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Anche voi vi state vergognando per la dichiarazione omofoba o xenofoba del giorno rilasciata dai nostri politici? Beh, se ciò può consolarvi (o forse no), l’Italia non è l’unico paese europeo che ultimamente si sta riscoprendo intollerante.

Asili assurdamente negati

Negli ultimi mesi dall’altra parte del Brennero, in Austria, sta facendo molto scalpore la tendenza di rifiutare sempre più domande di asilo politico (come sta avvenendo anche in altri paesi europei), in particolare quelli destinati a persone perseguitate per via del loro orientamento sessuale e/o identità di genere.

Un esempio è il caso di un diciottenne di origini afghane (in Afghanistan le minoranze sessuali sono pesantemente discriminate a livello sociale e il sesso omosessuale consenziente viene punito con 15 anni di carcere, in quanto rapporto extraconiugale), che si è visto rifiutare la richiesta di protezione perché, a detta delle autorità, i suoi atteggiamenti e il suo modo di camminare e di vestirsi non erano effeminati e quindi da ragazzo omosessuale.

Secondo l’associazione viennese Queer Base, che si occupa di fornire assistenza a più di 400 rifugiati LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersex e asessuali) in Austria, il ragazzo si era reso conto di essere omosessuale intorno ai 12 anni, quando viveva in Afghanistan, ed era immigrato in Austria ancora minorenne.

Oltre al non sembrare abbastanza gay, la sentenza fa riferimento al fatto che il ragazzo sia stato coinvolto in risse con altri migranti, ma non per affermare che questi sia pericoloso o aggressivo, ma per dimostrare invece la sua non omosessualità: secondo le autorità difatti ci si aspetterebbe che un ragazzo omosessuale sia socievole e docile, pertanto l’aggressività e il non avere tanti amici sarebbero, seguendo questo ragionamento contorto che procede per stereotipi duri a morire, sintomi di eterosessualità!

Arcobaleni e foto porno

Il caso del ragazzo afghano inoltre non è per nulla isolato: in giugno Navid Jafartash, rifugiato iraniano omosessuale, ha dichiarato in un’intervista alla televisione austriaca che la sua richiesta di asilo era stata inizialmente rifiutata (nonostante convivesse col partner austriaco) poiché non era sembrato abbastanza convincente nello spiegare i significati dei colori della bandiera arcobaleno (simbolo che tra l’altro non viene sfoggiato dagli iraniani LGBTQIA poiché l’essere identificati come appartenenti ad una minoranza sessuale può significare per loro rischiare la vita).

Il limite dell’assurdo però è stato raggiunto quando, esaminando il caso di un altro richiedente asilo, si è raggiunto il punto in cui per le autorità austriache l’assenza di materiale pornografico omosessuale nel telefono del richiedente è da considerarsi come prova della sua non appartenenza a una minoranza sessuale perseguitata. Ovviamente non viene contemplata l’idea che il materiale pornografico possa non essere gradito e/o non essere scaricato sul telefono da alcune persone bi- o omosessuali, come può succedere con quelle eterosessuali.

Ne risulta pertanto che ora in Austria ci si affida all’apparenza più o meno effeminata o alla presenza o assenza di materiale pornografico nel telefono per valutare se accettare o rifiutare una richiesta di asilo e quindi se salvare una vita o esporla ai rischi che il rimpatrio comporta.

La paura dei richiedenti asilo

Secondo Patrick Dörr di Queer Refugees (programma sponsorizzato dallo stato tedesco col fine di prestare assistenza ai rifugiati LGBTQIA in Germania), la paura tipica delle autorità austriache, ovvero che un richiedente asilo si dichiari falsamente gay per assicurarsi lo status di rifugiato, è immotivata poiché spesso avviene il contrario, ovvero che richiedenti asilo LGBTQIA tacciano la loro identità sessuale a causa della vergogna e dello stigma sociale con cui sono cresciuti, non sapendo che proprio per la loro diversità meriterebbero una maggiore protezione.

