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Da sempre l’arte rappresenta un luogo libero e sicuro per esprimere al meglio le possibilità dell’essere, soprattutto nell’ambito delle identità di genere. Grazie al suo potere formativo e inclusivo, la cultura è divenuta con il tempo un’alleata preziosa per la comunità LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersex e asessuali). E infatti in Tunisia, dove l’omosessualità è ancora criminalizzata e dove da un punto di vista politico le recenti elezioni hanno chiaramente mostrato come la depenalizzazione e i diritti delle minoranze sessuali non siano una priorità, solo la cultura e l’arte sembrano rivendicare e rendere prioritaria la questione delle minoranze sessuali portandole in scena.

Una giovane associazione culturale porterà in giro per Tunisi un progetto artistico, intitolato “TranStyX“, che affronta apertamente il tema della transessualità ed è frutto del lavoro dell’associazione Zanoobya sotto la direzione dell’artista queer tunisino Moncef Zahrouni. TranStyX da novembre e fino ad aprile 2020 porterà nei teatri di Tunisi uno spettacolo che metterà in scena le difficoltà quotidiane dell’essere trans nel paese. Inoltre, il progetto prevede un’installazione artistica e un libro con i testi dello spettacolo e alcune interviste a persone trans, così come dei workshop. Tutti questi eventi vogliono porre l’attenzione sui diritti dei cittadini trans e sul rispetto della loro dignità e della libertà di espressione. Per capirne di più, Il Grande Colibrì ha intervistato l’ideatore Moncef Zahrouni, che in maniera entusiasta ha riposto alle nostre domande.

Quale è il vostro obiettivo e come è nata l’idea di un progetto del genere per la comunità trans in Tunisia?

Tutto è iniziato quando un amico mi ha inviato il link a un programma televisivo seguito da milioni di tunisini. Nel programma, c’era un uomo transessuale che stava cercando aiuto per sottoporsi a un intervento di riassegnazione del sesso in Egitto. Per tutta la durata dello show, l’uomo ha dovuto sopportare domande e osservazioni del conduttore che erano del tutto inopportune e transfobiche. Era chiaro che il programma era ideato per ottenere share e sensazionalismo a buon mercato. Durante la trasmissione, è stata interpellata ad esprimersi sull’argomento anche un’autorità religiosa (mufti) e il suo intervento non ha fatto che peggiorare la situazione.

TranStyX nasce, quindi, come risposta al modo in cui i media trattano la questione. Le rappresentazioni usuali infatti alimentano gli stereotipi circa il transgenderismo e in generale perpetuano pregiudizi sulle persone queer. TranStyX rappresenta dunque una risposta artistica per rimettere l’argomento in discussione. Solo così è possibile accrescere la consapevolezza e affrontare le idee sbagliate, promuovendo un’etica inclusiva, edonistica e libertaria.

transtyx spettacolo transgender tunisia

Il titolo del progetto è davvero molto interessante e inusuale. Quale è l’idea all’origine di questo nome?

Volevo avere un titolo ambiguo e accattivante che ponesse in crisi il pubblico e lo obbligasse a decifrarlo! Il titolo è composto da due parole. “Trans”  è sia il prefisso che significa “attraverso, oltre”, sia l’abbreviazione per indicare le persone transgender. La parola “Styx”, invece, deriva dalla mitologia greca, dove lo Stige è il fiume dell’oltretomba, che segna il confine tra la terra e gli inferi. Combinando entrambe le parole si crea un neologismo che sta a indicare l’odissea di una persona trans attraverso questo fiume, lo Stige.

Ma dove porta questo fiume?

Questa metafora può far riferimento sia alla Tunisia sia più in generale al Mare Mediterraneo. Ogni anno migliaia di tunisini, tra cui molti individui trans, cercano di attraversare questo mare per raggiungere la riva settentrionale, che seguendo sempre questa metafora potrebbe rappresentare i campi Elisi. C’è molto su cui riflettere!

Quali pensi siano i principali problemi per la comunità trans in Tunisia?

