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Tutto è iniziato da Quetta, capoluogo di provincia e città più grande della zona” racconta Hameeda Noor, che otto anni fa ha fondato Shade Balochistan, un’organizzazione non governativa (ONG) attiva in Belucistan, la provincia più grande e più povera del Pakistan.

La battaglia di Noor

Normalmente Noor lavora per l’educazione delle ragazze e per tenere viva l’attenzione sulle persone scomparse nella regione (il Belucistan è infatti tristemente famoso per le sparizioni forzate, in particolare di attivisti associati ai movimenti nazionalisti beluci e sindhi), ma in questi giorni di emergenza, con l’aiuto dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) è riuscita a organizzare un programma di sensibilizzazione porta a porta sul coronavirus a Quetta, fin quando, tre giorni fa, il governo ha finalmente annunciato la chiusura di tutte le attività nella regione. Lei e gli altri attivisti avevano intanto già raggiunto 200 nuclei abitativi e molti negozi locali per avvisare dei pericoli del coronavirus e spiegare le regole di sicurezza.

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Come donna in una società patriarcale non è facile lavorare – spiega l’attivista – Anche se nel mio gruppo tutti gli uomini sono molto rispettosi nei miei confronti, quando esco e incontro persone sconosciute devo stare molto attenta. Non riescono ad accettare le donne e non danno molto spazio per parlare alle donne”.

Quetta è un centro importante per la comunità musulmana sciita in Pakistan: qui, dopo che il coronavirus si è diffuso in Iran, quotidianamente arrivano centinaia di pellegrini di ritorno dal paese vicino, passando dal confine di Taftan, “ma nessuno ha preso sul serio il virus e non c’è stato alcun test – spiega Noor – Successivamente a Quetta le persone sono state ammassate per ore nei campi a fare test e ad attendere risultati, invece di essere separate e messe in quarantena. Quindi, se anche una sola persona era positiva, ha potuto diffondere il virus alle altre persone del suo gruppo. Fino a ieri sono stati registrati 130 casi positivi a Quetta, ma stiamo aspettando il risultato di altri test”.

pakistan hameeda noorSanità al collasso

Non è semplice gestire questa situazione in Belucistan, dove il sistema sanitario è già crollato, dove già non ci sono molte strutture per la cardiochirurgia, la cura dei tumori e delle principali malattie. Per un trattamento migliore occorre andare a Karachi , a quasi 700 chilometri, o comunque in un’altra provincia. La maggior parte dei medici nei reparti di isolamento non ha ancora ricevuto kit di protezione e d’altra parte le persone risultate positive non rispettano i medici e non accettano le loro istruzioni, rendendo molto pericolosa la situazione. Intanto il sito ufficiale del governo pachistano parla già di più di 1100 casi confermati e di 8 morti.

Come attivista in Belucistan devi essere vigile 24 ore su 24, 7 giorni su 7, non sai mai cosa succederà in questa provincia e qualche volta devi costringere il governo locale ad agire su determinate questioni – racconta Noor – Quindi per ora abbiamo smesso di andare porta a porta e ho appena iniziato ad agire con un videoblog. Attraverso i miei video sui social media sto diffondendo consapevolezza, ma non tutte le persone hanno accesso a Internet qui: questo è un grosso limite”.

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Bloccare il paese

Intanto non tutti i varchi con l’Iran sono chiusi, ci sono diverse forme di contrabbando di vario genere, dalla tratta di esseri umani al traffico di benzina, che naturalmente non hanno alcun controllo da parte della polizia, e questo è pericoloso. Anche nella provincia del Khyber Pakhtunkhwa (KPK) il confine con l’Afghanistan è ancora aperto. Solo la provincia di Sindh sta affrontando seriamente la questione del coronavirus: non appena è stato registrato il primo caso, l’intera provincia è stata bloccata e si stanno già predisponendo spazi per i pazienti negli ospedali e nei grandi centri espositivi.

La maggioranza delle persone che vivono in Pakistan sono persone povere e alla fine pagheranno un alto prezzo nel malaugurato caso in cui il virus cominciasse a diffondersi rapidamente come nei paesi dove si è già sviluppato: essendo un paese con più di 233 milioni di abitanti, il numero di morti potrebbe perfino superare quelli dell’Italia e dell’Iran. Per contrastare efficacemente il COVID-19 dovrebbe esserci un blocco totale dell’intero paese, non solo di alcune città.

Wajahat Abbas Kazmi
©2020 Il Grande Colibrì
immagini: Hameeda Noor per Il Grande Colibrì

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