Marty Huber, cofondatore di Queer Base, aggiunge che oltre alle difficoltà nel dimostrare la propria omosessualità o bisessualità, spesso i rifugiati LGBT+ devono anche fare i conti con le discriminazioni subite nei centri di accoglienza dopo il loro outing, e pertanto sono spesso titubanti nel fare coming out.

Matrimoni gay come lager?

L’Austria inoltre sta dimostrando come l’istituzionalizzazione del matrimonio fra persone dello stesso sesso non sia un traguardo finale in grado di annullare completamente l’omofobia di un paese, poiché nonostante il via libera alle nozze omosessuali fosse già stato dato nel novembre del 2017, la società austriaca si è dimostrata più volte ancora pregna di odio nei confronti delle persone omosessuali.

Ad esempio, l’ex vescovo di Salisburgo (ora in pensione), già noto per aver sostenuto terapie riparative pseudoscientifiche per i gay, si è opposto alle benedizioni delle coppie omosessuali in alcune diocesi tedesche, paragonandole alle benedizioni dei campi di sterminio nazisti.

La pubblicità delle ferrovie

Un’altra polemica è stata scatenata dalle Österreichische BundesBahnen (Ferrovie federali austriache; ÖBB), i cui treni percorrono pure le ferrovie di Ungheria, Slovenia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Germania, Svizzera, Liechtenstein e pure del Triveneto italiano.

L’impresa pubblica austriaca ha affisso in numerose stazioni ferroviarie cartelloni pubblicitari a favore della nuova “VorteilsCard Family” (carta vantaggio famiglia), ovvero un abbonamento scontato per madri, padri o partner che viaggiano con figli che esisteva già dal 2013, ma che ora è stato allargato anche alle coppie di amici. Tra le diverse foto dei cartelloni, non è piaciuta però quella che la ÖBB avrebbe scelto per esprimere diversità ed eguaglianza, ovvero quella in cui sono ritratti due uomini sorridenti con un bambino in braccio. Ad “aggravare” la situazione, uno dei due è di carnagione scura.

Come c’era da aspettarsi, gli utenti di vari social network non si sono di certo risparmiati nell’insultare la coppia ritratta in foto, sia per via del suo orientamento sessuale che per l’etnia di uno dei due uomini.

Il problema però è sorto quando questi scherni da leoni da tastiera sono giunti anche dall’alto, e più precisamente da Manfred Pühringer, consigliere comunale di Linz e membro del Freiheitliche Partei Österreichs (Partito della libertà austriaco; FPÖ), è un partito originariamente conservatore-liberale ma ora populista di destra e sempre più nazionalista, attualmente al governo in coalizione con il più moderato Österreichische Volkspartei (Partito popolare austriaco; ÖVP).

“Froci, e uno è pure negro”

Pühringer ha condiviso l’immagine della coppia sul suo profilo Facebook, commentando con scherno con un “È proprio carino, no?“, scatenando un’ulteriore serie di insulti da parte dei contatti del politico. Tra questi, Bruno Weber (consigliere comunale FPÖ di Amstetten), dopo aver annunciato che non rinnoverà più la sua VorteilsCard e che non viaggerà più con ÖBB a favore della privata Westbahn (ignorando tra l’altro che la linea Westbahn è di proprietà della ÖBB!) ha commentato: “Non è normale! Due presunti froci con un bambino, e per giunta uno dei due è pure negro, ciò mi inquieta…“.

Fortunatamente il portavoce di FPÖ Lukas Brucker ha preso le distanze da queste affermazioni e Weber si è successivamente scusato pubblicamente per i termini denigranti e fortemente offensivi da lui usati, ma ha tenuto a precisare che, come persona conservatrice e padre di famiglia, l’immagine della famiglia tradizionale è semplicemente importante per lui. Come compenso, annuncia inoltre una donazione di 1500 euro per un’associazione senza scopo di lucro che sostiene i bambini bisognosi. Queste scuse saranno abbastanza per evitare che l’Austria slitti sempre di più verso posizioni xenofobe e omofobe?

Giovanni Gottardo
©2018 Il Grande Colibrì
foto: Google

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