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Dal recente rapporto FBI sui crimini commessi all’interno del territorio statunitense, redatto nell’ambito del programma Uniform Crime Reporting (Rapporti uniformi sul crimine), nel 2016 è emerso un preoccupante fenomeno in crescita: i crimini d’odio. Dall’indagine statistica a cui hanno partecipato 15.254 agenzie governative per la sicurezza – polizia, sceriffi, dipartimenti, eccetera, che provvedono alla raccolta dati durante l’anno – è stata riscontrata la presenza di 6.121 crimini d’odio “distribuiti” su 1.776 distretti.

“Crimine d’odio” è quell’atto criminale alimentato da un sentimento irrazionale e aberrante verso categorie minoritarie della società, disprezzate per la loro razza, religione, etnia, orientamento sessuale, identità di genere, e si potrebbe ancora fare un lungo elenco. La maggior parte di essi (ovvero 6.063) sono contro singoli​ individui e sono stati classificati in:

  • crimini d’odio razziale per etnia, genealogia o razza (57,6%);
  • crimini d’odio religioso (21%);
  • crimini d’odio omofobo (17,7%);
  • crimini d’odio contro l’identità di genere (2,5%);
  • altri crimini d’odio verso il “diverso” (1,2%).
[per approfondire: Oltre Laverne Cox: la vera vita delle persone trans nere]

Tra quotidianità e stragi

Un’ulteriore indagine ha evidenziato che seppur tali crimini possono teoricamente essere compiuti in ogni luogo, c’è un’alta concentrazione di violenze avvenute in due aree del quotidiano che dovrebbero essere le più sicure: nelle vicinanze dell’abitazione della vittima (27,3%) e lungo le strade (18,4%). Le vittime (7.615 solo nel 2016) sono quindi sorprese nella loro quotidianità e lese personalmente (4.720 vittime) o materialmente (2.813 vittime); è presente anche una parte piccola (82 vittime), ma non per questo trascurabile, che ha subito violenze considerate verso la società intera: si pensi alle vittime di una sparatoria, con conseguenze non meno devastanti dei crimini precedente elencati, ma con maggiore attenzione mediatica.

Con la diffusione di questi dati l’FBI si pone l’obiettivo di un’informazione trasparente, che non abbia il solo scopo divulgativo, ma che sia base solida per una rieducazione della popolazione, con la speranza di vedere nei rapporti dei prossimi anni una sensibile diminuzione di tali scenari.

Gloria Grossi
©2017 Il Grande Colibrì
foto: Il Grande Colibrì

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