Skip to main content

Forse non ci sarà il giudice a Berlino invocato dal mugnaio del Settecento contro i soprusi di un nobile che lo vessava, ma di sicuro nella municipalità della capitale tedesca è arrivato un funzionario zelante che sembra avere un conto aperto con i locali gay, con le darkroom in particolare, ma non solo.

All’inizio fu lo Scheune

Quella che è cominciata con una serie di controlli in locali oggettivamente pericolosi per il pubblico, su cui evidentemente l’autorità competente chiudeva da tempo uno o due occhi, sembra essersi trasformata in qualcosa di diverso.

Finché, infatti, viene chiuso il sotterraneo dello Scheune, forse il più famoso locale d’incontro e consumo di sesso del quartiere di Schöneberg, non sembra esserci nulla di preoccupante: chiunque sia sceso da quelle scale ripide per trovarsi in mezzo a decine di corpi seminudi e impegnati a scambiarsi fluidi con altri, oltre che a utilizzare numerose varianti della vasta offerta di bondage e sadomasochismo, si sarà probabilmente chiesto come uscire da quella trappola per topi in caso di pericolo.

Se un’uscita di sicurezza c’era, infatti, l’avevano nascosta benissimo – e comunque non sarebbe stata sufficiente a far defluire la gente stipata nel sottosuolo. Aggiungiamo che il fatto che, come in quasi tutti i locali pubblici tedeschi (ristoranti inclusi), il fumo fosse consentito, oltre ad aumentare il rischio di incendi, fa sì che anche la normale respirazione non fosse certo ottimale.

Troppa intransigenza?

Qualche dubbio in più sorge quando a essere preso di mira è stato il Quälgeist, locale non a scopo di lucro, dedicato agli amanti del fetish e del sadomasochismo, spostatosi lo scorso anno in una nuova sede. Il locale ha dapprima subito una serie di controlli legati alla possibilità di vendere superalcolici nel proprio bar e poi, una volta sospesa la vendita di tali bevande, ha ricevuto nuove ispezioni che hanno portato alla sua chiusura, che prosegue da oltre un mese.

Una decina di giorni fa la ciliegina sulla torta è arrivata dall’ispezione effettuata alle 10 di sera nei locali dell’associazione Ajpnia, con dieci ufficiali comunali a controllare misure e dotazioni dei locali occupati dal gruppo, mentre altre ispezioni hanno interessato altri locali come il Tom’s bar, il Barn e il progetto di auto-assistenza non commerciale Böse Buben. Le contestazioni ricevute da questi esercizi sono tutte puntuali, per carità. Ma contestare l’assenza di divieto di fumo a un’associazione aperta ai minorenni o un gradino di due centimetri troppo alto secondo le norme dà un po’ la dimensione comico-tragica delle ispezioni.

Se da una parte è chiaramente un bene che vengano infatti garantite la sicurezza e la salute delle persone, specie dopo l’incendio nella sauna Apollo che lo scorso anno uccise tre persone rimaste intrappolate per mancanza di uscite d’emergenza, le minoranze sessuali, anche a Berlino, hanno ancora bisogno di protezione e l’intransigenza mostrata in questi controlli non sembra essere lo strumento adatto per garantirla.

Michele Benini
©2018 Il Grande Colibrì

Leggi anche:

Roma, retata a Mister Rubber: serve una risposta politica
Carabinieri contro il feticismo: ai gay va bene così?

Leave a Reply