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Le immagini nella loro universalità ed efficacia sono da sempre un importante veicolo di informazione, ma d’altro canto il loro essere così dirette permette anche di toccare le corde più profonde dell’animo umano. Ed è quello che è successo recentemente con la copertina di una nota rivista calcistica francese. Ancora una volta l’ironia ha smascherato l’ipocrisia e ha mostrato una realtà che spesso preferiamo nascondere o ignorare: l’omofobia nel calcio esiste.

Ma procediamo con ordine. Il 15 aprile France Football, una delle riviste francesi più importanti del panorama calcistico, ha pubblicato in copertina un disegno dei due più famosi e quotati calciatori del mondo, Lionel Messi e Cristiano Ronaldo. Il problema è che i due calciatori vengono rappresentanti mentre si scambiano un bacio. L’immagine è opera dell’artista italiano Tvboy, all’anagrafe Salvatore Benintende. L’obiettivo del giornale era quello di mettere in luce l’eterna rivalità tra i due calciatori ironizzando sul conflitto tra i due.

“Attacco alla virilità”

Ma l’ironia non è stata colta da molti fan che hanno visto i loro più importanti paladini in atteggiamenti gay: se molti commenti sottolineano il fatto che si tratti solo di un’immagine, purtroppo molti utenti non sono d’accordo e la reputano una minaccia per la virilità.

La pagina Twitter del giornale è stata infatti ricoperta di insulti per quello che viene considerato un attacco contro “il dio Ronaldo”, come lo definisce un tifoso. Leggere i commenti delle persone che minacciano di boicottare il giornale e chiamano al rispetto verso i due giocatori, ha un sapore amaro. C’è chi addirittura incolpa le “élite gay” di pubblicizzare l’omosessualità, come se fosse un prodotto da esportare.

Roba da “maschi?

Una cosa è sicura: l’immagine di Messi e Ronaldo che si baciano ha colpito dritto al punto. Non c’è spazio nel mondo del calcio, fatto di mascolinità e virilità, per l’omosessualità. Questo è il chiaro messaggio: l’omosessualità sarebbe una cosa da femminucce.

E di conseguenza, ironizzare su due dei più sentiti simboli di “mascolinità” non è possibile, perché essere gay è ancora un insulto. E che questo sia avvenuto in Francia è ancora più preoccupante: il paese, baluardo dei diritti e all’avanguardia per la protezione e la tutela delle persone LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, transgender, queer, intersessuali e asessuali), deve tristemente ancora fare i conti con la natura più incontrollata del maschilismo.

L’omosessualità nel calcio

Parlare di omosessualità nel mondo del calcio non è semplice. E lo sa bene Thomas Hitzlesperger che nel 2014, dopo essersi ritirato da una brillante carriera calcistica, ha dichiarato la propria omosessualità. “Io non mi sono mai vergognato di come sono fatto, ma nel calcio non è sempre facile affrontare questo argomento, viene ignoratoaveva dichiarato all’epoca del suo coming out.

Da allora il mondo del calcio non è cambiato molto ed è rimasto un luogo dove omofobia e maschilismo continuano a imperare. Basta ricordare gli ultimi eventi in Italia, quando un’assistente di gara aveva insultato una guardalinee solo perché donna.

Un ambiente sessista

L’omofobia e la misoginia sono frutti dello stesso albero: la mascolinità tossica, cioè una mascolinità basata sui paradigmi della violenza, dell’eterosessualità e della virilità, che purtroppo troppo spesso trova nel calcio un ambiente fertile in cui crescere.

E sembra lontana anni luce l’Australia che ha cacciato uno dei più forti giocatori di rugby “solo” per le sue dichiarazioni omofobe su Instagram. La nostra speranza è che, accanto a tutti i progressi legislativi, ci sia un reale progresso culturale che porti a non considerare più un insulto l’essere gay o lesbica. Un cambiamento radicale in cui la mascolinità possa non sentirsi minacciata dall’uguaglianza e dal rispetto e in cui lo sport possa essere un luogo di confronto amichevole e di crescita positiva.

Antonella Cariello
©2019 Il Grande Colibrì
foto: France Football / Il Grande Colibrì

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