte persone, comprese quelle LGBTQIA, più vulnerabili, sia fisicamente che mentalmente. In questi momenti difficili per lo stato, gli sforzi congiunti di tutte le persone nella società per uscire dalla crisi sono molto importanti. In quanto organizzazione basata sulla comunità, Pink Armenia si concentra sul benessere e la protezione della comunità LGBTQIA partecipando attivamente a varie dimensioni della vita pubblica, garantendo la protezione dei diritti umani in generale, compresi i diritti umani delle persone LGBTQIA.

Avete percepito interesse dal resto del mondo, e in particolare dalle comunità LGBTQIA degli altri paesi?

No.

Cosa possono fare le persone all’estero per aiutarvi nelle vostre attività?

Il miglior modo per aiutarci e sostenerci è diffondere consapevolezza sulle questioni specifiche della comunità LGBTQIA in Armenia considerando l’attuale situazione determinata dal dopoguerra e dal COVID-19, perché la combinazione di questi due eventi traumatici ci ha costrett@ a cancellare e posticipare alcune delle nostre attività. E l’altro modo per sostenerci è fare una donazione per aiutarci a promuovere l’uguaglianza, a eliminare la discriminazione, a fornire accesso all’istruzione e all’assistenza sanitaria e a proteggere i diritti fondamentali della comunità LGBTQIA.

Qual è la situazione in Armenia riguardo ai diritti LGBTQIA?

Lo stigma anti-LGBTQIA e la discriminazione legale in Armenia sono a livelli tra i più alti al mondo. L’incitamento all’odio contro le persone LGBTQIA non è reato e commettere un reato con motivazioni anti-LGBTQIA non è considerata una circostanza aggravante. Le persone LGBTQIA in Armenia continuano a essere soggette a stigma, discriminazione e violenza.

pugno aggressivo violenzaSecondo te, la guerra cambierà qualcosa nella tolleranza delle persone verso le minoranze sessuali?

Il periodo delle ostilità, dal 27 settembre al 10 novembre, è stato caratterizzato in Armenia non solo da operazioni militari e da un ampio flusso di informazioni contraddittorie, ma anche da manipolazioni sulle tematiche che riguardano le donne, i diritti umani e le persone LGBTQIA. Il conflitto armato e le sue conseguenze ancora in corso stanno cambiando drasticamente la situazione nel paese.

Persino la stabilità del paese sta diventando incerta: nel nuovo anno ci potrebbe essere un altro conflitto armato e/o una guerra civile all’interno del paese. In queste condizioni, i diritti umani in generale, compresi i diritti umani delle persone LGBTQIA, non saranno una priorità per l’intero paese e per le scelte delle principali forze politiche. Anche la sicurezza di chi rappresenta la società civile, compres@ chi appoggia la comunità LGBTQIA, sarà messa in pericolo: se ci basiamo sull’esperienza del precedente conflitto armato, lo stato non è in grado di garantire protezione.

Il conflitto armato e le sue conseguenze hanno avuto un impatto anche sulle politiche del governo e su come la popolazione percepisce la società civile, le donne e le persone LGBTQIA?

La retorica militarista e la polarizzazione dei ruoli di genere avranno molte occasioni per rafforzarsi nei prossimi anni. Questa situazione potrà anche intensificare l’odio e la violenza contro le persone LGBTQIA, dal momento che i gruppi che vengono visti come in contrasto con i contesti militari tradizionali diventeranno i principali bersagli. In questo contesto, le manipolazioni politiche e i gruppi anti-gender si attivano nuovamente ​​e, a seconda di come si svilupperanno le cose, gli scenari peggiori potrebbero diventare realtà: in generale in Armenia i diritti umani, la società civile, le rivendicazioni femminili e LGBTQIA potrebbero essere repressi dallo stato o da altre forze politiche o nazionaliste, dal momento che lo stato non darà protezione.

La società civile, compresa la società civile LGBTQIA e chi la sostiene, continua a essere presa di mira, come continuano l’incitamento all’odio e alla violenza contro le persone LGBTQIA e alleate all’interno di manipolazioni politiche e discorsi in cui vengono trasformate in capri espiatori per ottenere vantaggi personali.

Pier Cesare Notaro
©2021 Il Grande Colibrì
immagini: elaborazioni da Antonov14 (CC BY-SA 3.0) / da Emreculha (CC BY-SA 4.0) / da Sarah Pflug (CC0) / da pxhere (CC0)

 

Leave a Reply