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Negli ultimi mesi J.K. Rowling è stata pesantemente criticata per aver promosso una retorica contro le persone trans, che se la prende in particolare con le donne trans. La scrittrice ha agito in linea con le cosiddette femministe radicali trans-escludenti (TERF), le quali promuovono una visione del femminismo che nega attivamente i diritti delle persone transgender. Nel suo ultimo romanzo, Rowling ha persino inserito un serial killer che si veste con abiti femminili, utilizzando un luogo comune profondamente tossico tipico degli scritti transmisogini in cui si immagina che le donne trans siano uomini “travestiti” con intenzioni nefaste.

Un tempo nota come l’autrice della popolare saga di Harry Potter, che raffigurava ideali di unità e uguaglianza contro un cattivo totalitario ed eugenista, J.K. Rowling è ora diventata una decisa attivista della letteratura anti-trans. Ma Rowling non è sola: fa parte di un vasto movimento anti-trans, che si è manifestato con forza anche nella politica statunitense. Dai sadici tentativi di limitare l’accesso all’assistenza sanitaria delle persone trans al divieto per loro di entrare nell’esercito, l’amministrazione Trump ha sostenuto le politiche anti-trans con un impegno ossessivo.

In quanto storico del primo millennio e mezzo del cristianesimo, vorrei alzare il sipario sulla storia trascurata delle vite transgender (come quelle di sant’Ilarione e dell’imperatore Eliogabalo) e di come sono state raccontate, dimostrando come queste figure siano state elogiate in tutto il primo millennio. Vorrei farvi conoscere queste storie per fornire un canone letterario più approfondito a chi ora cerca altre storie più antiche per comprendere il proprio posto nel mondo come persona trans o di genere non conforme.

Santa Perpetua

Varie biografie di santi, scritte tra il V e il IX secolo nel mondo mediterraneo di lingua greca, descrivono in dettaglio le vite di santi assegnati femmine alla nascita e che, per una serie di motivi diversi, scelsero di vivere la propria vita adulta come uomini nei monasteri. La popolarità di queste storie nel Mediterraneo cristiano è assolutamente evidente: queste biografie sono state tradotte in copto, siriaco, etiope, armeno, arabo, latino e in altre lingue europee.

Ad esempio, la notte prima della sua esecuzione, Perpetua, martire cristiana dell’inizio del III secolo, fece un sogno sulla sua morte imminente in cui guardava il proprio corpo nudo ed esclamava: “Non avevo più i miei vestiti e improvvisamente ero un uomo“. Allo stesso modo, nel “Vangelo di Tommaso” (inizio del II secolo), Gesù rimprovera Simon Pietro per aver suggerito che Maria Maddalena non fosse degna della loro compagnia e afferma che “la farò maschio” e che ogni donna che “si farà maschio entrerà nel regno dei cieli“.

Come hanno notato molti studiosi, questa è stata una potente metafora per i primi cristiani. Per molto tempo si è detto che questa immagine sia nata da un modello di pensiero misogino secondo cui il femminile, quando si parla di ascesa spirituale, migliorava assumendo le qualità del maschile.

santa perpetua

Santa Perpetua in un mosaico della Scala dei Santi nella basilica di Montserrat (Spagna)

Santi transgender

Tuttavia, alcune prove poco studiate parlano di una storia diversa, da cui emergono racconti dettagliati di vite di santi che, assegnati femmine alla nascita, hanno vissuto come uomini. Queste storie di uomini trans utilizzano in modo eloquente la scienza medica del loro tempo per descrivere attentamente come i loro corpi si sono mascolinizzati nel corso degli anni, dando ai lettori una rappresentazione visiva del loro genere attraverso una descrizione del loro corpo. È giusto considerare queste figure meritano come uomini, senza ridurli a metafore per la devozione femminile nei primi secoli della religione cristiana.

Secoli dopo le parole del “Vangelo di Tommaso” e Perpetua, santi come Ilarione, Marino, Smaragdo e Atanasio (solo per citarne qualcuno) hanno avuto un ruolo centrale nelle raccolte agiografiche, nelle icone e nei codici miniati. Ma le loro biografie raccontano una storia molto diversa da quella della prima martire cristiana che si era vista come un maschio in un sogno.

Sant’Ilarione

Negli ultimi passaggi della vita di Ilarione, dopo tante prove e tribolazioni, il sant’uomo riceve la visita della sorella che non vedeva da molto tempo, dopo nove anni di isolamento. Con parole sorprendentemente toccanti, il testo descrive in dettaglio l’incontro della ragazza con la persona che un tempo conosceva come propria sorella. Descrivendo Ilarione con pronomi femminili e alternando i suoi nomi di entrambi i generi, l’autore scrive:

Dopo nove anni, videro che la ragazza era senza barba e la chiamarono ‘Ilarione l’eunuco’ poiché c’erano molti di loro [eunuchi; ndr] che indossavano l’abito. Anche i suoi seni non erano come quelli di tutte le donne. Soprattutto le pratiche ascetiche l’avevano rimpicciolita e anche il suo ciclo mestruale si era interrotto a causa della privazione […] La beata Ilaria, quando vide la sua sorella laica, la riconobbe; ma la sorella laica non riconobbe propria sorella, il monaco. Come avrebbe potuto riconoscerla dal momento che la sua carne era appassita a causa della mortificazione ed era cambiata la bellezza del suo corpo, come il suo aspetto, non essendo altro che pelle e ossa? Oltre a tutto questo, era vestita da uomo“. [nota 1]

sant ilarione di gaza

“La tentazione di Sant’Ilarione” di Dominique Papety (1843 circa)

