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Sulle famose spiagge di Mbour, in Senegal, la polizia ha scoperto due uomini, di 16 e 38 anni, mentre facevano sesso: gli agenti hanno subito arrestato i due amanti, che rischiano di essere condannati a 5 anni di carcere. La notizia ha scatenato tutta l’omofobia della stampa del paese africano, che non ha esitato a sparare titoli sui due “gordjiguéne”, parola wolof che oggi si usa per indicare in modo offensivo gli uomini omosessuali: Sen360 spara un “Spiaggia di Mbour: una coppia di ‘finocchi’ scoperta in piena azione“, mentre Galsen221 titola “Mbour: due ‘finocchi’ sorpresi in spiaggia e arrestati“.

Intanto, nonostante i due uomini siano entrambi senegalesi, PressAfrik dà ampio spazio a un presunto e improbabile testimone che attribuisce la diffusione dell’omosessualità ai turisti bianchi: “Arrivano qui e spingono i giovani senza soldi a queste pratiche“. Il testimone aggiunge: “Un mio amico, parlandomi al liceo, mi ha spiegato che un suo amico gli ha proposto di entrare nella rete, permettendogli di guadagnare un sacco. Gli omosessuali gli hanno fatto questa proposta proprio qui [a Mbour; ndr]”. Il sito comunque propone anche un’altra spiegazione, altrettanto assurda: “Le star influenzano i giovani con il loro comportamento vicino all’omosessualità“.

Le mobilitazioni omofobe

I media riprendono e rafforzano, in un circolo vizioso, i pregiudizi diffusi da organizzazioni e personaggi religiosi e politici in cerca di facile pubblicità. Per esempio, il 21 luglio il collettivo And Samm Jikko Yi ha organizzato una manifestazione contro l’omosessualità, descritta come “un’aggressione culturale, una occidentalizzazione dei costumi che confonde le identità dei bambini del paese“. È un vero controsenso storico, se si pensa alla lunga tradizione di tolleranza nei confronti delle minoranze sessuali nel paese. Lo stesso termine “gordjiguéne” significa “uomo-donna” e in passato indicava senza sfumature denigratorie le persone che oggi definiremmo trans MtF o crossdresser; solo in tempi relativamente recenti è diventato un’offesa.

Qualche giorno prima della manifestazione, comunque, l’organizzazione islamica Jamra aveva lanciato l’allarme su una fantomatica serata speciale di sostegno all’omosessualità, denunciando addirittura l’imminente arrivo di migliaia di magliette arcobaleno uguali a quella indossata dal cantante Wally Seck, che aveva scatenato un’ondata di scandalo. Jamra ha chiesto al prefetto di vietare questo evento per fermare “il prolungarsi dei tentacoli malefici della piovra LGBT mondiale verso il nostro pacifico Senegal“. L’organizzazione ha spiegato: “Nessuna teoria libertaria, per quanto possa essere fumosa, riuscirà mai a convincere un popolo così intriso di valori culturali e religiosi che questo organo anatomico, l’ano umano, sia stato concepito dal Creatore per una funzione diversa dall’evacuazione della materia fecale!“.

“Aiuto, un Corano LGBT!”

L’assurdità delle posizioni degli omofobi si riflette bene anche nell’appello del professor Ibrahima Faye, responsabile delle missioni religiose all’Alto consiglio economico, sociale e ambientale del Senegal: spaventato da un presunto aumento degli omosessuali nel paese e invocando le tradizioni cristiane e islamiche, lo studioso ha lanciato un appello al parlamento per introdurre una legge che vieti l’omosessualità… che però è già vietata (con pene fino a 5 anni di carcere, come ricordavamo sopra) dall’articolo 319 del codice penale del 1965!

Altrettanto assurdo è l’allarme lanciato per la scoperta di un “Corano dai colori LGBT“: il predicatore Oumar Diagne ha scoperto una copia del libro sacro dell’islam con le pagine arcobaleno e si è lanciato in una campagna contro questo presunto complotto omosessualista. In realtà basta una rapida ricerca per scoprire che si tratta di un Corano pubblicato da Orientica, una casa editrice islamica che non c’entra nulla con il movimento LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersex e asessuali): i colori dell’arcobaleno sono usati non solo per questioni estetiche, ma anche per rimarcare le 30 parti (juzʾ) in cui il testo è tradizionalmente diviso per facilitarne la lettura e l’apprendimento. Ma al predicatore, come a tutti gli altri omofobi del paese, interessa solo una cosa: trovare scuse per farsi pubblicità.

Pier Cesare Notaro
©2019 Il Grande Colibrì
foto: elaborazione da Yoann Gauthier (CC BY-NC 2.0)

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