Quando sono giovani, penso che il problema principale che le persone trans devono affrontare sia la mancanza di comprensione circa la loro stessa identità. Questo le porta a vivere in isolamento per evitare il giudizio, la stigmatizzazione e la discriminazione. Successivamente arriva la mancanza e la limitazione del supporto medico-psicologico, senza contare la persecuzione da parte della polizia.

Uno degli obiettivi del progetto è esplorare la storia dell’identità trans nella letteratura islamica. Ci sono esempi significativi?

Vi sono senza dubbio esempi significativi del passato che possono mostrare la possibilità di ripristinare l’identità trans nella cultura e nella società tunisina. Questo può essere un modo per raggiungere le persone più scettiche che credono e si identificano fortemente con la cultura islamica come patrimonio culturale, ovvero la maggior parte!

Esplorare il transessualismo nella letteratura islamica è uno dei temi che vogliamo trattare in una delle conferenze che proporremo. Questo argomento è stato suggerito da Zeyneb Farhat, mia collaboratrice e produttrice esecutiva di Transtyx. Zeyneb è un’iconica attivista culturale e dei diritti umani. Sebbene io sia più appassionato alle risposte che la neuroscienza, l’antropologia e gli studi sociali possono portare al dibattito, ho trovato l’idea di partire dalla letteratura islamica molto intrigante. Questo approccio sicuramente offre una prospettiva diversa che non viene direttamente considerata nello spettacolo e che con gli eventi che vogliamo organizzare sarà più approfondita.

transtyx spettacolo transgender tunisia

Pensi che l’arte possa essere un’alleata per la comunità trans e in generale per raggiungere l’abolizione delle leggi che in Tunisia criminalizzano la comunità LGBTQIA?

L’arte e la cultura pop possono essere strumenti per sensibilizzare, introdurre e divulgare le terminologie appropriate per riferirsi al transgenderismo, aprire il dibattito e portare anche risposte o dare le chiavi al pubblico. Credo che l’arte e l’istruzione possano rimodellare l’opinione pubblica e dare accesso a nuovi orizzonti. Un approccio bottom-up, dal basso, può sicuramente essere efficace per guidare un cambiamento sostenibile che porterà a revocare gli atti di omotransfobia. I politici non possono rimanere sordi alla voce forte e penetrante dei cittadini.

C’è un posto per la comunità trans in Tunisia?

Tutti i cittadini tunisini dovrebbero poter vivere con dignità umana. Purtroppo, le istituzioni politiche e religiose considerano le persone trans come cittadini di seconda categoria e le condannano a vivere nell’ombra. L’attivismo della società civile è il faro a cui ci aggrappiamo per far sentire ad alta voce le esigenze di questa comunità discriminata e trasformarle in azioni concrete.

Quali sono le azioni future?

Ho una forte fiducia nelle micro-rivoluzioni che seminano progressivamente i semi del cambiamento. L’arte, l’attivismo sociale e l’istruzione possono insieme creare un impatto sensibilizzando i cittadini. Artisti, liberi pensatori e attivisti per i diritti umani dovrebbero recuperare il terreno perso a causa di opinioni oscurantiste e politici ignoranti. Insieme possiamo creare una coalizione forte e influente che difenda i diritti delle persone LGBTQIA e che esorti i politici ad agire, mentre individualmente dovremmo moltiplicare le iniziative volte a educare le persone intorno a noi e a sensibilizzarle.

L’obiettivo di TranStyX è fare luce sulle difficoltà che le persone trans tunisine affrontano quotidianamente nel paese. Secondo Moncef, questo è l’unico modo per ultimare con successo la transizione democratica post 2011 e per rafforzare la comunità. Ma, d’altro canto, questo progetto artistico risponde a un bisogno umano ancora più profondo: la voglia di comunicare. La condivisione delle esperienze è la base per la comprensione e per la creazione di una nuova forma di narrativa alternativa in cui le persone trans possano non essere più giudicate, ma bensì incluse. Questo cambiamento è necessario e progetti come quello di TranStyX mostrano come questa trasformazione sociale e culturale sia in realtà una possibilità sempre più vicina.

Antonella Cariello
©2019 Il Grande Colibrì
foto: ©Kais Ben Farhat

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