Corpi trasformati

La storia di Ilarione non è unica, né è unico il linguaggio con cui è descritta. Ogni autore magari fa scelte differenti nell’uso dei pronomi e dei nomi con cui indica il protagonista e nell’attribuzione del genere, ma tutti descrivono la vita di un santo che, assegnato femmina alla nascita, ha vissuto da uomo. In molti di questi testi, ricorrono alcuni temi: i loro seni erano appassiti, le mestruazioni erano cessate e la loro pelle era diventata ruvida, screpolata e scura, tanto che a volte era descritta come nera, “come un etiope“. Con queste parole gli autori utilizzavano caratteristiche spesso associate agli uomini, come la pelle scura e screpolata, per dimostrare la trasformazione spirituale e fisica del corpo e dello spirito dei monaci.

Nonostante il fatto che nella tarda antichità fossero numerosi i divieti fatti alle donne di vestirsi come uomini (per esempio le leggi ecclesiastiche stabilite dal sinodo di Gangra del 345, il concilio in Trullo del 692 o anche Deuteronomio 22,5), questi santi erano venerati con rispetto, dimostrando che perfino le proibizioni contenute nelle leggi e nel Vecchio Testamento non impedivano che ci fosse spazio per celebrare il loro culto e per lodarli.

Anche le forti trasformazioni del corpo non possono essere ignorate, poiché queste storie hanno cercato in modo eloquente di descrivere come le caratteristiche sessuali secondarie dei santi fossero cambiate nel corso della loro vita, descrivendo (come riportato sopra) l’avvizzimento dei seni, la cessazione delle mestruazioni e l’inscuramento della pelle.

Chirurgia e genere

Al di là della metafora, questi testi riecheggiano le descrizioni che troviamo nei testi medici per descrivere le cosiddette caratteristiche maschili di alcune donne. Il manuale di medicina del VI secolo del medico Aezio di Amida descrive un certo tipo di “donne virili” con caratteristiche maschili, tra cui una voce profonda, un corpo villoso e una “carnagione scura“. Queste donne, afferma ancora Aezio, avevano raramente le mestruazioni. Molte delle caratteristiche che ritroviamo nei racconti su questi monaci descrivono i loro corpi maschili secondo le conoscenze mediche dell’epoca e con le parole allora impiegate per descrivere la mascolinizzazione di un corpo assegnato femmina alla nascita.

Queste guide mediche colpiscono per la loro descrizione precoce di procedure mediche finalizzate ad affermare il genere di una persona. Il medico del VII secolo Paolo di Egina giustifica l’operazione chirurgica per gli uomini con ginecomastia (ingrossamento delle mammelle), “poiché questa [condizione; ndr] porta la vergogna sconveniente dell’effeminatezza“. E prescrive un intervento chirurgico anche per le donne con una clitoride eccessivamente grossa perché “porta a un sentimento di vergogna“.

Anche se queste procedure sono destinate a persone che definiremmo uomini e donne cisgender, il linguaggio usato da questi autori è esplicitamente mirato ad affermare il genere della persona. Parlando di questa sensazione di “vergogna”, l’autore medievale sembra quasi registrare una diagnosi di una qualche forma di dismorfofobia di genere sofferta dai suoi pazienti.

chirurgia medievale dentista miniatura

Estrazione di un dente in una miniatura dell'”Omne Bonum” di James le Palmer (1360-1375)

Eliogabalo, l’imperatrice

Curiosamente, gli storici dell’epoca erano particolarmente affascinati da un dettaglio della vita dell’imperatore romano del II secolo Eliogabalo, che lo storico Cassio Dione dice che si identificava come donna e che voleva essere chiamata imperatrice e moglie. In resoconti sensazionalistici sul genere e sulle inclinazioni sessuali di Eliogabalo, gli storici hanno ripetutamente raccontato che costui “chiese ai medici di creare la vagina di una donna nel suo corpo per mezzo di un’incisione“. Ecco una delle prime richieste di intervento chirurgico di riassegnazione del sesso nel mondo occidentale.

Mentre la storia di Eliogabalo è certamente unica nella sua chiarezza, i manuali chirurgici e medici discussi rendono evidente che gli autori paleocristiani e medievali si avvicinavano alle questioni di genere con una grande quantità di sfumature e complessità, interpretandole nei contesti della scienza medica, della letteratura e della teologia.

Ora più che mai, abbiamo bisogno di letterature a sostegno delle persone trans che promuovano la ricca e complessa storia della varianza di genere nel nostro mondo. Non solo guardando agli autori moderni, ma osservando in profondità nel nostro passato antico e medievale per pensare al ruolo che le figure trans hanno avuto nella storia.

Roland Betancourt per Advocate
docente di storia dell’arte alla University of California, Irvine
autore di “Byzantine Intersectionality” (Princeton University Press 2020)
traduzione di Pier Cesare Notaro
©2021 Advocate – Il Grande Colibrì
immagini: elaborazione da Armin Rimoldi (CC0) / pubblico dominio

[nota 1] Tratto da “La vita di Ilarione”, agiografia copta anonima raccolta in “Three Coptic Legends” di James Drescher (Imprimerie de l’Institut Francais d’Archeologie Orientale, 1947).

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